sabato 30 settembre 2023

Il denaro dei fumatori: dove vanno a finire i soldi risparmiati smettendo di fumare?

È ben noto che il tabagismo comporta, nel lungo periodo, costi economici molto elevati sia per i fumatori sia per le loro famiglie. Paradossalmente, i dati statistici mostrano un'incidenza maggiore di fumatori proprio nelle fasce sociali con redditi più bassi, nonostante queste siano quelle più esposte a ristrettezze economiche. Secondo recenti studi, le persone a basso reddito presentano un rischio triplicato di fumare rispetto a coloro con un reddito elevato; inoltre, nonostante il loro desiderio di smettere, hanno minori probabilità di riuscire nel loro intento rispetto alle persone con un reddito più alto. (1). 
Le elevate tasse sui prodotti del tabacco rischiano di avere un impatto sproporzionato sui fumatori con basso reddito, che si trovano costretti a destinare tra il 10% e il 30% del budget familiare per acquistare sigarette e prodotti correlati. Ciò si traduce in una privazione indotta dal fumo o nella mancanza di beni di prima necessità a causa delle spese per il tabacco (1). Di conseguenza, l'inquietudine derivante dall'insicurezza finanziaria e dalla privazione può indurre a fumare come meccanismo di coping. In effetti, il fumo di sigaretta può dare un momentaneo sollievo percepito come gratificante dai fumatori, ma tale beneficio dura solo per brevi istanti. Peraltro, va anche considerato che le ingannevoli strategie di marketing del tabacco sostengono il discontrollo del fumatore mettendo in commercio qualcosa di piccolo, alla portata di tutti, con una vita breve e che dà un piacere altrettanto breve. La sigaretta è il prodotto che maggiormente risponde a queste caratteristiche, un esempio perfetto di gratificazione istantanea. Che poi la sigaretta sia responsabile dell’aggravamento della condizione socio-economica nel medio-lungo periodo è un aspetto che viene scarsamente percepito dal fumatore il cui discontrollo lo porta a concentrarsi sulle sensazioni di piacere immediate che derivano dal fumo di sigaretta, piuttosto che prendere in considerazione le conseguenze a medio e lungo termine sulla propria salute e situazione finanziaria. La dipendenza nicotina rende, infatti, prioritaria la necessità di alleviare lo stress o l'ansia, rispetto ai problemi di salute e alle implicazioni finanziarie che potranno manifestarsi nel corso del tempo.
La tendenza dei fumatori a focalizzarsi sui benefici immediati del fumo può portarli a sottovalutare i vantaggi a lungo termine derivanti dallo smettere di fumare, come le opportunità di risparmio e investimento e i relativi benefici socio-economici.
Come si può spiegare questo comportamento?
Il sistema di gratificazione umano attuale è ancora sintonizzato sugli obiettivi delle società più primitive, in cui la ricerca di cibo e riparo era prioritaria e la gratificazione istantanea rappresentava un vantaggio adattivo. Oggi però, in un contesto di relativa abbondanza, il circuito della gratificazione viene stimolato in maniera incontrollata da input non più legati alla sopravvivenza, ma da cibo spazzatura, fumo, alcol, uso eccessivo di social network, per cui emerge che ciò che una volta rappresentava un vantaggio funzionale, oggi rappresenta una criticità intrinseca del nostro sistema di gratificazione che dunque alimenta comportamenti disfunzionali.

Per le ragioni sopra menzionate, è fondamentale imparare a sviluppare strategie che premiino le gratificazioni derivanti da esperienze durature, come affetti, crescita personale e benessere fisico, in altre parole, da attività che richiedono un certo impegno.
Smettendo di fumare, non si diventa improvvisamente virtuosi, ma spesso si mantiene una certa tendenza ad spendere soldi in modo non pianificato, facendo sì che le somme risparmiate si "confondano" con le altre spese nel bilancio e non si notino appieno. Con il tempo, però, si acquisisce un maggiore controllo che porta a una minore impulsività negli acquisti, spesso responsabili di microindebitamenti. In sostanza, si inizia gradualmente a gestire in modo più oculato il proprio denaro.
Quando i pazienti smettono di fumare e dopo qualche tempo tornano al Centro Antifumo (magari per avviare altri fumatori al percorso di cessazione), se si comunica loro la cifra non spesa in fumo, rimangono meravigliati dell'ammontare di questo risparmio!
Però poi lamentano che in realtà quella cifra non se la ritrovano in tasca, quindi viene da chiedersi dove vanno a finire i soldi che prima portavano al tabaccaio.
Dunque se questi soldi non se li ritrova in tasca né chi ha smesso di fumare, né tanto meno il tabaccaio, facciamo chiarezza sul destino dei soldi non andati in fumo!
In base ai riscontri dei fumatori che si sono rivolti al Centro Antifumo Quit di Aversa, si è rilevato che specie nei primi mesi dopo lo stop, parte della cifra risparmiata viene spesa per gratificarsi con piccoli acquisti per sopperire alla mancanza di nicotina (abbigliamento, accessori). Questo comportamento è, peraltro, sempre raccomandato e rientra proprio tra i consigli suggeriti dal Centro Antifumo, che fra l’altro promuove stili di vita più sani, sollecitando i propri pazienti a prendersi cura maggiormente della propria salute. Cosicché i risparmi appaiono smorzati da voci di spesa finalmente viste come prioritarie (visite mediche, esami di laboratorio, screening, etc.) per la maggiore consapevolezza dei danni potenziali o reali del fumo di tabacco. Peraltro, a rendere invisibili i risparmi spesso ci pensano l’aumento del costo della vita, spese impreviste, difficoltà finanziarie sopraggiunte che possono erodere il denaro risparmiato con tanto impegno.
Comunque, nelle fasi di remissione del fumo di tabacco (cioè dopo 3-6 mesi di astensione completa), inizia a maturare una sorta di cambiamento di prospettiva per abbracciare scelte più lungimiranti che inducono a migliorare la condizione socio-economica.
Cosicché sulla base delle risposte ad un sondaggio effettuato  Centro Antifumo di Aversa sulla popolazione dei fumatori in fase di remissione, si riportano in ordine decrescente le destinazioni d'uso dei soldi non spesi in prodotti da fumo:
-redistribuito ai figli o ad altri componenti del nucleo familiare
-risparmiare denaro nel lungo termine e investire nelle proprie aspirazioni e obiettivi futuri (creazione di un piano di risparmio, acquistare un’auto, di una seconda casa)
-riduzione di forme di indebitamento,
-attività ricreative (viaggi, ristoranti, svaghi, spa, hobby)
-investimenti in attività più sane (alimentazione corretta seguendo i consigli di nutrizionista, dieta sotto controllo di un dietologo, attività fisica, massaggi, trattamenti estetici, corsi di formazione ad es. imparare una lingua straniera)
-sostenere cause benefiche (ricerca sul cancro, organizzazioni no profit, etc.).

Quanto sono importanti gli aspetti economici della cessazione?
Affrontare il problema delle difficoltà finanziarie o del benessere economico limitato può essere particolarmente utile soprattutto nei fumatori appartenenti a fasce di popolazione a basso reddito.
Le difficoltà finanziarie, la precarietà lavorativa e il disagio economico generano nei fumatori elevati livelli di stress e frustrazione, tanto che recenti studi propongono integrare interventi di coaching finanziario nei percorsi di cessazione per i fumatori a basso reddito (1). 
Per misurare il proprio stress/benessere finanziario cliccare su compila, per la lettura del risultato cliccare su visualizza (o ricaricare la pagina web).
In particolare, per punteggi intorno a 4 sulla scala del "Distress/Benessere Finanziario", è possibile che i fumatori traggano beneficio da un percorso di cessazione tabagica integrato con un intervento di coaching finanziario, al fine di ottenere risultati più efficaci sia nel breve che nel lungo termine.


1. Erin S Rogers, Marc I Rosen, Brian Elbel, Binhuan Wang, Kelly Kyanko, Elizabeth Vargas, Christina N Wysota, Scott E Sherman: Integrating Financial Coaching and Referrals into a Smoking Cessation Program for Low-income Smokers: a Randomized Waitlist Control Trial. J Gen Intern Med. 2022 Sep;37(12):2973-2981.
Lauro Guglielmo
(medico)