lunedì 13 dicembre 2021

Sigarette: una storia di separazione difficile


Siamo ormai in molti a sapere che il fumo fa male, che è la seconda causa di morte per cancro. È scritto ovunque, dalle riviste scientifiche alla bocca di ognuno, fin nelle nostre mani quando apriamo il pacchetto di sigarette e ne sfiliamo una dopo l’altra. La problematica relativa al fumo svela inevitabilmente storie di vita e il senso che il soggetto ha dato all’uso della sigaretta. Ma è corretto utilizzare il termine “smettere di fumare”? 
Vi racconto la mia esperienza personale. 
Sono una psicoterapeuta che lavora nel magnifico mondo delle dipendenze (eh lo so, è paradossale, ma non raro!).
Ho fumato per ben 23 anni. 23 anni. La durata di un matrimonio, almeno come lo intendevano i nostri genitori!
Scelgo il termine matrimonio perché per me così è stato. Un sodalizio, un legame che credevo inscindibile. Insomma mi ha accompagnato per la maggior parte degli anni che ho vissuto, avendo iniziato nei primi anni dell’adolescenza. Mi ha fatto fare la figa nei locali, durante le bevute tra amici in discoteca, nei momenti di tensione all’università, una compagna fedele e silenziosa in macchina nei viaggi lunghi, la coinquilina di tante sere in solitudine quando abitavo da sola, il pungiball della mia rabbia. Tra meno di un mese il ricordo della mia ultima sigaretta compirà un anno. 365 giorni senza guardare negli occhi un tabaccaio e chiedere la mia dose giornaliera, senza imprecare perché per l’ennesima volta ho dimenticato l’accendino chissà dove, senza rovistare nella borsa compulsivamente mentre guido per sentire al tatto il pacchetto di sigarette e finalmente incanalare tutta l’ansia, l’adrenalina o l’insoddisfazione in quella boccata di aria…tossica!
A 37 anni e un giorno ho deciso di separarmi. Per sempre. Una morte improvvisa. Un lutto. Eppure oggi so che, inconsapevolmente, il processo di separazione è cominciato molto prima. Pian piano mi sono ritrovata a frequentare sempre più persone repulsive al tabacco. Quella repulsione che avevo sempre sentito anch’io! Che orrore puzzare! Perché, sempre in virtù dell’onestà, diciamocelo, il fumatore puzza! Puzza nei vestiti, nelle mani, si impregna di fetore giallo dentro e fuori, perfino negli occhi. Avete mai scalato Corno Grande, la cima più alta del Gran Sasso? A 3000 metri l’aria inizia già ad essere più rarefatta, e se ti fai di 20 sigarette al giorno respiri con rantoli, proprio come una triste e pietosa vecchina di 90 anni! Che rabbia, che pena per me stessa! Vincere l’avviso pubblico per un lavoro di collaborazione presso il Servizio Dipendenze (SerD) di Capua è stata un’altra spinta importante. Non ero più la ragazzetta al tirocinio. Mi sono sentita più responsabile, per me stessa e per i ragazzi che in un modo o nell’altro ci provano a smettere. Come potevo entrare nella relazione terapeutica che cura solo se c’è autenticità, se tra un colloquio ed un altro uscivo, mi nascondevo e mi riempivo di nicotina? Poi la perdita di un mio caro zio, uomo brillante. Si è consumato tra le mie braccia in nemmeno 6 mesi di sofferenza atroce per un cancro alla pleura. Infine, la pandemia da Covid-19, che, guarda caso, colpisce principalmente i polmoni! Come sarà morire senza aria? Me lo sono sempre chiesta. 
Bingo! Il cerchio si chiude! Game over!
Tuttavia ho continuato a fumare ancora per mesi, ancora di più.
E allora cosa? Che cosa mi ha portato a smettere? Niente. Assolutamente niente. Non è smettere la parola giusta. La parola giusta per il cambiamento è iniziare. Smettere è un addio. E gli addii non piacciono a nessuno, nemmeno alla persona più autonoma e indipendente. Il cervello non è mai disposto a sentire sofferenza, la parola smettere ci boicotta, ci rende perdenti in partenza. La persona non vuole perdere il ricordo del piacere che ha creato, purtroppo, un legame emozionale. Io non ho smesso. Io ho iniziato. Ho iniziato ad accettare il mio vuoto, la mia tendenza alla tossicità. Uno dei miei primi maestri di vita e di psicologia, ricordo, prima ancora del nome, mi chiese di cosa mi facevo. Perché ...dài, tutti si fanno di qualcosa! Perché è esattamente come cantano gli 883 (chi era adolescente durante i magici anni 90 come me, già sa!) 
“Cumuli di roba e di spade
Non ti riempiono quel vuoto lo sai
Tanto quello non si riempie mai
Perché forse fa un po' parte di noi”.
Ciò che viene da fuori aiuta solo se nel tuo interno la fame di carezze la riempi con un oggetto-altro diverso dalla nicotina. Certo, il sostegno dell’ambiente esterno è fondamentale. Nel mio caso lo yoga mi ha aiutato molto. Molte persone hanno creduto in me, il mio compagno, i miei amici, le mie colleghe, il mio amico-medico Guglielmo Lauro, responsabile del Centro Antifumo di Aversa, il mio lavoro, i miei ragazzi in cura. I primi giorni sono terribili. Ti senti a disagio, agitata, non sai cosa sta accadendo, lo stomaco è come se stesse sulle montagne russe, il cervello è rallentato, ogni 40 minuti attacchi sempre con lo stesso disco, ripetutamente, come una ossessione: “Ora mi fumo una bella sigaretta”. Poi ti ricordi che hai “S-M-E-S-S-O”, che non le tieni in casa, che quella sensazione di alleggerimento alla prima boccata di fumo non ci sarà più. Mai più. E contatti la rabbia, un calore, un fuoco che sale dai piedi. Sei irritata ed irritante. Sale un magone alla gola, la bocca recrimina il veleno, perfino in questo momento mentre scrivo queste cose ancora le provo, forse le proverò per sempre. L’esperienza della sigaretta è così potente che la memoria del piacere rimane anche quando finisce l’esperienza stessa. Le lacrime vengono agli occhi, la tristezza ti assale, il vuoto è forte, il cuore batte più forte. Poi finalmente avviene lo scarico emotivo e fisico. Rilassamento, respiro più regolare, un pianto fluido che libera la mente dal macigno del craving, della cosiddetta ‘rota’, la gioia per aver superato anche quel momento difficile. La bilancia motivazionale si ispessisce, il peso della consapevolezza aumenta (anche la bilancia pesa-persona registra un piccolo aumento, in verità!), l’auto-efficacia aumenta ad ogni respiro a pieni polmoni, la fierezza invade. Il sonno peggiora, c’è da dirlo!
Mi chiedo, adesso, qui ora, in questo vortice di emozioni che attraverso: -È questo che le persone con dipendenza sentono? È questa la loro esistenza dove il nulla è l’unica possibilità di esserci? È questa la deriva di cui mi parlano da anni? Dov’è il senso? Dov’è la possibilità di riuscita? Dove è il mondo? Quale mondo cercano? Di quale mondo hanno bisogno di nutrirsi? Chi sono io?
Il fumo non è un vizio. Un vizio è una cattiva abitudine. Fumare è una vera e propria dipendenza, fisica e psicologica. Dunque, una malattia. Inutile sminuire o raccontarsi balle. Usiamo le parole giuste. La dipendenza da nicotina è una malattia. L’uso delle parole è importante, soprattutto nell’ambito delle dipendenze. Portano a consapevolezza; un nuovo linguaggio creativo stimola plasticità, nuove tracce, cambiamento. La nicotina è una sostanza psicoattiva che induce un’assuefazione pari a quella di eroina, cocaina e altri oppiacei, cioè dipendenza fisica. La nicotina raggiunge rapidamente il cervello, stimolando i recettori presenti sulla superficie delle cellule nervose e induce la liberazione di dopamina e adrenalina, neurotrasmettitori associati a sensazioni di piacere, euforia e benessere. La dipendenza psicologica si instaura successivamente alla dipendenza fisica: il fumatore trova nella sigaretta un valido aiuto per affrontare situazioni di stress e momenti difficili. Provare a smettere di fumare determina l’insorgere di sintomi di astinenza, quali insonnia, irritabilità, ansia, cefalea, rischio di ricadute. 
Questo è! Il resto, ciò che ci raccontiamo, restano illusioni, difese, negazioni, razionalizzazioni, resistenze, evitamenti; bugie che diciamo a noi stessi perché non ci amiamo. Sicuramente molte fumatrici e fumatori possono ritrovarsi in questa storia; per cui la condivido con la speranza che possa essere di aiuto a chi sta compiendo i primi passi nel difficile percorso di cessazione. 
(psicoterapeuta)
vedi anche: 


martedì 16 novembre 2021

16.11.2021 Strategie terapeutiche di approccio al fumatore "difficile", esperienze presso il Centro Antifumo Quit ASL Caserta

Nella relazione presentata al webinar Federserd (Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze) del 16.11.2021 viene affrontato il problema del fumatore "difficile", una tipologia di fumatore spesso caratterizzato da livelli elevati di dipendenza dalla nicotina (punteggio >7 al test di Fagerstrom), iniziazione precoce e maggiori probabilità di avere una comorbilità psichiatrica.

In questi casi, il percorso di cessazione richiede maggiore impegno sia da parte degli operatori sanitari, sia da parte del paziente. 

I trattamenti che generalmente iniziano con farmaci in monoterapia richiedono frequenti aggiustamenti e combinazioni di più farmaci, nonché strategie di intervento al fine di potenziare l'efficacia dei trattamenti antitabacco. In effetti è quello che viene definito "Modello Multimodale Integrato in ambito tabaccologico"; esso prevede l'applicazione contemporanea e/o sequenziale di diverse metodologie terapeutiche (farmaci, sostegno comportamentale, gruppi di terapia, etc.) e diversi strumenti (diario giornaliero del fumatore, apparecchio per la misurazione del CO, MAC-T, indicatori di percorso, etc.) o tecniche (tecniche di coping, agopuntura, etc.).

In particolare, nel webinar viene portata l'attenzione sulle categorie di fumatori in trattamento con farmaci oppioidi (per disturbo da uso di sostanze stupefacenti o per dolore cronico).

I tossicodipendenti rappresentano la popolazione in cui la prevalenza di fumatori è tra le più alte descritte in letteratura scientifica perché il fumo di tabacco spesso agisce come potenziatore dell'effetto delle sostanze stupefacenti. Tuttavia, si sottolinea che ancora oggi l'uso di tabacco passa spesso in secondo piano rispetto alle altre dipendenze che vengono trattate nei SerD; invece la dipendenza tabagica non andrebbe sottovalutata soprattutto in considerazione del ruolo centrale che la nicotina gioca nel condurre i cambiamenti neuroplastici che portano alla dipendenza, nonché del ruolo potenziante della nicotina sulle altre dipendenze (Kandel and Kandel, 2014). 

Prevedere percorsi antifumo dovrebbe rappresentare un indicatore di qualità delle cure nei SerD, soprattutto per il ruolo del fumo come cancello d'entrata per tutte le dipendenze patologiche. A tale proposito, nel biennio 2017/2018, il Centro Antifumo Quit con il sostegno del Dipartimento Dipendenze dell'ASL Caserta ha avviato dei progetti di prevenzione tabagismo con attività che oltre a sensibilizzare gli operatori sul tema del fumo di tabacco erano orientate a indirizzare i pazienti SerD in remissione al Centro Antifumo attraverso la compilazione online di una scheda motivazionale antitabacco: una sorta di intervento clinico minimo. Questo intervento monitorato per un paio d'anni è stato il trampolino di lancio per rendere tale modalità una prassi consolidata in tutti i Servizi afferenti al Dipartimento Dipendenze, proponendo la cessazione del fumo come fattore di protezione nei confronti della ricaduta.

Certamente si può fare di più e le modalità di approccio adottate dal Dipartimento Dipendenze dell’ASL Caserta andrebbero estese anche ai vari Centri di Recupero dove dovrebbero essere ripensati gli step e le modalità di disintossicazione, evitando di concedere sigarette secondo un obsoleto e purtroppo consolidato approccio consolatorio/compassionevole e dove il consumo di tabacco viene considerato ancora con eccessiva indulgenza o addirittura come una sorta di premio.

Guglielmo Lauro
(medico)


venerdì 1 ottobre 2021

01.10.2021 Stoptober un mese senza tabacco


Questo mese si invitano i fumatori a fare propri i principi ispiratori del programma britannico di cessazione collettiva denominato Stoptober. 
Stoptober si basa su una nota ricerca secondo cui se un fumatore riesce a raggiungere 28 giorni di astensione completa dal fumo, ha una probabilità di smettere definitivamente aumentata di 5 volte. Quindi ci possiamo provare da soli. Non importa da quanto tempo fumiamo, non è mai troppo tardi per smettere, e se abbiamo già una malattia polmonare, smettere è una delle cose migliori che possiamo fare per aiutarci. Uno studio ha messo in evidenza come i propositi di cessazione nel mese di ottobre appaiono maggiormente coronati da successo specie se fatti con l’idea di partecipare ad un insieme di persone guidate dalla motivazione comune di smettere di fumare (1). Peraltro, secondo l’analisi statistica dei dati relativi ai pazienti afferenti al Centro Antifumo Quit di Aversa, il mese in cui si riesce maggiormente a smettere coincide proprio con il mese di ottobre.

In effetti, ottobre rappresenta il mese centrale della stagione meteorologica dell’autunno, che tradizionalmente coincide con il tempo della raccolta di ciò che si è seminato. Ragionando per analogia, possiamo considerare che la maggior parte dei fumatori semina nel proprio cervello l’idea di smettere, idea che viene coltivata fino a raggiungere l’immagine di frutto maturo da raccogliere e la stagione naturalmente associata alla raccolta è l’autunno. A sua volta l’autunno da un punto di vista meteorologico si manifesta pienamente nel mese di ottobre che in natura rappresenta tipicamente il mese del raccolto. A parte questa considerazione che rimanda all’antica cultura della Medicina Tradizionale Cinese, non vi è un ancora una chiara spiegazione scientificamente valida sui motivi che sono alla base di una verosimile maggiore probabilità di riuscire a smettere nel mese di ottobre.
Quindi vale la pena sfruttare questa particolare propensione alla cessazione che si osserva nel mese di ottobre che, seppure in maniera inspiegabile, rappresenta in qualche modo il mese della cessazione.
Dunque, come dice lo slogan di Stoptober: “Inizia a risparmiare! Inizia a muoverti! Inizia a respirare!”

1. Mirte A G Kuipers, Robert West, Emma V Beard, Jamie Brown: Impact of the "Stoptober" Smoking Cessation Campaign in England From 2012 to 2017: A Quasiexperimental Repeat Cross-Sectional Study. Nicotine Tob Res. 2020 Aug 24;22(9):1453-1459. 
Guglielmo Lauro
(medico)

domenica 5 settembre 2021

05.09.2021 "smettere di fumare" ...chi cerca e chi non cerca!



Oramai tutti cercano su internet le risposte alle proprie domande. Sono milioni i fumatori che cercano online un aiuto per smettere di fumare e che chiedono come e dove smettere (1). Così tra una sigaretta e l’altra, su una tastiera non di rado sporca di cenere, digitano il loro intento di “smettere di fumare”, sperando di trovare una soluzione, l'uovo di Colombo e magari una magia.
Bisogna premettere che la ricerca di informazioni per smettere di fumare su Internet non è sinonimo di impegnarsi in un programma di trattamento per la cessazione; tuttavia i fumatori spesso inconsciamente cercano su internet motivazioni per smettere di fumare e, anche se già le conoscono, lo fanno perché magari leggendole possa scattare quella spinta ulteriore per passare all’azione e buttare la sigaretta per sempre. L’obiettivo della presenza online dei Centri Antifumo è soprattutto di fornire livelli più elevati di consapevolezza fornendo poi tutte le informazioni per ricevere assistenza nel percorso di cessazione tabagica.
Attraverso lo strumento del colosso di Mountain View, Google Trends, è possibile valutare l'interesse degli utenti nei vari settori e scoprire cosa ricercano. Ebbene, osservando quante volte viene ricercato su Google lo "smettere di fumare", in Italia si osserva una distribuzione che vede la Campania all'ultimo posto. 
Insomma la Campania, la regione con la maggiore produzione di tabacco in Italia, sembra che sia la meno interessata a cercare su internet come “smettere di fumare”.
Pur essendovi la disponibilità di diversi Centri Antifumo in Campania la partecipazione della popolazione locale sul tema della cessazione del fumo è abbastanza limitata o non sembra rientrare fra le sue priorità almeno per quanto riguarda le ricerche su Internet.
In Campania le ricerche online sono orientate maggiormente al calcio con un interesse preminente sulla parola "fantacalcio", e tale parola ha una percentuale di ricerca di gran lunga superiore rispetto a tutte le altre regioni italiane.

 

Dunque, una delle più potenti armi di distruzione di massa, il fumo, ha come rovescio della medaglia una delle più potenti armi di distrazione di massa, il fantacalcio!


1. Amanda L Graham, Michael S Amato: Twelve Million Smokers Look Online for Smoking Cessation Help Annually: Health Information National Trends Survey Data, 2005-2017. Nicotine Tob Res. 2019 Jan 4;21(2):249-252.
Guglielmo Lauro
(medico)

lunedì 16 agosto 2021

14.08.2021 La prima causa evitabile di emissioni di CO2: l'industria del tabacco!

Sebbene la prevalenza del fumo sia mediamente diminuita nei Paesi ad alto reddito, il consumo globale di sigarette continua ad aumentare, in gran parte a causa della crescente diffusione del fumo da parte dei giovani nei Paesi in via di sviluppo (1).

Gli effetti del fumo sulla salute sono ormai ben conosciuti, tuttavia gli impatti del tabacco sull'ambiente sono meno divulgati.
I processi di coltivazione, stagionatura, lavorazione, produzione e distribuzione del tabacco rappresentano una catena produttiva il cui impatto sull'ambiente è molto gravoso a partire dall'impoverimento del suolo. Infatti, le piante di tabacco assimilando quantità molto elevate di sostanze nutritive, impoveriscono notevolmente i terreni di coltivazione tanto che nei due anni successivi essi non possono essere riutilizzati, né per il tabacco che sarebbe di pessima qualità, né per grano o cereali. Quindi, per ottenere facilmente grandi e sistematiche coltivazioni di tabacco di qualità, si impiegano terreni preferibilmente vergini. 
Peraltro, confrontando l'impatto del tabacco rispetto ad altre colture è stato stimato che la produzione di una tonnellata di tabacco verde necessita di quasi 1300 mq di terreno agricolo, area che potrebbe consentire la produzione di circa 6 tonnellate di pomodori o quasi mezza tonnellata di grano in regioni adatte alla loro coltivazione. Discorso analogo vale per l'impatto idrico delle coltivazioni di tabacco: una tonnellata di tabacco necessita di circa 670 mc di acqua che è paragonabile a quella necessaria per ottenere una tonnellata di riso ed è da 5 a 8 volte maggiore di quella che occorrerebbe per una tonnellata di pomodori o di patate. Intanto, la coltivazione del tabacco si è ridotta nei Paesi ricchi ed è dislocata soprattutto in quelli più poveri, dove la fame e la sete sono spesso un problema grave. E per di più, vista la necessità di ottenere sempre nuovi terreni adatti alla coltivazione del tabacco, si calcola che ogni anno si abbattono circa 2 milioni e mezzo di ettari di foresta, cosa possibile sostanzialmente nei Paesi in via di sviluppo (Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Kyrgyzstan, Libano, Malawi e Zimbabwe) che sono sempre più sottoposti a sfruttamento. In altre parole, fumare sigarette significa letteralmente continuare a bruciare le risorse di questi Paesi e favorire lo sfruttamento del lavoro minorile (*).


Fig.: Libano del Sud (2012): madre e figli che sistemano le foglie di tabacco raccolte (infilzatura)


All'impoverimento del suolo, all'impatto idrico e alla deforestazione fa seguito l'uso di sostanze chimiche (pesticidi, fertilizzanti e antiparassitari) che vengono utilizzate in maniera massiva con pericolosi squilibri dell'ecosistema (aumento di zanzare, etc.) (**).
Come si è detto, la produzione del tabacco determina anche l'abbattimento di ettari ed ettari di foreste sia per coltivare su terreni vergini, sia per avere legna da ardere utilizzata nel processo di essiccazione delle foglie di tabacco. Detta deforestazione rappresenta un serio fattore responsabile dell'aumento di anidride carbonica (CO2) in atmosfera, essendovi da un lato la riduzione di "polmone verde" che assorbirà meno CO2, e dall'altro l'immissione in atmosfera di CO2 prodotta dalla combustione del legname nel processo di essiccazione delle foglie di tabacco (uno dei processi produttivi del tabacco meno sostenibili).
Peraltro, l'aumento di CO2 in atmosfera, a seguito delle attività antropiche, rende più spesse le foglie e le foglie ispessite dalla CO2 sequestrano meno carbonio atmosferico con conseguente compromissione della fotosintesi clorofilliana. Anche per questo motivo si riduce il rendimento del nostro "polmone verde".

Il consumo di sigarette e lo smaltimento delle stesse, anche se attraverso termovalorizzatori, comporta altra produzione di gas di serra (il cui componente principale è l'anidride carbonica). Tuttavia, se come avviene nella maggior parte dei casi, i mozziconi di sigaretta vengono dispersi nell'ambiente (a terra o nel water) si determinano gravi danni all'ecosistema principalmente a causa del materiale di cui è formato il filtro, l'acetato di cellulosa che richiede decenni per decomporsi, mentre le sostanze tossiche in esso contenute possono compromettere la capacità di crescita delle piante. Non meno importante è il problema degli incendi che spesso partono da un semplice mozzicone abbandonato e i risultati sono devastanti specie nei mesi estivi. Gli incendi, in effetti, contribuiscono alla liberazione in atmosfera di gas serra e di tante altre sostanze più o meno tossiche e cancerogene (particolato, idrocarburi complessi -compresi gli idrocarburi policiclici aromatici- e gas irritanti).
Comunque a prescindere dalla produzione di gas serra derivante da incendi causati da mozziconi di sigaretta, il rapporto dell'Imperial College di Londra presentato nel 2018 alla Conferenza sulla convenzione quadro dell'Oms per il Controllo del Tabacco (FCTC), attribuisce al settore del tabacco la responsabilità dell'emissione di oltre 80 milioni di tonnellate di CO2 equivalente all'anno, tra coltivazione, stagionatura, lavorazione e manifattura. La CO2 equivalente (CO2eq) rappresenta la misura che esprime l’impatto (in termini di riscaldamento globale) di tutti i gas serra equiparati alla CO2 secondo definite tabelle di conversione.
Dunque, se volessimo paragonare l'impatto ambientale della sigaretta in termini di emissioni di gas serra, si può affermare che fumare una sola sigaretta equivale ad emettere 14 grammi di CO2 equivalente (2). Pertanto, nell’arco di una vita intera, un fumatore che fuma 1 pacchetto di sigarette al giorno per 50 anni contribuisce ad emettere in atmosfera 5,1 tonnellate di CO2eq.
Nella seguente immagine si dà l'idea di quanto può essere ampia visivamente una tonnellata di CO2

Il patrimonio forestale va preservato con leggi rigorose perché non solo assorbe le emissioni di CO2 legate alle attività umane, ma costituisce una vera e propria riserva di carbonio, in quanto tale elemento è fissato nei tessuti vegetali (legno, foglie, etc.). 

Concretamente 1 mc di legno pesa mediamente 500 kg ed è composto per il 50% da carbonio (C) e quindi contiene 250 kg di C. Se il C viene convertito in CO2  (ossidato), da 1 kg di C derivano circa 3,67 kg di CO2. Per cui 250 kg di C generano 917 kg di CO2. In altre parole 1 mc di legno imprigiona 1 tonnellata di CO2 che verrebbe liberato in caso di combustione.

A questo punto possiamo renderci conto di quanto è importante preservare il nostro patrimonio forestale attraverso una coltivazione sostenibile, cioè rimuovendo alberi malati che imputridendo rilasciano CO2, evitando la deforestazione per far spazio a coltivazioni di tabacco, ma soprattutto contrastando gli incendi.
Il legno che viene utilizzato per materiali da costruzione deve essere immaginato come un serbatoio di CO2 che viene spostato dalla foresta nelle nostre case; per cui sarebbe auspicabile utilizzarlo il maggior tempo possibile come materiale e il più tardi possibile come fonte energetica e quindi come combustibile.
Tante solo le emissioni riducibili di CO2, poche sono quelle evitabili, prima fra tutte è quella associata al consumo di tabacco. 
Volendo ora prendere in considerazione solo i pazienti che ad oggi hanno smesso di fumare presso il Centro Antifumo Quit di Aversa (e quindi in circa 12 ann), si può dire che la loro cessazione in termini di sostenibilità ambientale corrisponderebbe al risparmio di circa 250 tonnellate di CO2eq pari ad un quantitativo di CO2eq prodotto da 166 auto a benzina in attività per un anno (con media annuale di 11400 km). Dunque, un motivo in più per smettere di fumare, una motivazione ecologica che può aiutare a contrastare il riscaldamento globale del pianeta!

1. Tobacco Control and Tobacco farming, Separating Myth from Reality. Edition: 1 Chapter: 6 Publisher: Anthem Press Editors: Wardie Leppan, Natacha Lecours, David Buckles - Sep. 2014.
2. Maria Zafeiridou, Nicholas S Hopkinson, and Nikolaos Voulvoulis: Cigarette Smoking: An Assessment of Tobacco’s Global Environmental Footprint Across Its Entire Supply Chain. Environ. Sci. Technol. 2018, 52, 15, 8087–8094.
Guglielmo Lauro
(medico)

vedi anche:

giovedì 29 luglio 2021

Personaggi famosi che ci lasciano …un "momento insegnabile"!


Il Momento Insegnabile, "Teachable Moment" (TM), è il momento di maggiore disponibilità al cambiamento dei nostri stili di vita. È un particolare momento associato ad una condizione di transizione della vita o ad un evento significativo che può motivare l'individuo ad adottare spontaneamente comportamenti volti alla riduzione di fattori di rischio. Il modello del TM parte dal presupposto comunemente accettato che alcuni eventi/stimolo (induttori dell’azione) possano incidere sulla decisione individuale di cambiare un comportamento. Ad es. subito dopo un ictus è più probabile che si ascoltino e si seguano le indicazioni dei professionisti della salute, tuttavia se passa del tempo, la recettività degli interventi che possono portare al cambiamento, si riduce drasticamente.
Quando si è sani e giovani ci si sente invulnerabili, ciò porta spesso a noncuranza e a disattendere norme basilari di prevenzione nei confronti di stili di vita scorretti. Il TM rappresenta un momento per riprogettare lo stile di vita rendendolo più salutare e evitando le condotte che ci mettono a rischio.
Applicato alla cessazione del fumo, il TM può rappresentare un potente contributo nell'attività di prevenzione (1), un intervento a basso costo e ad ampio impatto sulla popolazione; esso infatti, sfrutta delle finestre naturali in cui i soggetti sono più sensibili a riconsiderare le proprie credenze e il proprio comportamento.
Osserviamo quali sono gli eventi identificabili come TM e su cui è interessante soffermarci.
Innanzitutto consideriamo le visite cliniche. Sono sempre più spesso caratterizzate da qualche riferimento alla condizione di fumatore e alla necessità di smettere qualora non lo si abbia già fatto. D’altra parte tali consigli sono facilmente accettati e accolti nell’immediatezza di un evento patologico fumo-correlato. Tuttavia per evitare che tale TM un abbia un impatto limitato nel tempo è importante che vengano riproposti nel tempo nella giusta maniera, consigliando ad esempio programmi di screening soprattutto in virtù di un certo loro potere di promuovere una svolta salutista e sostenerla. A tale proposito, va segnalato che le attuali linee guida per i forti fumatori di età superiore ai 50 anni indicano la prescrizione di TC toracica a basso dosaggio come programma di screening; è un esame veloce (< 10 secondi), con bassa esposizione alle radiazioni (<1mSv, dose efficace simile a quella di una mammografia bilaterale) e senza mezzo di contrasto, che permette di identificare noduli polmonari di piccole dimensioni (nell'ordine dei millimetri) e intervenire con chirurgia o terapia mirata in una fase iniziale di un eventuale tumore (2).
Una diagnosi di malattia fumo-correlata come il cancro, può rappresentare un chiaro TM per smettere di fumare (3) soprattutto in relazione alla preoccupazione per l'evoluzione della malattia. Tuttavia, una storia soggettiva di cancro non sembra associata ad una fattiva intenzione di smettere definitivamente di fumare (4). Tale incoerenza è verosimilmente in relazione all'umore depresso di coloro che hanno ricevuto una diagnosi oncologica e per i quali dovrebbero essere previsti interventi intensivi di cessazione tabagica con gestione dell'umore (5).
Un’ospedalizzazione può costituire un valido TM. Un ricovero in una struttura sanitaria implica sempre una certa preoccupazione per la propria salute oltre ad esserci sempre un certo condizionamento determinato del divieto di fumo nei giorni di ricovero (6, 7). Però poi valgono le stesse considerazioni sopra menzionate sul comportamento incoerente del fumatore.
La gravidanza in una fumatrice rappresenta un periodo delicato in cui vi spesso emerge naturalmente una forte motivazione della madre a proteggere il benessere del nascituro e quindi un TM su cui grava anche una certa pressione sociale (8, 9).
La diagnosi di malattia fumo-correlata di familiari o persone significative (personaggi famosi) costituisce una sorta di esperienza vicaria di pericolo che aumenta la propria percezione di rischio e quindi rappresenta un TM spesso particolarmente efficace. La recente scomparsa di un personaggio famoso e amato come Raffaella Carrà che ha perso la sua battaglia con il tumore al polmone a causa del fumo, costituisce senza dubbio un momento insegnabile di grande forza ...un momento per riprogettare il proprio stile di vita facendo onore alla memoria di una persona dello spettacolo con capacità di entrare, attraverso il piccolo schermo, nelle case degli italiani con la familiarità di un’amica e con uno stile apprezzato da tutti.

Un elenco di personaggi famosi che ci lasciano …un momento insegnabile, è qui!
Le care memorie di questi personaggi ci fanno comprendere quanto sia importante e appagante prendersi cura della nostra salute e come il loro ricordo sia un momento insegnabile per tutti.
 
1. Gabriella E Puleo, Tia Borger, William R Bowling, Jessica L Burris: The State of the Science on Cancer Diagnosis as a "Teachable Moment" for Smoking Cessation: A Scoping Review. Nicotine Tob Res. 2021 Jul 2;ntab139.
2. Dana Moldovanu, Harry J de Koning, Carlijn M van der Aalst: Lung cancer screening and smoking cessation efforts. Transl Lung Cancer Res. 2021 Feb;10(2):1099-1109.
3. Chia-Chen Yang, Chien-Ying Liu, Kwua-Yun Wang, Yun-Kuang Chang, Fur-Hsing Wen, Yu-Chin Lee, Mei-Ling Chen: Trajectory of smoking behaviour during the first 6 months after diagnosis of lung cancer: A study from Taiwan. J Adv Nurs. 2021 May;77(5):2363-2373.
4. Freda Patterson, E Paul Wileyto, Jay Segal, Jane Kurz, Karen Glanz, Alexandra Hanlon: Intention to quit smoking: role of personal and family member cancer diagnosis. Health Educ Res. 2010 Oct;25(5):792-802.
5. Rashelle B Hayes, Shira Dunsiger, Belinda Borrelli: The influence of quality of life and depressed mood on smoking cessation among medically ill smokers. J Behav Med. 2010 Jun;33(3):209-18.
6. Yingke He, Monica Tan, Michelle Shi, Xiu Ling Jacqueline Sim, Elaine Lum, Sungwon Yoon, Hairil Rizal Abdullah: Smoking Characteristics and Readiness-to-Quit Status Among Smokers Attending Preoperative Assessment Clinic - A Prospective Cohort Study. Risk Manag Healthc Policy. 2021 Jun 14;14:2483-2490.
7. Ki Young Son: Hospitalization as a teachable moment for cigarette smoking cessation. Korean J Fam Med. 2015 Mar;36(2):44-5.
8. Lisa Szatkowski, Luis Reeves Vaz, Linda Fiaschi, Laila Tata, Tim Coleman: Trends in prescribing of nicotine replacement therapy to pregnant women in primary care in England. Nicotine Tob Res. 2021 Mar 5;ntab037.
9. Nicola Heslehurst, Louise Hayes, Daniel Jones, James Newham, Joan Olajide, Louise McLeman, Catherine McParlin, Caroline de Brun, Liane Azevedo: The effectiveness of smoking cessation, alcohol reduction, diet and physical activity interventions in changing behaviours during pregnancy: A systematic review of systematic reviews. PLoS One. 2020 May 29;15(5):e0232774.
Guglielmo Lauro
(medico)

lunedì 7 giugno 2021

07.06.2021 Tourette’s Syndrome Awareness Day: il ruolo del fumo di tabacco

La sindrome di Gilles de la Tourette (più semplicemente disturbo di Tourette) è un disordine neurologico che esordisce nell'infanzia scomparendo spesso durante l'adolescenza, caratterizzata dalla presenza di tic motori e fonatori, incostanti, talvolta fugaci e altre volte cronici; la gravità dei tic può variare da estremamente lievi a invalidanti. Anomalie genetiche sono state identificate in meno dell'1% dei pazienti e la modalità di trasmissione rimane incerta. In effetti tic vocali e motori sono solo la punta dell’iceberg; infatti, spesso vi sono condizioni concomitanti in gran parte ignorate e sottodiagnosticate che a volte possono essere più disabilitanti e che potenzialmente possono innescare i tic stessi (vedi immagine). La disregolazione di vari neurotrasmettitori come dopamina e serotonina che spesso si riscontra nei soggetti con disturbo di Tourette può essere alla base di comportamenti dipendenti specialmente per il fumo di cannabis.

Il fumo materno di tabacco rappresenta un forte fattore di rischio per la sindrome di Tourette (1, 2, 3, 4) e per una maggiore gravità dei sintomi di tale sindrome (4, 5) incrementando il rischio di circa il 35% oltre che di sindrome di Tourette anche di disturbo cronico da tic (6). Infatti, studi più recenti hanno associato al fumo materno un alterato sviluppo cerebrale capace di determinare non solo la sindrome di Tourette, ma anche il disturbo cronico da tic (7). In molti pazienti con Sindrome di Tourette emergono alcune comorbilità in associazione al fumo materno, come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e il disturbo ossessivo compulsivo (OCD) (5, 7, 8, 9). Il fumo in gravidanza è responsabile di alterazioni dei circuiti cerebrali dopaminergici del nascituro, verosimilmente a seguito di deficit di connettività fra talamo, gangli della base e corteccia prefrontale; livelli alterati di dopamina riducono la connettività tra queste aree cerebrali.

I tic del disturbo di Tourette sono di due tipi: quelli involontari e quelli che sono preceduti da degli impulsi premonitori che vengono percepiti come un bisogno di muoversi, come un prurito che devi assolutamente grattare. Su questi ultimi si può innestare facilmente la gestualità legata al fumo di sigaretta con la quale, non di rado si cerca di controllare i tic spostando l'attenzione sulle manovre per accendersi la sigaretta, sul fumo che esce dalla bocca e dal naso. Per cui alcuni soggetti affetti da Tourette possono sfruttare il fumo di tabacco come strumento di soppressione e/o di mascheramento dei tic; peraltro, sono riportati dei casi clinici in cui pazienti riferiscono che i loro tic migliorano dopo l'uso di cannabis. Tuttavia la limitata ricerca disponibile, non consente attualmente di trarre conclusioni sull'efficacia e sulla sicurezza dei trattamenti a base di cannabinoidi (10). I tic fonatori persistenti del disturbo di Tourette portano ad un abuso cronico delle corde vocali che richiedono un approfondimento diagnostico specie in presenza di una raucedine e soprattutto se trattasi di soggetto fumatore (11). Di tic non si muore, di fumo sì!

1. Zhang HY, Liu CY, Wang YQ: [Risk factors for Tourette syndrome]. Zhongguo Dang Dai Er Ke Za Zhi. 2012 Jun;14(6):426-30.
2. Pringsheim T, Sandor P, Lang A, Shah P, O'Connor P: Prenatal and perinatal morbidity in children with Tourette syndrome and attention-deficit hyperactivity disorder. J Dev Behav Pediatr. 2009 Apr;30(2):115-21.
3. Cui YH, Zheng Y: [Multiplicity analysis on the risk factors of patients with Tourette syndrome to develop the comorbidity of attention-deficit hyperactivity disorder]. Zhonghua Er Ke Za Zhi. 2010 May;48(5):342-5.
4. Hoekstra PJ, Dietrich A, Edwards MJ, Elamin I, Martino D: Environmental factors in Tourette syndrome. Neurosci Biobehav Rev. 2013 Jul;37(6):1040-9.
5. Mathews CA, Bimson B, Lowe TL, Herrera LD, Budman CL, Erenberg G, Naarden A, Bruun RD, Freimer NB, Reus VI: Association between maternal smoking and increased symptom severity in Tourette's syndrome. Am J Psychiatry. 2006 Jun;163(6):1066-73.
6. Erfan Ayubi, Kamyar Mansori, Amin Doosti-Irani: Effect of maternal smoking during pregnancy on Tourette syndrome and chronic tic disorders among offspring: a systematic review and meta-analysis. Obstet Gynecol Sci. 2021 Jan;64(1):1-12.
7. Browne HA, Modabbernia A, Buxbaum JD, Hansen SN, Schendel DE, Parner ET, Reichenberg A, Grice DE: Prenatal Maternal Smoking and Increased Risk for Tourette Syndrome and Chronic Tic Disorders. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry. 2016 Sep;55(9):784-91.
8. Chao TK, Hu J, Pringsheim T: Prenatal risk factors for Tourette Syndrome: a systematic review. BMC Pregnancy Childbirth. 2014 Jan 30;14:53.
9. Motlagh MG, Katsovich L, Thompson N, Lin H, Kim YS, Scahill L, Lombroso PJ, King RA, Peterson BS, Leckman JF: Severe psychosocial stress and heavy cigarette smoking during pregnancy: an examination of the pre- and perinatal risk factors associated with ADHD and Tourette syndrome. Eur Child Adolesc Psychiatry. 2010 Oct;19(10):755-64.
10. Artukoglu BB, Bloch MH: The Potential of Cannabinoid-Based Treatments in Tourette Syndrome. CNS Drugs. 2019 May;33(5):417-430.
11. Martin Kronenbuerger, Patrizia Belenghi, Justus Ilgner, Jessica Freiherr, Thomas Hummel, Irene Neuner: Olfactory functioning in adults with Tourette syndrome. PLoS ONE 2018, 13(6): e0197598.
Guglielmo Lauro
(medico)

La mia fedele compagna (Front of the Class: How Tourette Syndrome Made Me the Teacher I Never Had)
Film girato nel 2008 ispirato  alla storia vera di Brad Cohen che, nonostante gli sia stata diagnosticata, in giovane età, la sindrome di Tourette, è riuscito, contro ogni pregiudizio, a coronare il suo sogno: diventare un insegnante.

Da bambino, Brad Cohen scopre grazie all'interessamento della madre di essere affetto dalla sindrome di Tourette. Deriso dai compagni di classe e mal tollerato da maestri e professori che lo reputano elemento di disturbo durante lo svolgimento delle lezioni, Brad comincia ad odiare il mondo della scuola fino all'incontro con un preside capace di fargli cambiare idea e approccio, tanto da far nascere in lui il desiderio di divenire un insegnante. Una volta adulto, non sarà però facile scontrarsi con l'ottusità di coloro che lo rifiuteranno in ben ventiquattro differenti scuole, negandogli la possibilità di dimostrare le sue capacità di insegnamento. 

lunedì 31 maggio 2021

31.05.2021 World No Tobacco Day 2021: "Impegnati a smettere!"



Il 31 maggio 2021 si celebra la Giornata Mondiale Senza Tabacco. Per quest’anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scelto come tema “Commit to Quit”, ovvero "Impegnati a smettere!". Impegno che è stato largamente disatteso in epoca di pandemia COVID-19 la quale ha visto, con i vari lockdown, la paralisi di parecchie attività comprese quelle sanitarie, centri antifumo in primis.
Quindi nel 2021 ci si è trovati dinanzi ad una situazione tabagica che in Italia è apparsa notevolmente peggiorata, con un incremento di circa 1 milione e 200 mila fumatori rispetto al precedente anno. Detto incremento è stato preminente nelle donne che hanno fatto registrare una prevalenza pari al 26,7%, addirittura superiore a quella degli uomini che è stata del 25,6%. Insomma, un numero di 11,3 milioni di fumatori che corrisponde al 26,2% della popolazione italiana.
Peraltro, si conferma il costante incremento dei consumi dei nuovi prodotti del tabacco (sigarette a tabacco riscaldato e sigarette elettroniche) per i quali gli esperti del settore ribadiscono che si tratta pur sempre di prodotti che contribuiscono all'iniziazione e alla ricaduta nel consumo di sigarette tradizionali e ostacolano la cessazione.
A tale proposito bisogna fare attenzione a non cadere nella trappola dell'industria dei nuovi prodotti del tabacco che fa appello ad una presunta "riduzione del danno", invece si tratta di una tattica manipolativa che, in modo ingannevole e alimentando la disinformazione, mette a rischio le vere iniziative di assistenza alla cessazione del tabacco.
Nel nostro Paese la necessaria lotta alla pandemia COVID-19 ha oscurato l’emergenza sanitaria del tabagismo le cui caratteristiche pandemiche, almeno in termini di decessi, non solo sono di maggiore entità rispetto a quelle da Sars-CoV-2, ma riguardano un arco temporale enormemente più esteso (praticamente la pandemia da fumo di tabacco dura ininterrottamente da ben oltre mezzo secolo).
Certamente nel 2020 si è registrata un’eccedenza di morti, ma una grossa percentuale di esse è relativa cause non COVID. Cioè se confrontiamo i dati ISTAT relativi alla mortalità del 2020 rispetto a quella dei 5 anni precedenti si osserva un eccesso di mortalità del 21% che concretamente corrispondono a 108178 decessi e su un cospicuo numero di questi hanno avuto senza dubbio un ruolo i ritardi e la cancellazione delle prestazioni medico-chirurgiche; molti ambulatori hanno avuto una sospensione di attività, reparti chiusi e riconvertiti. Ora si inizia ad assistere ad un incremento di una categoria di pazienti che si rivolgono al centro antifumo costituita da persone che vengono non tanto perché vogliono smettere, ma perché devono smettere, perché per motivi di salute hanno ricevuto l’obbligo di smettere o quanto meno è stata loro vivamente consigliata una cessazione del fumo definitiva e completa. Non di rado queste persone hanno accumulato un carico emotivo e di stress tale da rendere particolarmente problematica la cessazione.
Ora osserviamo l'immagine di apertura del post. A sinistra c’è la pubblicità della Màrlboro nel 1962 quando tutto il mondo “beatamente” fumava soddisfatto, a destra nel 2020 il mondo è più “consapevole” di ciò che può danneggiarci e l’imperativo sociale è “proteggersi”. Poi soffermiamoci a pensare: Siamo stati davvero soddisfatti? Ci stiamo davvero proteggendo? Qual è l'illusione più ingannevole, riscuotere il favore dei fumatori o disinteressarsi completamente del fumo come se non esistesse?
Siamo di fronte ad uno dei più evidenti conflitti di interessi di Stato, il quale produce e specula su qualcosa che danneggia gravemente la salute. Indubbiamente si tratta di un conflitto di interessi di dimensioni planetarie che tutti i governi dovrebbero impegnarsi ad affrontare e risolvere nell'interesse della salute di tutti. 
Guglielmo Lauro
(medico)

domenica 11 aprile 2021

11 aprile la 24ma Giornata nazionale della donazione: il fumo di tabacco, un cavallo di Troia della donazione!

Attualmente è possibile ricevere in donazione diversi organi, tuttavia il fumo di tabacco del donatore compromette un atto gratuito, anonimo e solidale. La donazione è una scelta eticamente giusta, però un dono deteriorato si traduce in un'offesa e in un danno per chi lo riceve. Infatti, i destinatari di organi provenienti da donatori fumatori sono a maggior rischio di morte oltre che di elevata problematicità post-intervento.
Segue una breve rassegna degli effetti conseguenti alle donazioni oggetto di trapianto, nel caso di donatore con storia di fumo.

Cuore
Nel caso dei trapianti di cuore se l'organo deriva da donatore fumatore vi è un aumento della mortalità e una maggiore incidenza di fallimento post trapianto (1).
 
Reni
Nel caso dei trapianti di rene da donatore fumatore è documentato un aumento del rischio di morte per i riceventi (2) oltre a funzione renale significativamente peggiore a un anno dall'intervento (3). Peraltro, anche il donatore di rene vivente con storia di fumo è soggetto a un più elevato rischio di sviluppare malattia renale cronica dopo la nefrectomia (4) e tale aumentato rischio permane nel donatore anche se si impegna a non fumare più (5).
 
Fegato
La storia di fumo del donatore rappresenta un fattore che influenza in misura rilevante la sopravvivenza del trapianto (6) con un rischio di trombosi più che raddoppiato nel paziente sottoposto a trapianto di fegato (7).
 
Polmoni
Donatori con storia di fumo superiore a 20 pack-year (un pacchetto al giorno per 20 anni) rientrano nei donatori non ideali e la loro selezione è in genere sconsigliata (8).
Uno studio effettuato su oltre duemila pazienti inglesi rivela che il 39% dei polmoni trapiantati è stato prelevato da persone che hanno avuto storia di fumo di sigaretta. In questi casi, la probabilità di decesso è aumentata del 46% (ridotta sopravvivenza del ricevente, più giorni di ricovero in terapia intensiva e di ospedalizzazione in generale, minore sopravvivenza a 90 giorni dall'intervento e a 3 anni dall'intervento) (9). Comunque se è vero che nel trapianto del polmone, la storia di fumo nel donatore può compromettere la sopravvivenza del ricevente, va anche sottolineato che la donazione pur se proveniente da un fumatore, fornisce in ogni caso un'opportunità di salvataggio per il ricevente (10) seppur limitata. Infatti, accettare un intervento di trapianto polmonare da donatore cosiddetto non ideale perché forte fumatore può consentire di ridurre la mortalità in lista d'attesa (11).
 
Pancreas
Il fumo del donatore di pancreas rappresenta un fattore di rischio per l'esito del ricevente dopo il trapianto (12) anche a causa del più elevato tasso di decadimento della secrezione insulinica del pancreas proveniente da donatore fumatore (13).
 
Insomma, il trapianto può nascondere gravi insidie quando il donatore ha una storia di fumo, condizione che sembra innocua e invece troppo spesso compromette seriamente la salute del ricevente.
 
1. Zeeshan Hussain, Mingxi Yu, Amy Wozniak, Daniel Kim, Nicholas Krepostman, Max Liebo, Eugenia Raichlin, Alain Heroux, Cara Joyce, Haseeb Ilias-Basha: Impact of donor smoking history on post heart transplant outcomes: A propensity-matched analysis of ISHLT registry. Clin Transplant. 2021 Jan;35(1):e14127.
2. Holly Gillott, Francesca Jackson Spence, Sanna Tahir, James Hodson, Jay Nath, Adnan Sharif: Deceased-Donor Smoking History Is Associated With Increased Recipient Mortality After Kidney Transplant: A Population-Cohort Study. Exp Clin Transplant. 2019 Apr;17(2):183-189.
3. Chris Corbett, Matthew J Armstrong, James Neuberger: Tobacco smoking and solid organ transplantation. Transplantation. 2012 Nov 27;94(10):979-87.
4. Christopher Kauffman-Ortega, Guillermo H Martínez-Delgado, Adrián M Garza-Gangemi, Mariano Oropeza-Aguilar, Bernardo Gabilondo-Pliego, Fernando Gabilondo-Navarro, Francisco Rodríguez-Covarrubias: Short- and Mid-Term Impact of Tobacco Smoking on Donor Renal Function Following Living Kidney Donation at a Tertiary Referral Hospital. Rev Invest Clin. 2021 Apr 12.
5. Y E Yoon, H H Lee, J C Na, K H Huh, M S Kim, S I Kim, Y S Kim, W K Han: Impact of Cigarette Smoking on Living Kidney Donors. Transplant Proc. 2018 May;50(4):1029-1033.
6. David Collett, Peter J Friend, Christopher J E Watson: Factors Associated With Short- and Long-term Liver Graft Survival in the United Kingdom: Development of a UK Donor Liver Index. Transplantation. 2017 Apr;101(4):786-792.
7. Yanni Li, Lianne M Nieuwenhuis, Maureen J M Werner, Michiel D Voskuil, Ranko Gacesa, Hans Blokzijl, Ton Lisman, Rinse K Weersma, Robert J Porte, Eleonora A M Festen, Vincent E de Meijer: Donor tobacco smoking is associated with postoperative thrombosis after primary liver transplantation. J Thromb Haemost. 2020 Oct;18(10):2590-2600.
8. Chirantan Mangukia, Norihisa Shigemura, Brann Stacey, Gengo Sunagawa, Nadeem Muhammad, Jairo Espinosa, Hiromu Kehara, Roh Yanagida, Mohammed Abdul Kashem, Kenji Minakata, Yoshiya Toyoda: Donor quality assessment and size match in lung transplantation. Indian J Thorac Cardiovasc Surg. 2021 Sep; 37(Suppl 3): 401–415.
9. Robert S Bonser, Rhiannon Taylor, David Collett, Helen L Thomas, John H Dark, James Neuberger, Cardiothoracic Advisory Group to NHS Blood and Transplant and the Association of Lung Transplant Physicians (UK): Effect of donor smoking on survival after lung transplantation: a cohort study of a prospective registry. Lancet. 2012 Aug 25;380(9843):747-55.
10. John Chaney, Yoshikazu Suzuki, Edward Cantu 3rd, Victor van Berkel: Lung donor selection criteria. J Thorac Dis. 2014 Aug;6(8):1032-8.
11. Mustafa Vayvada et al.: Donor selection for lung transplant in Turkey: Is it necessary to wait for an ideal donor? Turk Gogus Kalp Damar Cerrahisi Derg. 2021.
12. Clemens Franz, Magdalena Görtz, Michael Wührl, Yakup Kulu, Katrin Hoffmann, Thilo Hackert, Christian Morath, Martin Zeier, Markus W Büchler, Arianeb Mehrabi: The Role of Pre-Procurement Pancreas Suitability Score (P-PASS) and Pancreas Donor Risk Index (PDRI) in the Outcome of Simultaneous Pancreas and Kidney or Pancreas After Kidney Transplantation. Ann Transplant. 2019 Jul 26;24:439-445.
13. K Todd, R Kleinman, M Millis, F C Brunicardi: The influence of preoperative donor factors on the performance of the isolated perfused human pancreas. J Surg Res. 1994 Feb;56(2):141-5.
Guglielmo Lauro
(medico)
vedi anche:

mercoledì 31 marzo 2021

Sarcopenia: una minaccia emergente per la salute di coloro che fumano da molti anni (fumatori cronici)

A partire dai 40 anni e con il procedere dell’età il nostro corpo inizia a perdere massa muscolare. È un processo inevitabile denominato sarcopenia che si accompagna anche ad un progressivo aumento di tessuto adiposo specie a livello addominale. Tale riduzione di massa muscolare (sarcopenia) si manifesta in maniera più marcata e incalzante nei fumatori cronici i quali peraltro tendono maggiormente ad accumulare grasso viscerale a livello dell’addome. L’obesità addominale, infatti si osserva tipicamente nei suddetti fumatori.
La sarcopenia spesso non viene riconosciuta (pre-sarcopenia) fino a quando la riduzione della forza non porta ad una riduzione della qualità della vita e/o alla disabilità (cadute).
Con l'estensione della durata della vita e per la diffusione nella società moderna di uno stile di vita sempre più sedentario, lo studio della sarcopenia sta assumendo sempre maggiore interesse da parte della comunità scientifica. L’organizzazione europea per lo studio della sarcopenia, EWGSOP (European Working Group on Sarcopenia in Older People) ha suddiviso la sarcopenia in tre stadi, in base alla gravità dei sintomi: “pre-sarcopenia”, “sarcopenia” e “sarcopenia grave”. Si parla di “pre-sarcopenia” quando si ha una lieve perdita di massa muscolare, senza alcun impatto sulla forza e sulle prestazioni fisiche. La “sarcopenia” è presente quando si ha una riduzione della massa muscolare accompagnata da una riduzione della forza o delle performance fisiche. Infine, la fase di “sarcopenia grave” è caratterizzata da una perdita importante di massa muscolare e da una diminuzione sia della forza sia delle capacità motorie.
Sebbene il fumo sia associato ad un minore peso corporeo e i fumatori abbiano un indice di massa corporea (body mass index) più basso, va sottolineato che detto minore peso si deve soprattutto alla perdita di massa magra piuttosto che di grasso (1). A tale proposito si fa presente che attraverso i prodotti del tabacco i fumatori assumono acroleina, una sostanza che riduce la rigenerazione muscolare (ostacolando la differenziazione dei mioblasti) e può causare perdita muscolare (e quindi riduzione della massa muscolare aumentando il catabolismo e inibendo l'anabolismo del muscolo) (2). In altre parole il fumo favorisce lo sbilanciamento tra sintesi e degradazione proteica (ovvero tra anabolismo e catabolismo muscolare) con conseguente perdita di massa magra (3).
Secondo l'OMS la quantità tollerabile di acroleina orale che si può assumere è di 7,5 microgrammi/kg di peso corporeo: per una persona di 75 kg, questo equivale a 525 µg (4).
Quindi piccole quantità di acroleina sono tollerate dal nostro organismo che fra l’altro ne è esposto attraverso varie fonti come quelle alimentari (fritture, alcune bevande alcoliche) e quelle legate all’inquinamento industriale (produzione materie plastiche, profumi). Tuttavia va osservato che una singola sigaretta fumata produce circa 56,7 µg di acroleina (secondo lo standard ISO di tabacco 3R4F) (5), ogni boccata da sigaretta elettronica ne produce circa 10 µg (6, 7). Quindi un pacchetto da 20 sigarette produce un quantitativo di acroleina di circa 1134 µg, valore più che doppio rispetto alla quantità giudicata tollerabile dall'OMS. Lo svapo di sigaretta elettronica, parimenti al fumo della sigaretta convenzionale, può facilmente produrre un quantitativo di acroleina tale da superare i livelli considerati tollerabili dall’organismo.
Il fumo e/o il vapore dei prodotti del tabacco dunque contribuiscono drasticamente alla perdita di massa muscolare e, nello specifico, il fumo di sigaretta è riconosciuto essere responsabile di un incremento del rischio di sviluppare sarcopenia 2,36 volte maggiore rappresentando, pertanto, un importante fattore predittivo per l'insorgenza di evidente sarcopenia (8).
Uno studio di metanalisi che ha coinvolto oltre 22500 partecipanti ha individuato il fumo come fattore di rischio indipendente (*) di sarcopenia (9) e ha evidenziato che l'esercizio fisico non si limita a rinforzare i muscoli, infatti la contrazione del muscolo scheletrico rappresenta uno dei principali stimoli a produrre fattori neurotrofici come il BDNF (fattore neurotrofico cervello-derivato) che contribuisce alla "neurogenesi" (la nascita di nuove cellule cerebrali) e allo sviluppo di nuove connessioni tra un neurone e l'altro (9). Insomma per rallentare il naturale processo di invecchiamento cerebrale (memoria di lavoro, velocità di elaborazione, ragionamento) è necessario conservare quanto più possibile la massa muscolare (10).
Un’altra modalità con cui il fumo accelera la sarcopenia è attraverso l’alterazione del sonno e della sua architettura, è noto che i fumatori hanno un sonno disturbato, maggiore incidenza di apnee notturne, di bruxismo, di sindrome delle gambe senza riposo, etc.; infatti, la melatonina, l'ormone prodotto dall'epifisi soprattutto di notte, oltre alla funzione di regolare il ritmo sonno-veglia, è strettamente correlata alla sarcopenia (11). Studi recenti hanno rilevato che la melatonina può proteggere i mitocondri delle cellule muscolari scheletriche, mantenere il numero di fibre muscolari, invertire parzialmente i cambiamenti patologici dell'invecchiamento del tessuto muscolare e aumentare la forza muscolare nei pazienti con sarcopenia (12).
Una delle patologie respiratorie maggiormente correlate al fumo di tabacco è la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) la cui conseguenza sistemica più comune è la sarcopenia (13). L'accelerazione della sarcopenia nei pazienti BPCO condiziona negativamente la prognosi e va trattata oltre che con la necessaria cessazione del fumo, con l'esercizio fisico e con l'integrazione proteica nella dieta (14, 15).
È stato dimostrato che un regolare esercizio fisico è un'efficace strategia di trattamento non farmacologico nelle malattie polmonari indotte dal fumo. Peraltro, per tali pazienti è importante assicurare un livello ottimale di assunzione di proteine e acidi grassi polinsaturi (PUFA), più specificamente i PUFA omega-3, che oltre ad influenzare positivamente la sintesi proteica sono implicati nel modulare i processi infiammatori (sistemici) e nell'aumentare il metabolismo mitocondriale muscolare migliorando la capacità di esercizio (14).

(*) fattore di rischio indipendente indica che da solo è in grado di aumentare l'incidenza di una patologia, indipendentemente dalla presenza di altri fattori predisponenti.

1. Ashkan Madani, Katharina Alack, Manuel Jonas Richter, KarstenKrüger: Immune-regulating effects of exercise on cigarette smoke-induced inflammation. J Inflamm Res. 2018 Apr24;11:155-167
2. Huang-Jen Chen, Ching-Chia Wang, Ding-Cheng Chan, Chen-Yuan Chiu, Rong-Sen Yang, Shing-Hwa Liu: Adverse effects of acrolein, a ubiquitous environmental toxicant, on muscle regeneration and mass. J Cachexia Sarcopenia Muscle. 2019 Feb;10(1):165-176.
3. Erika AparecidaSilveira, Jacqueline Danesio de Souza, Annelisa Silva E Alves de Carvalho Santos, Andrea Batista de SouzaCanheta, ValériaPagotto, MatiasNoll: What are the factors associated with sarcopenia-related variables in adult women with severe obesity? Arch Public Health. 2020 Aug3;78:7.
4. Klaus Abraham, Susanne Andres, Richard Palavinskas, Katharina Berg, Klaus E Appel, Alfonso Lampen: Toxicology and risk assessment of acrolein in food. MolNutr Food Res. 2011 Sep;55(9):1277-90.
5. Ewald Roemer, Heike Schramke, Horst Weiler, Ansgar Buettner, Sandra Kausche, Susanne Weber, AnBerges, Markus Stueber, Monja Muench, Edgar Trelles-Sticken, Jan Pype, Karola Kohlgrueber, Hartmut Voelkel, Sandra Wittke: Mainstream Smoke Chemistry and In Vitro and In Vivo Toxicity of the Reference Cigarettes 3R4F and 2R4F. Beiträgezur Tabakforschung International/Contributions to Tobacco Research Volume 25 @ No. 1 @ February 2012.
6. Jason S Herrington, Colton Myers: Electronic cigarette solutions and resultant aerosol profiles. J Chromatogr A. 2015 Oct 30;1418:192-199.
7. Mohamad Sleiman, Jennifer M Logue, V Nahuel Montesinos, Marion L Russell, Marta I Litter, Lara A Gundel, Hugo Destaillats: Emissions from Electronic Cigarettes: Key Parameters Affecting the Release of Harmful Chemicals. Environ Sci Technol. 2016 Sep 6;50(17):9644-51.
8. M Locquet, O Bruyère, L Lengelé, J Y Reginster, C Beaudart: Relationship between smoking and the incidence of sarcopenia: The SarcoPhAgecohort.PublicHealth. 2021 Mar 24;193:101-108.
9. Sophia X Sui, Lana J Williams, Kara L Holloway-Kew, Natalie K Hyde, Julie A Pasco: Skeletal Muscle Health and Cognitive Function: A Narrative Review. Int J Mol Sci. 2020 Dec 29;22(1):255.
10. Alixe H M Kilgour, Karen J Ferguson, Calum D Gray, Ian J Deary, Joanna M Wardlaw, Alasdair M J MacLullich, John M Starr: Neck muscle cross-sectional area, brain volume and cognition in healthy older men: a cohort study. BMC Geriatr. 2013 Feb 28;13:20.
11. Youn I Choi, Dong Kyun Park, Jun-Won Chung, Kyoung Oh Kim, Kwang An Kwon, Yoon Jae Kim: Circadian rhythm disruption is associated with an increased risk of sarcopenia: a nationwide population-based study in Korea. Sci Rep. 2019 Aug 19;9(1):12015
12. Hongfu Jin, Wenqing Xie, Peiwu Hu, Kun Tang, Xiuhua Wang, Yuxiang Wu, Miao He, Dengjie Yu, Yusheng Li: The role of melatonin in sarcopenia: Advances and application prospects. Exp Gerontol. 2021 Mar 19;149:111319.
13. Amy H Attaway, Nicole Welch, Ruchi Yadav, Annette Bellar, Umur Hatipoğlu, Yvonne Meli, Marielle P K J Engelen, Joe Zein, Srinivasan Dasarathy: Quantitative Computed Tomography Assessment of Pectoralis and Erector Spinae Muscle Area and Disease Severity in Chronic Obstructive Pulmonary Disease Referred for Lung Volume Reduction. COPD. 2021 Mar 19;1-18.
14. Sophie I J van Bakel, Harry R Gosker, Ramon C Langen, Annemie M W J Schols: Towards Personalized Management of Sarcopenia in COPD. Int J Chron Obstruct Pulmon Dis. 2021 Jan7;16:25-40.
15. A M Verreijen, J van den Helder, M T Streppel, I Rotteveel, D Heman, C van Dronkelaar, R G Memelink, M F Engberink, M Visser, M Tieland, P J M Weijs: A higher protein intake at breakfast and lunch is associated with a higher total daily protein intake in older adults: a post-hoc cross-sectional analysis of four randomised controlled trials. J Hum Nutr Diet. 2020 Nov 15.
Guglielmo Lauro
(medico)
v. anche:

giovedì 4 febbraio 2021

04.02.2021 World Cancer Day: focus oncologico sugli effetti del fumo di tabacco sulla vescica

Il 2021 segna la fine della campagna triennale "I Am and I Will" (Io sono e io sarò) in cui si ricorda che facendo ognuno la propria parte in tema di prevenzione è possibile ottenere una vita più sana e luminosa. A tale proposito, un'importante raccomandazione per prevenire la patologia tumorale e per migliorare l'efficacia delle cure oncologiche è aiutare i pazienti fumatori a smettere di fumare.
Il fumo di sigaretta è associato a diversi processi patologici genito-urinari, ed è un importante fattore di rischio per il cancro della vescica (1, 2). Gli attuali fumatori hanno mediamente un rischio triplicato di cancro alla vescica rispetto ai non fumatori e un rischio quasi due volte maggiore rispetto agli ex fumatori (1). La durata e l'intensità del fumo di tabacco sono entrambi fattori responsabili di un aumento di rischio di cancro vescicale (3) tanto che nei forti fumatori vi è una più elevata probabilità di invasione del muscolo detrusore già al momento della diagnosi iniziale (4).
È noto che fumatori con cancro alla vescica si affidano principalmente ai loro urologi per informazioni e per la gestione medica del caso ed è stato osservato che i fumatori cui viene consigliato di smettere dal loro urologo hanno una probabilità di cessazione quattro volte maggiore rispetto a coloro che non ricevono tale consiglio. Purtroppo la percentuale di urologi che offre trattamenti per smettere di fumare ai propri pazienti con cancro alla vescica è molto bassa, circa un quinto degli urologi secondo uno studio americano (1). In effetti l'Associazione Americana degli Urologi rileva che la maggior parte di tali specialisti, sebbene abbiamo un ruolo fondamentale nell'influenzare i modelli di consumo di tabacco, non affrontano la cessazione tabagica nei pazienti con cancro vescicale mentre essa invece dovrebbe essere fornita come parte integrante della cura (1, 5, 6).
La nicotina, nel cancro della vescica, incrementa la crescita del tumore e induce chemioresistenza acquisita attraverso l'attivazione della via PI3K/Akt/mTOR (7).
La via di segnale  fosfatidilinositolo 3-kinasi (PI3K)/Akt/mammalian target of rapamycin (mTOR) è una via cruciale in molti processi fisiologici coinvolti nella sopravvivenza cellulare, ma la disregolazione di tale via è alla base di molte neoplasie maligne tra cui il cancro vescicale; infatti, la sua alterazione può contribuire, sia alla patogenesi tumorale che all'induzione della resistenza alle terapie con maggior rischio di recidiva.
Peraltro, si fa presente che il fumo di tabacco rappresenta la principale fonte di esposizione nella popolazione generale all'anilina, sostanza cancerogena che provoca in primis tumori della vescica, ma anche in altri organi (rene, fegato) e tessuti (cute) (8).
La cessazione del fumo di tabacco può prevenire circa il 65% dei carcinomi a cellule transizionali della vescica (9) e ne migliora la prognosi. Dunque, preso atto che l'urologo rappresenta il principale motivatore nei tentativi di cessazione nel paziente con patologia oncologica urinaria, è doveroso l'intervento di tale specialista nel sensibilizzare i propri pazienti sulla più grande causa evitabile di cancro alla vescica, il fumo (10). Dunque, trascurare il fumo di tabacco può costituire una grave lacuna nelle cure urologiche non solo nei confronti delle neoplasie vescicali, ma anche di quelle renali e prostatiche.

1. Richard S Matulewicz, Danil V Makarov, Scott E Sherman, Sarah A Birken, Marc A Bjurlin: Urologist-led smoking cessation: a way forward through implementation science. Transl Androl Urol. 2021 Jan;10(1):7-11.
2. Grotenhuis AJ, Ebben CW, Aben KK, Witjes JA, Vrieling A, Vermeulen SH, Kiemeney LA: The effect of smoking and timing of smoking cessation on clinical outcome in non-muscle-invasive bladder cancer. Urol Oncol. 2015 Feb;33(2):65.e9-17
3. Krabbe LM, Svatek RS, Shariat SF, Messing E, Lotan Y: Bladder cancer risk: Use of the PLCO and NLST to identify a suitable screening cohort. Urol Oncol. 2015 Feb;33(2):65.e19-25.
4.Pietzak EJ, Mucksavage P, Guzzo TJ, Malkowicz SB: Heavy Cigarette Smoking and Aggressive Bladder Cancer at Initial Presentation. Urology. 2015 Nov;86(5):968-72
5. Marc A Bjurlin, Sandra M Goble, Courtney M P Hollowell: Smoking cessation assistance for patients with bladder cancer: a national survey of American urologists. J Urol. 2010 Nov;184(5):1901-6.
6. Jeffrey C Bassett, John L Gore, Amanda C Chi, Lorna Kwan, William McCarthy, Karim Chamie, Christopher S Saigal: Impact of a bladder cancer diagnosis on smoking behavior. J Clin Oncol. 2012 May 20;30(15):1871-8.
7. Yuge K, Kikuchi E, Hagiwara M, Yasumizu Y, Tanaka N, Kosaka T, Miyajima A, Oya M: Nicotine Induces Tumor Growth and Chemoresistance through Activation of the PI3K/Akt/mTOR Pathway in Bladder Cancer. Mol Cancer Ther. 2015 Sep;14(9):2112-20.
8. IARC Working Group on the Identification of Carcinogenic Hazards to Humans: Some Aromatic Amines and related Compounds. Lyon (FR): International Agency for Research on Cancer; 2021.
9. Polesel J, Bosetti C, di Maso M, Montella M, Libra M, Garbeglio A, Zucchetto A, Turati F, Talamini R, La Vecchia C, Serraino D: Duration and intensity of tobacco smoking and the risk of papillary and non-papillary transitional cell carcinoma of the bladder. Cancer Causes Control. 2014 Sep;25(9):1151-8.
10. Simonis K, Shariat SF, Rink M; Urothelial Cancer Working Group of the Young Academic Urologists (YAU) Working Party of the European Association of Urology (EAU): Smoking and smoking cessation effects on oncological outcomes in nonmuscle invasive bladder cancer. Curr Opin Urol. 2014 Sep;24(5):492-9.
Guglielmo Lauro
(medico)
vedi anche: