domenica 30 dicembre 2018

31.12.2018 Un augurio ecosostenibile per il nuovo anno: niente botti e niente sigarette!

Il primo dell’anno, agli immancabili mozziconi di sigarette buttati a terra, si aggiungono i residui dei botti di Capodanno.
Osserviamo l'impatto ambientale conseguente a questo tipo di festeggiamento pirotecnico. Innanzitutto per la produzione dei fuochi d'artificio vengono utilizzati minerali estratti ed elaborati mediante procedimenti chimici realizzati in fabbriche spesso altamente inquinanti; molte di queste fabbriche usano, infatti, materiali economici che in genere sono particolarmente tossici, e attraverso il contrabbando non raramente giungono botti illegali su molte bancarelle. E dunque a fine anno al contrabbando delle sigarette si affianca quello dei botti che condividono con le sigarette parecchie sostanze pericolose per la salute.

Il fumo derivante dalla combustione dei fuochi d'artificio generalmente contiene una miscela di composti di carbone e zolfo, tracce di metalli pesanti, gas tossici e altre sostanze chimiche particolarmente nocive come ozono troposferico, biossido di zolfo, ossido di azoto. Molte di queste sostanze vengono inalate sotto forma di polveri sottili; queste ultime rappresentano degli inquinanti particolarmente pericolosi per la salute perché possono contaminare il terreno ed essere trasportati via dalla pioggia per finire in laghi, fiumi e mari.

Peraltro, i botti di Capodanno sono un incubo per i nostri amici animali. I botti, per esempio, fanno fuggire gli uccelli dai nidi e li inducono a volare al buio alla cieca anche per chilometri, andando a morire sfracellati su un muro o contro cavi elettrici. Quelli che riescono ad atterrare o a posarsi in qualche albero spesso muoiono assiderati a causa delle rigide temperature invernali e alla mancanza di un riparo. Negli animali degli allevamenti come mucche, cavalli e conigli, le conseguenze delle esplosioni possono provocare nelle femmine gravide addirittura l'aborto. Cani, gatti si spaventano a morte, letteralmente; infatti, la loro soglia uditiva è marcatamente più sviluppata e sensibile di quella umana. 
A tale proposito le associazioni animaliste da anni chiedono alle amministrazioni comunali di imporre il divieto di botti di Capodanno. Segue mappa dei Comuni che hanno aderito a questo gesto di civiltà.
Guglielmo Lauro
(medico)

lunedì 17 dicembre 2018

17.12.18 ...e poi scopri che "strategia" è l'anagramma di "sigaretta"! - Giornata di prevenzione tabagismo all'ISISS Mattei di Aversa

17.12.2018: Giornata per la prevenzione del fumo di tabacco organizzata all'Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superiore (ISISS) E. Mattei di Aversa grazie all'interessamento della prof.ssa Anna Corvino e all'approvazione del dirigente scolastico prof. Giuseppe Manica.
In tale giornata si è attuato un incontro di prevenzione con gli studenti del biennio e con i rappresentanti di classe del triennio, preceduto da un’indagine conoscitiva online sul tabagismo rivolta a studenti di età inferiore ai 15 anni e a cui hanno risposto 434 ragazzi. 

Tale indagine condotta dal Centro Antifumo dell’ASL Caserta ha rilevato un 23% di fumatori under 15, in linea con l’attuale prevalenza del 23% della media nazionale dei fumatori di età superiore ai 15 anni. Altro dato preoccupante è che 2 studenti su 3, hanno fumatori in famiglia.  A ciò si aggiunge che oltre il 60% di coloro che fumano non si pone il problema di smettere e solo il 44% dei ragazzi ha una reale percezione che il fumo sia sicuramente dannoso.



È auspicabile che la prevenzione del tabagismo venga effettuata a vari livelli: scuola, famiglia, luoghi di aggregazione giovanile, luoghi di lavoro; ma anche a livello politico.
La legge italiana sul tabacco proibisce di vendere prodotti contenenti nicotina o tabacco (comprese sigarette elettroniche) a chi non abbia compiuto i 18 anni, altrimenti si rischiano sanzioni amministrative e sospensione per 15 giorni della licenza all'esercizio dell'attività (DECRETO LEGISLATIVO 12 gennaio 2016, n. 6). Da notare che i provvedimenti sanzionatori coinvolgono solo il venditore, ma non il minorenne per il quale non vi è uno specifico divieto di fumo; d’altra parte la vendita dei prodotti del tabacco dopo i 18 anni è del tutto legale. Tutto ciò contribuisce a ridimensionare la percezione del danno legato al fumo di tabacco. 
Oltretutto i messaggi dei mezzi di informazione di Stato sono fuorvianti: ti dico che ti fa male, ma te la vendo; ti dico che non ne hai bisogno per essere socialmente accettato, ma ti faccio vedere fumatori in TV che ricevono credito e popolarità.
A questo punto sorge il sospetto che l’introito che lo Stato riceve dalla vendita legale di tabacco sia maggiore della spesa che lo stesso Stato deve sostenere per prendersi cura di chi si ammala a seguito del consumo di tabacco. In entrambi i casi c'è da rimanere sconcertati: nel primo avremmo uno Stato che trae profitto a discapito della salute dei suoi cittadini e nel secondo avremmo per Stato un pessimo amministratore. Allora da chi vogliamo essere governati?
Forse da uno Stato più coerente che contrasta il fumo disincentivandolo in maniera responsabile, attraverso una tassazione seria come ad esempio quella in vigore in Australia, Paese che ha dichiarato guerra al fumo e dove un pacchetto di sigarette costa 27 dollari australiani pari a €16,50.

Gli adolescenti devono comprendere che se in Italia ogni anno 80 mila persone perdono la vita a causa del fumo di sigaretta, i “produttori di fumo”, per non rimetterci economicamente, devono attivarsi per rimpiazzarli con altrettanti fumatori. E dove trovare altri clienti per rimpiazzare quelli tragicamente scomparsi? Per le multinazionali del tabacco gli adolescenti costituiscono una popolazione di clienti/polli particolarmente ambita (non hanno ancora problemi di salute, diventano rapidamente dipendenti e possono assicurare una fidelizzazione ai prodotti del tabacco mediamente per 30-40 anni).
È noto che le strategie di marketing delle sigarette sono tra le più evolute di tutti i tempi... Certamente non possono dirci che la sigaretta faccia bene, ma riescono ancora a vendere ai giovani l'idea che il fumo sia una ribellione accettabile, che sia un rischio tollerabile dal nostro organismo, facendo loro credere che fumare non è la cosa peggiore che si possa fare al proprio corpo, e che magari ci sono tante altre cose che fanno male... e poi quando scopri che “strategia” è l'anagramma di “sigaretta” è troppo tardi!

Guglielmo Lauro

lunedì 19 novembre 2018

19.11.2018 Giornata mondiale per la prevenzione dell'abuso sull'infanzia: maltrattamenti da fumo

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce abuso sui minori "ogni forma di maltrattamento fisico e/o emotivo, abusi sessuali, abbandono o mancanza di cure o sfruttamento commerciale o di altro tipo, con conseguenti danni, effettivi o potenziali, alla sua salute del bambino, alla sua sopravvivenza, al suo sviluppo o alla sua dignità".

Oggi, certamente i bambini vengono accuditi con maggiori attenzioni rispetto al passato, tuttavia serpeggiano ancora atteggiamenti deleteri per l'infanzia che continua ad essere devastata da violenze ed abusi.
Una forma di violenza cui sono sottoposti circa il 50% dei bambini italiani da 0 a 13 anni è quella del fumo passivo, particolarmente dannoso per loro che hanno vie respiratorie e sistema immunitario meno sviluppati e spesso non possono difendersi dal fumo delle persone che li circondano; e poi, non essendo consapevoli dei pericoli del fumo di tabacco, i bambini non cercano neanche di proteggersi.
L'esposizione al fumo passivo causa molte malattie nei bambini, tra cui l'asma e la polmonite, e ciò si traduce in migliaia di ricoveri evitabili (1). L'esposizione al fumo passivo è una delle principali cause di sindrome della morte improvvisa del lattante (1). Pertanto, l'esposizione casuale e ricorrente dei bambini al fumo passivo, nonostante ripetuti avvertimenti, rappresenta certamente una forma di abuso sui minori (1).
Le ripercussioni del fumo di tabacco sui minori non si fermano qui. I risultati di un recente studio hanno dimostrato che coloro che subiscono maltrattamento in età infantile sono maggiormente suscettibili di sviluppare una dipendenza da nicotina in età adulta e di avere così danni persistenti per tutta la vita (2); insomma, storie di abuso infantile sono associate ad un'accresciuta vulnerabilità alla dipendenza da nicotina (3) e anche da alcol (2).

In effetti, le cosiddette esperienze sfavorevoli infantili sono spesso associate all'instaurarsi di dipendenze legali (fumo e alcol) e illegali (fumo di contrabbando e droghe) che si riscontrano nell'adolescenza (4). Studi recenti hanno riscontrato una relazione tra maltrattamento infantile e comparsa di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) in età adulta, anche se gran parte di tale associazione è attribuibile al fumo di sigaretta spesso presente in coloro che sono stati vittime di maltrattamento infantile (5).
I maltrattamenti e fra questi il fumo passivo subìto in età prenatale e infantile sono in grado di modificare la biologia del cervello attraverso dei cambiamenti strutturali che influenzano la maturazione cerebrale e aumentano il rischio di disturbo depressivo maggiore (6, 7).
Sarebbero, dunque, auspicabili approcci preventivi antitabacco indirizzati a coloro che sono stati vittime di maltrattamenti e abusi in età infantile (5, 8, 9).

Il 19 novembre è dedicato alla Giornata Mondiale per la Prevenzione dell’Abuso sull'infanzia (World Day for Prevention of Child Abuse), promossa dalle Nazioni Unite. Le comunità mediche e di salute pubblica dovrebbero accelerare i loro sforzi per proteggere i bambini dall'esposizione ad una forma di violenza evitabile ed ancora molto diffusa: il fumo passivo.
Intanto, a mano a mano che la nostra comprensione dei danni del fumo aumenta, parimenti deve aumentare anche la nostra responsabilità di difendere coloro che sono inconsapevolmente messi in pericolo. Dunque, come intervenire da un punto di vista sanitario?
Più che un approccio sanzionatorio e giudicante bisognerebbe concentrarsi verso le figure genitoriali cercando di fornire loro le opportune risorse per aiutarle a smettere di fumare.  Perseguire penalmente i genitori fumatori o richiedere una segnalazione alle autorità per maltrattamento potrebbe avere effetti discutibili in termini di sicurezza dei bambini da proteggere (10). Si potrebbe avere come conseguenza quella di indurre le persone a nascondere comportamenti a rischio che comunque persistono o evitare l'assistenza sanitaria per paura di ripercussioni legali (10).
I genitori che stanno fumando oggi sono stati probabilmente i bambini traumatizzati di ieri, per cui è importante fornire supporto ai fumatori per cambiare i comportamenti con interventi mirati ed in base al loro stadio del cambiamento. Sfortunatamente, pochissimi genitori che fumano ricevono questi tipi di interventi da fornitori di cure pediatriche. Insomma, almeno per ciò che riguarda il fumo di tabacco, finché non sappiamo se determinati genitori abbiano o meno avuto un adeguato intervento di prevenzione, non sembra produttivo trattare con modalità sanzionatoria il loro comportamento come forma di abuso sui minori (10).

1. Kristman-Valente AN, Brown EC, Herrenkohl TI: Child physical and sexual abuse and cigarette smoking in adolescence and adulthood. J Adolesc Health. 2013 Oct;53(4):533-8.
2. Elliott JC, Stohl M, Wall MM, Keyes KM, Goodwin RD, Skodol AE, Krueger RF, Grant BF, Hasin DS: The risk for persistent adult alcohol and nicotine dependence: the role of childhood maltreatment. Addiction. 2014 May;109(5):842-50.
3. Smith PH, Homish GG, Saddleson ML, Kozlowski LT, Giovino GA: Nicotine withdrawal and dependence among smokers with a history of childhood abuse. Nicotine Tob Res. 2013 Dec;15(12):2016-21.
4. Gonçalves H, Soares AL, Santos AP, Ribeiro CG, Bierhals IO, Vieira LS, Hellwig NL, Wehrmeister FC, Menezes AM: Adverse childhood experiences and consumption of alcohol, tobacco and illicit drugs among adolescents of a Brazilian birth cohort. Cad Saude Publica. 2016 Nov 3;32(10):e00085815.
5. Shields ME, Hovdestad WE, Gilbert CP, Tonmyr LE: Childhood maltreatment as a risk factor for COPD: findings from a population-based survey of Canadian adults. Int J Chron Obstruct Pulmon Dis. 2016 Oct 26;11:2641-2650.
6. Opel N, Redlich R, Dohm K, Zaremba D, Goltermann J, Repple J, Kaehler C, Grotegerd D, Leehr EJ, Böhnlein J, Förster K, Meinert S, Enneking V, Sindermann L, Dzvonyar F, Emden D, Leenings R, Winter N, Hahn T, Kugel H, Heindel W, Buhlmann U, Baune BT, Arolt V, Dannlowski U: Mediation of the influence of childhood maltreatment on depression relapse by cortical structure: a 2-year longitudinal observational study. Lancet Psychiatry. 2019 Apr;6(4):318-326.
7. Tozzi L, Garczarek L, Janowitz D, Stein DJ, Wittfeld K, Dobrowolny H, Lagopoulos J, Hatton SN, Hickie IB, Carballedo A, Brooks SJ, Vuletic D, Uhlmann A, Veer IM, Walter H, Bülow R, Völzke H, Klinger-König J, Schnell K, Schoepf D, Grotegerd D, Opel N, Dannlowski U, Kugel H, Schramm E, Konrad C, Kircher T, Jüksel D, Nenadić I, Krug A, Hahn T, Steinsträter O, Redlich R, Zaremba D, Zurowski B, Fu CHY, Dima D, Cole J, Grabe HJ, Connolly CG, Yang TT, Ho TC, LeWinn KZ, Li M, Groenewold NA, Salminen LE, Walter M, Simmons AN, van Erp TGM, Jahanshad N, Baune BT, van der Wee NJA, van Tol MJ, Penninx BWJH, Hibar DP, Thompson PM, Veltman DJ, Schmaal L, Frodl T1; ‘for the ENIGMA-MDD Consortium’: Interactive impact of childhood maltreatment, depression, and age on cortical brain structure: mega-analytic findings from a large multi-site cohort. Psychol Med. 2019 May 14:1-12.
8. Almuneef M, Hollinshead D, Saleheen H, AlMadani S, Derkash B, AlBuhairan F, Al-Eissa M, Fluke J: Adverse childhood experiences and association with health, mental health, and risky behavior in the kingdom of Saudi Arabia. Child Abuse Negl. 2016 Oct;60:10-17.
9. Kisely S, Abajobir AA, Mills R, Strathearn L, Clavarino A, Gartner C, Najman JM: Child maltreatment and persistent smoking from adolescence into adulthood: a birth cohort study. Nicotine Tob Res. 2019 Mar 15.
10. Lindhorst T: Is exposure to secondhand smoke child abuse? No. Ann Fam Med. 2015 Mar;13(2):105-6.
Guglielmo Lauro
(medico)

lunedì 29 ottobre 2018

29.10.18 Giornata Mondiale della Psoriasi: aggiornamenti sul ruolo del fumo di tabacco

Il 29.10.18, si celebra la Giornata Mondiale della Psoriasi (World Psoriasis Day) dal tema "Tratta la psoriasi seriamente" (“Treat Psoriasis Seriously”) per promuovere un migliore accesso alle cure e un aumento della conoscenza di una malattia diffusissima. La psoriasi è una malattia infiammatoria immuno-mediata della pelle, non infettiva, né contagiosa, e a decorso cronico e recidivante. Colpisce il 2-3% della popolazione mondiale e generalmente è caratterizzata da chiazze arrossate, ricoperte da squame biancastre, che si localizzano in alcune sedi tipiche come gomiti, ginocchia, cuoio capelluto. La psoriasi si presenta in varie forme e non esiste ad oggi un trattamento risolutivo, ma si può tenere sotto controllo con opportune strategie preventive e di cura. La psoriasi da moderata a grave (> 10% della superficie corporea) è spesso associata a manifestazioni extra-cutanee come l'artrite psoriasica e a malattie metaboliche per le quali il fumo costituisce un fattore di rischio indipendente (*), come l'obesità addominale, diabete, steatosi epatica non alcolica (Nonalcoholic Fatty Liver Disease, NAFLD) e malattia renale cronica (1).
Osserviamo meglio questi fattori di rischio fumo-correlati:
  • L'accumulo di grasso intra-addominale è associato al fumo di tabacco così come il rapporto vita-fianchi (WHR) (2).
  • Notoriamente il fumo aumenta significativamente il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2 (3).
  • Studi recenti (4) hanno indicato, tra i pazienti con psoriasi, un aumento della prevalenza di steatosi epatica non alcolica, che è significativamente correlata al fumo di sigarette (5).
  • Il fumo determinando un minor afflusso di sangue compromette una corretta funzione renale condizionando lo sviluppo di una malattia renale cronica (6).

In effetti, il paziente psoriasico spesso mostra in alta percentuale stili di vita non salutari che oltre a peggiorare la patologia di base contribuiscono ad aumentare il rischio di malattia cardiovascolare correlata (8).
In base alle linee guida, interventi non farmacologici come la cessazione del fumo, la dieta e l'esercizio fisico sono indicati per migliorare sia la risposta ai trattamenti per la psoriasi, sia per ridurre il rischio cardiovascolare (1,7). Infatti, alcuni trattamenti con ioduro di potassio ed eventuale combinazione con tetraciclina impiegati per la forma di psoriasi pustolosa palmo-plantare, risultano compromessi dal fumo di tabacco (9).
Ulteriori fattori di rischio di frequente riscontro nella psoriasi e su cui incide negativamente il fumo sono la dislipidemia e la sindrome metabolica (1).
Secondo alcuni studi il fumo di tabacco e l'esposizione al fumo di tabacco ambientale in età infantile sono significativamente associati con una successiva comparsa di psoriasi (10). Anzi il fumo materno durante la gravidanza aumenta il rischio di psoriasi infantile e sostiene il ruolo causale del fumo nella patogenesi della psoriasi (11).
Recenti studi hanno evidenziato un'associazione tra carenza di vitamina D e psoriasi, riscontrando livelli ematici di vitamina D sette volte inferiori nei pazienti affetti dalla patologia rispetto ai soggetti sani (12, 13). In questi casi, va presa in considerazione anche l'aggravante del fumo di sigaretta spesso causa di riduzione dei valori circolanti di vitamina D. Poiché la vitamina D svolge un'azione antinfiammatoria a livello cutaneo, la deplezione indotta dal fumo potrebbe contribuire alla genesi e all'aggravamento della psoriasi. La diagnosi precoce dello stato di carenza vitaminica e un tempestivo trattamento integrativo potrebbero condurre a migliori risultati terapeutici e a un miglioramento della qualità di vita nei pazienti affetti da psoriasi (12).
Dunque, i dermatologi dovrebbero svolgere un ruolo importante nel ridurre il carico sanitario del fumo influenzando i pazienti a cambiare il loro comportamento (14).

(*) fattore di rischio indipendente indica che da solo è in grado di aumentare l'incidenza di una patologia, indipendentemente dalla presenza di altri fattori predispondenti.

1. Gisondi P, Galvan A, Idolazzi L, Girolomoni G: Management of moderate to severe psoriasis in patients with metabolic comorbidities. Front Med (Lausanne). 2015 Jan 21;2:1.
2. Gupta R, Rastogi P, Sarna M, Gupta VP, Sharma SK, Kothari K: Body-mass index, waist-size, waist-hip ratio and cardiovascular risk factors in urban subejcts. J Assoc Physicians India. 2007 Sep;55:621-7.
3. Willi C, Bodenmann P, Ghali WA, Faris PD, Cornuz J: Active smoking and the risk of type 2 diabetes: a systematic review and meta-analysis. Department of Ambulatory Care and Community Medicine, University of Lausanne, Lausanne, Switzerland. carole.willi@hospvd.ch. JAMA. 2007 Dec 12;298(22):2654-64.
4. Abedini R, Salehi M, Lajevardi V, Beygi S: Patients with psoriasis are at a higher risk of developing nonalcoholic fatty liver disease. Clin Exp Dermatol. 2015 May 11.
5. Okamoto M, Miyake T, Kitai K, Furukawa S, Yamamoto S, Senba H, Kanzaki S, Deguchi A, Koizumi M, Ishihara T, Miyaoka H, Yoshida O, Hirooka M, Kumagi T, Abe M, Matsuura B, Hiasa Y: Cigarette smoking is a risk factor for the onset of fatty liver disease in nondrinkers: A longitudinal cohort study. PLoS One. 2018 Apr 17;13(4):e0195147.
6.  Tohidi M, Hasheminia M, Mohebi R, Khalili D, Hosseinpanah F, Yazdani B, Nasiri AA, Azizi F, Hadaegh F: Incidence of chronic kidney disease and its risk factors, results of over 10 year follow up in an Iranian cohort. PLoS One. 2012;7(9):e45304.
7. Egeberg A, Skov L: Management of cardiovascular disease in patients with psoriasis. Expert Opin Pharmacother. 2016 Aug;17(11):1509-16.
8. Nelson PA, Kane K, Chisholm A, Pearce CJ, Keyworth C, Rutter MK, Chew-Graham CA, Griffiths CE, Cordingley L; IMPACT Team (Identification and Management of Psoriasis-Associated Co-morbidiTy): 'I should have taken that further' - missed opportunities during cardiovascular risk assessment in patients with psoriasis in UK primary care settings: a mixed-methods study. Health Expect. 2016 Oct;19(5):1121-37.
9. Hayashi S, Shimaoka Y, Hamasaki Y, Hatamochi A: Palmoplantar pustulosis and pustulotic arthro-osteitis treatment with potassium iodide and tetracycline, a novel remedy with an old drug: a review of 25 patients. Int J Dermatol. 2017 Aug;56(8):889-893).
10. Lønnberg AS, Skov L, Skytthe A, Kyvik KO, Pedersen OB, Thomsen SF: Smoking and risk for psoriasis: a population-based twin study. Int J Dermatol. 2016 Feb;55(2):e72-8.
11. Groot J, Nybo Andersen AM, Blegvad C, Pinot de Moira A, Skov L: Prenatal, infantile, and childhood tobacco exposure and risk of pediatric psoriasis in the Danish National Birth Cohort offspring. J Am Acad Dermatol. 2020 Jan 20.
12. Ghulam Hassan Bhat, Sadaf Guldin, Mosin Saleem Khan, Mir Yasir, Ganesh Prasad: Vitamin D status in Psoriasis: impact and clinical correlations. BMC Nutr. 2022 Oct 19;8(1):115. 
13. Y Liang, J L Shao, S H Ge: [Research advances in the interaction of periodontitis and psoriasis]. Zhonghua Kou Qiang Yi Xue Za Zhi. 2021 Jun 9;56(6):591-597.
14. Naldi L: Psoriasis and smoking: links and risks. Psoriasis (Auckl). 2016 May 27;6:65-71.
Guglielmo Lauro
(medico)
vedi anche:

sabato 29 settembre 2018

29.09.2018 World Heart Day - cosa posso fare per prendermi cura del MIO CUORE... e del TUO CUORE?

Il tuo cuore ha iniziato a battere circa 3 settimane dopo che sei stato concepito e se vivi oltre 80 anni avrà battuto oltre 40 milioni di volte. Non c'è pompa meccanica che garantisca tali prestazioni senza manutenzione!
Nella giornata mondiale del cuore si chiede di fare una promessa, per il proprio cuore e per il cuore di tutti, impegnandosi a mangiare in maniera salutare, a fare più esercizio, a incoraggiare i propri bambini ad essere più attivi, e poi a dire di no al fumo e ad aiutare a smettere di fumare. Lavorando in tal senso i professionisti sanitari dovrebbero impegnarsi a salvare più vite e i politici ad attuare un piano d'azione per le malattie non trasmissibili.
La giornata mondiale del cuore mira a mantenere una vita sana soprattutto attraverso la prevenzione del principale fattore di rischio di morti premature, di malattie cardiache e di ictus: il fumo di tabacco.
L'impatto del fumo sul sistema cardiovascolare si manifesta attraverso l'aumento della glicemia, della pressione arteriosa e del grasso viscerale. Dunque, prometti di dire no al tuo fumo e a quello degli altri! L'esposizione al fumo passivo è anche una causa di malattie cardiache nei non fumatori!

Segue un elenco dei benefici sul sistema cardiovascolare derivanti dalla cessazione del fumo:
  • Entro 20 minuti: La pressione arteriosa e la frequenza cardiaca si normalizzano.
  • Entro 8 ore: Vi è una riduzione del 50% dei livelli di CO e di nicotina nel sangue. L'ossigenazione del sangue tende alla normalità. I rischi di infarto al miocardio iniziano a diminuire, e iniziano a ridursi il rischio di eventuali aritmie.
  • Entro 1 anno: Il rischio di malattie cardiovascolari si riduce del 50%.
  • Entro 2 anniIl rischio di malattia coronarica è notevolmente ridotto
  • Entro 5 anniIl rischio di emorragia cerebrale scende di oltre il 40%
  • Entro 15 anniIl rischio di malattie cardiovascolari (es. infarto) è pressoché pari a quello di coloro che non hanno mai fumato.
Guglielmo Lauro
(medico)

venerdì 21 settembre 2018

21.09.18 Giornata mondiale dell'Alzheimer: un nuovo caso di demenza ogni 3 secondi e una morte per fumo di tabacco ogni 6 secondi!


Il 21 settembre è la giornata mondiale della malattia di Alzheimer; tema di quest'anno è "Every 3 seconds" in riferimento al dato epidemiologico che nel mondo ogni 3 secondi qualcuno sviluppa demenza. Tra le varie forme di demenza, la più diffusa è la malattia di Alzheimer.
La demenza è attualmente considerata una delle maggiori sfide in campo medico a livello globale. Il numero sempre crescente di casi, insieme alla mancanza di cure che modificano la malattia e all'impatto socioeconomico della sua gestione, rappresentano una seria minaccia alla sostenibilità del nostro sistema sanitario. Studi recenti hanno dimostrato che la prevenzione dei noti fattori di rischio vascolare, come fumo, ipertensione, diabete, obesità, vita sedentaria, sono in grado di ridurre l’incidenza di demenza. 
L'Italia è attualmente il secondo paese, dopo la Germania, con la più alta percentuale di anziani (≥65 anni) in Europa, con circa 1 milione di soggetti affetti da demenza (1). Tuttavia, il problema della prevenzione primaria non è ancora incluso in un piano nazionale sulla demenza, né nel piano di azione europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili (1). Sarebbe dunque importante iniziare a lavorare almeno sulla prevenzione dei fattori di rischio modificabili quali il fumo, la sedentarietà, la bassa scolarità, l'assunzione di alcol. Altrettanto importante è conoscere i fattori di protezione: stile alimentare sano (dieta mediterranea), mantenere allenato il fisico e il cervello, mantenere buone relazioni sociali.

È stato osservato che il fumo cronico di sigarette è associato ad una serie di alterazioni osservabili attraverso tecniche di Risonanza Magnetica:
  • alterazioni morfologiche (atrofia, assottigliamento corticale) e riduzione dell'irrorazione delle regioni corticali anteriori coinvolte nei disturbi da addiction (la corteccia cingolata anteriore, la corteccia orbitofrontale, la corteccia prefrontale dorsale e l'insula) (2).
  • riduzione del flusso sanguigno nelle regioni posteriori del cervello che nei fumatori cronici mostrano delle aberrazioni morfologiche (bassa densità di materia grigia nel cingolo posteriore) e metaboliche (2).
  • elevata deposizione di beta-amiloide come quella che spesso si riscontra precocemente nella malattia di Alzheimer (2).

Peraltro, è stato rilevato che maggiori sono gli anni di vita da fumatore minore è la perfusione cerebrale (2).
Un grosso studio durato 23 anni e nel corso del quale sono stati osservati 21123 volontari, ha rilevato che chi fuma due o più pacchetti di sigarette al giorno vede aumentare il rischio di Alzheimer a più del 157% e quello di demenza vascolare a più del 172% (3).
Una recente ricerca ha rilevato una interazione tra il fumo di tabacco e lo stato di portatore della variante ε4 di apolipoproteina E (APOE) (4), che rappresenta il più forte fattore di rischio genetico per esordio tardivo (dopo i 65 anni) di morbo di Alzheimer.
Recenti ricerche hanno evidenziato che soggetti con malattia di Alzheimer e demenza vascolare presentano livelli sierici di vitamina D significativamente inferiori rispetto a pazienti senza demenza (5). In questi casi, non è da escludere un possibile ruolo del fumo di sigaretta. Infatti, è noto che il consumo di tabacco è sovente causa di riduzione dei valori circolanti di vitamina D. Pertanto, la deplezione di questo importante neuro-nutriente indotta dal fumo potrebbe costituire uno dei fattori che concorrono all'insorgenza e alla progressione delle forme degenerative del sistema nervoso centrale.
Smettere di fumare ha un notevole valore di prevenzione della demenza; infatti, studi di metanalisi hanno rilevato che se da un lato i fumatori mostrano un aumento del rischio di demenza, dall'altro la cessazione del fumo diminuisce il rischio che può diventare pari a quello dei mai fumatori (6).

1. Mayer F, Di Pucchio A, Lacorte E, Bacigalupo I, Marzolini F, Ferrante G, Minardi V, Masocco M, Canevelli M, Di Fiandra T, Vanacore N: An Estimate of Attributable Cases of Alzheimer Disease and Vascular Dementia due to Modifiable Risk Factors: The Impact of Primary Prevention in Europe and in Italy. Dement Geriatr Cogn Dis Extra. 2018 Feb 21;8(1):60-71.
2. Durazzo TC, Meyerhoff DJ, Murray DE: Comparison of Regional Brain Perfusion Levels in Chronically Smoking and Non-Smoking Adults. Int J Environ Res Public Health. 2015 Jul 16;12(7):8198-213.
3. Rusanen M, Kivipelto M, Quesenberry CP Jr, Zhou J, Whitmer RA: Heavy smoking in midlife and long-term risk of Alzheimer disease and vascular dementia. Department of Neurology, University of Eastern Finland, Kuopio, Finland. Arch Intern Med. 2011 Feb 28;171(4):333-9
4. Durazzo TC, Mattsson N, Weiner MW3; Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative: Interaction of Cigarette Smoking History With APOE Genotype and Age on Amyloid Level, Glucose Metabolism, and Neurocognition in Cognitively Normal Elders. Nicotine Tob Res. 2015 Apr 6.
5. André Janse, Ondine van de Rest, Lisette C P G M de Groot, Renger F Witkamp: The Association of Vitamin D Status with Mild Cognitive Impairment and Dementia Subtypes: A Cross-Sectional Analysis in Dutch Geriatric Outpatients. J Alzheimers Dis. 2023;91(4):1359-1369.
6. Zhong G, Wang Y, Zhang Y, Guo JJ, Zhao Y: Smoking is associated with an increased risk of dementia: a meta-analysis of prospective cohort studies with investigation of potential effect modifiers. PLoS One. 2015 Mar 12;10(3):e0118333.
Guglielmo Lauro
(medico)

mercoledì 1 agosto 2018

01-07.08.2018 - Settimana mondiale dell'allattamento al seno (World Breastfeeding Week WBW): Il tuo piccolo è più prezioso di una fastidiosa dipendenza. Smetti di fumare!

L'allattamento al seno fornisce al bambino nutrizione e immunità per combattere malattie e infezioni che potrebbe contrarre dall'ambiente esterno. Stando ad alcune recenti ricerche, così come è importante smettere di fumare in gravidanza, lo è ancora di più durante l'allattamento al seno; d'altra parte è noto che la nicotina trasferita nel latte materno è più del doppio di quella trasferita nel siero materno (1).
Entrambi i genitori dovrebbero limitare l'esposizione al fumo di tabacco, prima e dopo la nascita dei figli poiché, secondo diversi studi, la suddetta esposizione è associata ad un aumentato rischio di leucemia linfoide e mieloide infantile (2). Inoltre, è stato riscontrato che il forte fumo paterno durante il periodo del concepimento rappresenta un fattore di rischio per leucemia linfoide infantile (3, 4, 5).
Le alterazioni dei geni (delezioni genomiche leucemogene) non sono ereditate dai genitori, ma vengono acquisite dalle cellule immunitarie del bambino i cui genitori fumano sia durante la gravidanza che dopo la nascita (5). 
Per ogni 5 sigarette al giorno fumate dalla madre o dal padre prima del concepimento è stato associato un aumento del 7% e dell'8% rispettivamente del numero di delezioni (5).
Per ogni 5 sigarette al giorno fumate durante la gravidanza, è stato osservato un aumento del 22% di delezioni (5).
Per ogni 5 sigarette fumate al giorno durante l’allattamento, è stato registrato un aumento del numero di delezioni del 74% (5).
La prevenzione della ricaduta del fumo nel periodo postpartum è essenziale poiché, secondo recenti studi, una percentuale pari al 50% delle donne che hanno smesso durante la gravidanza riprendono a fumare nei 6 mesi successivi al parto (6).
I bambini la cui madre fuma spesso sperimentano più coliche e altri disturbi digestivi (diarrea, vomito, nausea e crampi addominali), nonché disturbi del sonno (riduzione del sonno, alterazioni del ritmo sonno veglia) (1). 
Dunque, coloro che fumano tabacco durante l'allattamento rappresentano una seria minaccia alla propria salute e alla salute dei loro bambini.
Il tuo piccolo è più prezioso di una fastidiosa dipendenza. Smetti di fumare!

1. Mennella JA, Yourshaw LM, Morgan LK: Breastfeeding and smoking: short-term effects on infant feeding and sleep. Pediatrics. 2007 Sep;120(3):497-502
2. Metayer C, Zhang L, Wiemels JL, Bartley K, Schiffman J, Ma X, Aldrich MC, Chang JS, Selvin S, Fu CH, Ducore J, Smith MT, Buffler PA: Tobacco smoke exposure and the risk of childhood acute lymphoblastic and myeloid leukemias by cytogenetic subtype. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2013 Sep;22(9):1600-11.
3. Milne E, Greenop KR, Scott RJ, Bailey HD, Attia J, Dalla-Pozza L, de Klerk NH, Armstrong BK: Parental prenatal smoking and risk of childhood acute lymphoblastic leukemia. Am J Epidemiol. 2012 Jan 1;175(1):43-53.
4. Orsi L, Rudant J, Ajrouche R, Leverger G, Baruchel A, Nelken B, Pasquet M, Michel G, Bertrand Y, Ducassou S, Gandemer V, Lutz P, Saumet L, Moreau P, Hemon D, Clavel J: Parental smoking, maternal alcohol, coffee and tea consumption during pregnancy, and childhood acute leukemia: the ESTELLE study. Cancer Causes Control. 2015 Jul;26(7):1003-17.
5. de Smith AJ, Kaur M, Gonseth S, Endicott A, Selvin S, Zhang L, Roy R, Shao X, Hansen HM, Kang AY, Walsh KM, Dahl GV, McKean-Cowdin R, Metayer C, Wiemels JL: Correlates of Prenatal and Early-Life Tobacco Smoke Exposure and Frequency of Common Gene Deletions in Childhood Acute Lymphoblastic Leukemia. Cancer Res. 2017 Apr 1;77(7):1674-1683.
6. Underner M, Pourrat O, Perriot J, Peiffer G, Jaafari N: [Smoking cessation and pregnancy]. Gynecol Obstet Fertil Senol. 2017 Oct;45(10):552-557.
Guglielmo Lauro
(medico)

venerdì 6 luglio 2018

06.07.18 International Kissing Day 2018: "se baci un fumatore ...te ne accorgi!"

Sia che si tratti di un bacio amichevole o di un bacio appassionato, l'International Kissing Day (Giornata Internazionale del Bacio) dal 6 luglio 1990 celebra tutte le varietà di questa piacevole attività che ci dona serenità e pace. Una forma di comunicazione interculturale che ha lo stesso significato in ogni Paese del mondo. Tuttavia il nemico numero uno del bacio è l'alitosi, specie se da fumo; chi non fuma la avverte subito e un semplice bacio si può trasformare in un’esperienza davvero fastidiosa. La chimica olfattoria e gustativa costituisce uno degli elementi inconsci più importanti di compatibilità fra i partner. Anzi il bacio può rappresentare uno strumento che interviene nella scelta del partner; esso, infatti, veicolando informazioni gustative e olfattive ci fornisce inconsciamente degli importanti elementi di compatibilità biologica, nonché sullo stato generale di salute del partner. I fumatori tendono a perdere sensibilità olfattiva e gustativa e spesso non si rendono conto di emanare cattivo odore dal respiro, cosicché tendono a perdere potenziali partner. 
“Bacia un non fumatore, senti la differenza”: Nei primi anni '80 è stato proposto questo slogan dal Parlamento europeo a Strasburgo, in Francia, nell'ambito della prevista campagna contro il fumo, per evidenziare la “perdita di prestigio sociale” (1). Forse dopo oltre 30 anni di campagne antifumo questo messaggio rimane tra i più attuali e convincenti.

1. Dopson L: Resolution realized. Kiss a non smoker...enjoy the difference! Nurs Times. 1981 Jan 8;77(2):56.
Guglielmo Lauro
(medico)

martedì 5 giugno 2018

05.06.2018 Giornata Mondiale dell'Ambiente - World Environment Day (WED): l'impatto ambientale del tabacco

L'impatto ambientale del tabacco è molto rilevante: i danni sull'ambiente sono tanto disastrosi quanto quelli che si evidenziano sulla salute umana. Anzi il tabacco rappresenta una delle più grandi minacce alla salute della nostra biosfera ed incide su vari livelli: coltivazione, lavorazione/produzione, consumo, smaltimento.
Nella fase di coltivazione, le piante di tabacco necessitano di quantità molto elevate di sostanze nutritive, tanto che impoveriscono notevolmente il terreno. Infatti, dopo la raccolta del tabacco si evita di riutilizzare lo stesso terreno per i due anni successivi altrimenti si avrebbe una produzione di pessima qualità, ma non può essere neanche utilizzato per grano o cereali, al massimo sullo stesso terreno si possono coltivare tuberi. Quindi per ottenere facilmente grandi e sistematiche coltivazioni di tabacco di qualità si impiegano terreni preferibilmente vergini, magari anche abbattendo foreste pur di far posto a nuove colture di tabacco. Si calcola che ogni anno si abbattono circa 2 milioni e mezzo di ettari di foresta per coltivare tabacco. Tutto questo accelera il deterioramento del suolo, porta alla desertificazione, mette a rischio oltre 2 milioni di specie animali, riduce la sicurezza dei territori per l'aumentato rischio di alluvioni, frane e smottamenti e mette in crisi intere comunità locali. Peraltro, la coltivazione di piante di tabacco si pone in diretta concorrenza con la coltivazione di prodotti alimentari che invece potrebbero sfamare le popolazioni le quali invece sono coinvolte nella coltivazione, raccolta e lavorazione del tabacco. In altre parole, il tabacco impoverisce sia i terreni sia coloro che sono coinvolti nella lavorazione del tabacco; infatti, la tabacchicoltura richiede un certo impegno economico per l'acquisto di grosse quantità di concimi chimici (fosfati, sostanze azotate e potassio), antiparassitari e pesticidi. Quindi i terreni oltre ad essere impoveriti sono anche contaminati da numerose sostanze chimiche che poi vanno ad inquinare anche le risorse idriche locali. 
Per quanto riguarda i processi di lavorazione/produzione del tabacco da fumo vengono abbattuti ettari ed ettari di foreste in modo da avere legna da ardere per essiccare le foglie di tabacco; il conseguente utilizzo di alberi come combustibili e la deforestazione sono causa di aumento della CO2 nell'atmosfera e quindi dei cambiamenti climatici. Inoltre, all'aumento della CO2 contribuiscono anche i non rari incendi innescati da mozziconi di sigaretta.
Il consumo delle sigarette concorre all'inquinamento ambientale in maniera diretta, degradando la qualità dell'aria (attraverso i gas, le polveri sottili e le numerose sostanze tossiche che si sprigionano dalla combustione), ed in maniera indiretta, attraverso i mozziconi che sono un rifiuto tossico che entrando in contatto con l'acqua libera gran parte delle sostanze tossiche in esso concentrate. 
I mozziconi di sigaretta sono costituiti da acetato di cellulosa, materiale che tende a disperdersi in pezzi più piccoli, senza mai degradarsi completamente e partecipa al carico nocivo dei prodotti da fumo.
Guglielmo Lauro

giovedì 31 maggio 2018

31.05.2018 World No Tobacco Day 2018: "Tabacco e malattia cardiaca: scegli la salute, non il tabacco"

Nella Giornata Mondiale senza Tabacco 2018 si focalizza l'attenzione su "Tabacco e malattia cardiaca" e si sottolinea l'impatto sulla salute pubblica delle malattie cardiovascolari fumo-correlate che rappresentano le principali cause di morte a livello mondiale.

Un recente studio di metanalisi ha evidenziato che più si fuma maggiore è il rischio di fibrillazione atriale, l'aritmia cardiaca più comune, con un aumento di circa il 14% del rischio di fibrillazione atriale per ogni 10 sigarette fumate al giorno (1). Rispetto alle persone che non avevano mai fumato, i fumatori attuali avevano un aumento del 32% del rischio e gli ex fumatori del mediamente del 9%, il che fornisce un’ulteriore prova della relazione dose-risposta (1).


In effetti ciò si spiega con il fatto che il fumo di tabacco notoriamente incrementa i fattori di rischio per la fibrillazione atriale (diabete, malattia polmonare ostruttiva, malattia coronarica, insufficienza cardiaca, aumento della frequenza cardiaca a riposo, ipertensione arteriosa) (1). Peraltro, è stato rilevato che la nicotina ha effetti diretti sulla conduzione del canale ionico atriale del miocita, bloccando la corrente K + esterna, che può portare a un ritardo della ripolarizzazione ventricolare o al prolungamento del periodo refrattario effettivo (2). Inoltre, il fumo di sigaretta è stato anche associato ad un aumento della fibrosi atriale, che può portare ad aritmie atriali rallentando la conduzione dell'impulso elettrico nel tessuto cardiaco (3).
Infine, per quanto riguarda l'aumento del rischio di ipertensione nel fumatore, esso può essere in parte attribuito oltre che alla vasocostrizione indotta dalla nicotina anche ai bassi livelli di vitamina D indotti dall’esposizione al fumo di tabacco (4).


In Italia non accenna a diminuire il numero totale di fumatori che anzi è in leggero aumento rispetto allo scorso anno (passando dal 22,3% del 2017 al 23,3% del 2018). Il serbatoio di riserva del tabagismo appare costituito dai giovani. Ecco l'identikit del giovane fumatore: maschio, di istituto professionale e liceo artistico, con una percezione del proprio rendimento scolastico mediocre o appena sufficiente e i cui genitori hanno un livello di istruzione medio-basso e che non controllano le spese dei figli.
I dati dell'Osservatorio Fumo Alcol e Droga (OssFAD) consentono di evidenziare come il fumo rappresenti un trampolino di lancio per i consumi di droghe illegali e alcolici. Infatti, risulta che circa i 2/3 dei fumatori abituali ha fumato almeno una volta cannabis nell'ultimo anno rispetto al 2% dei non fumatori; peraltro, anche il consumo di altre droghe appare nettamente maggiore nei fumatori. E, inoltre, si riscontra nei fumatori abituali un marcato consumo di alcolici: il 12% dichiara tre o più episodi di binge drinking (ovvero di perdita di controllo ubriacandosi) nell'ultimo mese. Riguardo agli stili di vita dei fumatori abituali si rileva un notevole incremento di assunzione di energy drink (quasi triplicato) e minore impegno in attività sportive.
Sono dunque necessari interventi sinergici famiglia-scuola. Gli interventi sul ruolo protettivo della famiglia dovrebbero mirare a ridurre il numero di genitori fumatori, a migliorare la relazione e il dialogo genitore-figlio con genitori più presenti alle problematiche dei loro figli e a creare case libere dal fumo.
Nella scuola si dovrebbe rispettare maggiormente il divieto di fumo estendendolo anche alle pertinenze esterne, ottenere il rispetto della norma antifumo da parte degli insegnanti, attivare programmi di prevenzione scolastica, potenziare il livello di istruzione favorendo le cosiddette competenze per la vita (life skills) ed intervenire precocemente (già dalla scuola primaria).
Insomma, le economie legate alle forme di dipendenza come il tabacco si confermano fra le più stabili, sebbene esse siano contrastate dalle campagne antifumo, dai crescenti divieti e dall'aumento delle tasse; inoltre, la crescente diffusione di dispositivi elettronici per lo svapo della nicotina rappresenta un giro di affari aggiuntivo di un mercato che si evolve e non conosce crisi.

1. Aune D, Schlesinger S, Norat T, Riboli E: Tobacco smoking and the risk of atrial fibrillation: A systematic review and meta-analysis of prospective studies. Eur J Prev Cardiol. 2018 Jan 1:2047487318780435.
2. Wang H, Shi H, Zhang L: Nicotine is a potent blocker of the cardiac A-type K(+) channels. Effects on cloned Kv4.3 channels and native transient outward current. Circulation 2000; 102: 1165–1171. 
3. Goette A, Lendeckel U, Kuchenbecker A: Cigarette smoking induces atrial fibrosis in humans via nicotine. Heart 2007; 93: 1056–1063.
4.  Zuxiang Wu, Yingxing Wu, Jingan Rao, Huan Hu, Chenxi Wang, Ji Wu, Yumeng Shi, Yang Fu, Xiaoshu Cheng, Ping Li: Associations among vitamin D, tobacco smoke, and hypertension: A cross-sectional study of the NHANES 2001-2016. Hypertens Res. 2022 Dec;45(12):1986-1996.
Guglielmo Lauro
(medico)
Vedi anche:

lunedì 2 aprile 2018

2 aprile 2018: giornata mondiale di sensibilizzazione sull'autismo (World Autism Awareness Day): studi sulla relazione fra autismo e fumo!

I pazienti con patologie di interesse psichiatrico sono più spesso fumatori, ma ciò non vale negli individui con disturbo dello spettro autistico (ASD) per i quali vi è una bassa prevalenza del fumo di tabacco (1). 
Tuttavia non va sottovalutato il ruolo del fumo di tabacco nell'autismo, patologia spesso definita emergente per le caratteristiche di crescente incidenza e per l'ingravescente impatto che esercita a livello familiare e sociale.
Le recenti statistiche sull’incidenza dell’autismo elaborate dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC, 2012) riportano che negli Stati Uniti d'America un bambino su 88 ha un disturbo dello spettro autistico con un incremento di 10 volte negli ultimi 40 anni. Studi accurati hanno mostrato come questo incremento possa essere solo in parte spiegato da un miglioramento nel processo diagnostico e da una maggiore consapevolezza. Infatti, iniziano ad essere chiamati in causa da recenti studi anche l'ambiente e gli stili di vita della famiglia d'origine (2).
Un studio dello scorso anno ha riscontrato un aumentato rischio di ASD in coloro che sono stati esposti nel periodo pre e post-natale all'esposizione di particolato sottile (PM2,5) (3). 
Il tema di quest'anno, Empowering Women and Girls with Autism, mette in evidenza l'importanza dell'emancipazione di donne e ragazze con autismo, contro ogni forma di discriminazione. Allo stesso modo sarebbe importante responsabilizzare tutte le donne e le ragazze sul tema dell'autismo. Infatti, sono state individuate delle influenze transgenerazionali dell'autismo che mostrano un particolare coinvolgimento delle ragazze e delle donne di oggi nonché delle nonne di domani; in altre parole, di coloro che, in qualità di madri, detengono la trasmissione del DNA mitocondriale.
Infatti, un recente studio ha evidenziato che se la nonna materna fuma aumenta del 53% il rischio che i suoi nipoti possano presentare un disturbo dello spettro autistico (4). Ciò risulta spiegabile attraverso la trasmissione del DNA mitocondriale che avviene di generazione in generazione attraverso la cellula uovo materna (5).
Le mutazioni del DNA mitocondriale indotte dal fumo sembrerebbero lievi nella prima generazione in cui si rileva solo un aumento dell’incidenza di sindrome di Asperger (6), una patologia che presenta molte similitudini con l'autismo ma senza ritardo mentale (condizione nota anche come High Functioning Autism). Nella successiva generazione, per il probabile accumulo di mutazioni nel DNA mitocondriale e/o per una sorta di "risposta adattiva" rispetto al fumo, il nipote appare più reattivo rispetto all'autismo.
Dunque, fermo restando l'importanza di mettere in luce le sfide affrontate da donne e ragazze con autismo, una delle cose migliori che tutte le donne in salute possano fare per i propri bambini (e per i loro eventuali futuri nipoti!) consiste nel proteggerli dall'esposizione al fumo soprattutto evitando il fumo in gravidanza.

1. Bejerot S, Nylander L: Low prevalence of smoking in patients with autism spectrum disorders. Psychiatry Res. 2003 Jul 15;119(1-2):177-82)
2. Qin YY, Jian B, Wu C, Jiang CZ, Kang Y, Zhou JX, Yang F, Liang Y: A comparison of blood metal levels in autism spectrum disorder and unaffected children in Shenzhen of China and factors involved in bioaccumulation of metals. Environ Sci Pollut Res Int. 2018 Apr 22.
3. Talbott EO, Arena VC, Rager JR, Clougherty JE, Michanowicz DR, Sharma RK, Stacy SL: Fine particulate matter and the risk of autism spectrum disorder. Environ Res. 2015 Jul;140:414-20.
4. Golding J, Ellis G, Gregory S, Birmingham K, Iles-Caven Y, Rai D, Pembrey M: Grand-maternal smoking in pregnancy and grandchild's autistic traits and diagnosed autism. Sci Rep. 2017 Apr 27;7:46179.
5. Pirini F, Guida E, Lawson F, Mancinelli A, Guerrero-Preston R: Nuclear and mitochondrial DNA alterations in newborns with prenatal exposure to cigarette smoke. Int J Environ Res Public Health. 2015 Jan 22;12(2):1135-55.
6. Kalkbrenner AE, Braun JM, Durkin MS, Maenner MJ, Cunniff C, Lee LC, Pettygrove S, Nicholas JS, Daniels JL: Maternal smoking during pregnancy and the prevalence of autism spectrum disorders, using data from the autism and developmental disabilities monitoring network. Environ Health Perspect. 2012 Jul;120(7):1042-8.
Lauro Guglielmo
(medico)

martedì 6 marzo 2018

8 marzo 2018 - giornata internazionale della donna (international women's day) #PressforProgress ma anche #QuitforProgress!

Oggi la parola chiave per esprimere l'indice delle pari opportunità è il glass-ceiling index (GCI); letteralmente "indice del soffitto di cristallo" ovvero quella barriera apparentemente insormontabile e invisibile che impedisce alle donne l'avanzamento professionale verso le posizioni apicali; infatti, le donne arrivate ad un certo punto della carriera rimarrebbero bloccate dal cosiddetto soffitto di cristallo. Ogni anno in occasione dell'8 marzo il noto settimanale inglese, The Economist, pubblica il report del glass-ceiling index dei Paesi membri dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Tale indice è ottenuto combinando i seguenti parametri: istruzione superiore, partecipazione alla forza lavoro, stipendio percepito, spese per la cura dei bambini, diritti di maternità, richieste di partecipazione a "business school", rappresentanza in posti di lavoro di alto livello.
Secondo le ultime statistiche del GCI risulta che nei Paesi OCSE le donne stanno gradualmente progredendo nel superamento del suddetto soffitto di cristallo, grazie a un lento ma costante miglioramento delle loro condizioni di lavoro, ed in questa classifica l’Italia si colloca al 17° posto, poco sopra la media OCSE e meglio di Paesi come Germania o Stati Uniti.

Il tema dell'8 marzo 2018 è #PressforProgress, cioè #SpingiperProgredire come invito a progredire verso la parità di genere e dunque a rompere il cosiddetto soffitto di cristallo. A tale proposito, un recente studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indagato la relazione tra il "potenziamento di genere" (gender empowerment) e propensione al fumo di tabacco tra le donne ed ha rilevato che nei Paesi UE, dove le pari opportunità hanno registrato i maggiori progressi, le donne fumano di più. Bisogna a questo proposito ricordare che il fumo di tabacco può costituisce senza ombra di dubbio l'inquinante delle pari opportunità, nel senso che, senza risparmiare niente e nessuno, riesce a causare ogni genere di danno biologico. In tal modo il fumo promuove un finto paritarismo al ribasso che appunto svilisce il concetto di parità di genere. Quindi, se è importante spingere per progredire è altrettanto importante smettere di fumare per progredire; dunque, #PressforProgress ma anche #QuitforProgress.
Lauro Guglielmo

mercoledì 28 febbraio 2018

28.02.2018 Giornata delle Malattie Rare. Se non ci fosse il fumo sarebbe ancora più rara: Istiocitosi Polmonare a Cellule di Langerhans (PLCH)




L'ultimo giorno del mese di febbraio si celebra la Giornata delle Malattie Rare; in tale occasione si vuole dare visibilità ad una malattia rara che si osserva quasi esclusivamente nei fumatori, l'Istiocitosi Polmonare a Cellule di Langerhans (PLCH). 
L'Istiocitosi a Cellule di Langerhans (LCH), può interessare organi isolati (principalmente i polmoni (PLCH), la cute, le ossa, l'ipofisi e i linfonodi) o più organi insieme. Nella maggior parte dei casi la forma polmonare è isolata.
Il quadro clinico della PLCH è rappresentato da tosse secca (50-70%), ridotta tolleranza all'esercizio (40-80%), dispnea da sforzo (40-87%), affaticamento (50-80%), perdita di peso (20-30%), dolore al torace (10–30%), sudorazione notturna (10–20%) e febbre (10–15%) (1). Circa il 10-30% dei pazienti affetti viene diagnosticato a seguito di pneumotorace accidentale (1).
Il fumo di sigaretta produce marcate alterazioni nel parenchima polmonare e nella popolazione di cellule immunitarie e infiammatorie presenti nel tratto respiratorio inferiore (2). Più in particolare la nicotina incrementa:
a) la secrezione di GM-CSF (Granulocyte-Macrophage Colony-Stimulating Factor = Fattore di crescita dei granulociti e dei macrofagi);
b) la produzione di osteopontina da parte dei macrofagi dell'epitelio bronchiolare (4, 5).
Il GM-CSF è responsabile di un iniziale accumulo di numerose cellule di Langerhans le quali possono organizzarsi in lesioni granulomatose che attaccano le pareti dei bronchioli distali distruggendoli (3); ne possono conseguire insufficienza respiratoria cronica e pneumotorace (4).
Secondo recenti studi l'incrementata produzione di osteopontina promuoverebbe l'accumulo di macrofagi e cellule di Langerhans (5). Le suddette alterazioni, indotte dal fumo di tabacco, fanno sì che la PLCH si manifesti quasi esclusivamente nei fumatori (2, 6); anzi il fumo sembra essere il fattore di rischio più importante per tale patologia (7). Peraltro, i pazienti affetti da PLCH coinvolti nel fumo di tabacco presentano generalmente un grado di dipendenza molto elevato (8) ovvero un disturbo da uso di tabacco di grado grave (sec. il DSM-5). In effetti, tali pazienti spesso persistono nel fumo nonostante la diagnosi e mostrano difficoltà significative a smettere di fumare rientrando nella categoria dei cosiddetti fumatori difficili (9). La cessazione del fumo in tali pazienti è fortemente consigliata anche per l'aumentato rischio di sviluppare carcinoma broncogeno (10). Va osservato che la cessazione del fumo di tabacco nei pazienti con PLCH porta spesso ad un miglioramento spontaneo della malattia (11, 12); anzi, smettere di fumare sembra la misura terapeutica più importante (7, 13). È dunque fondamentale che i pazienti con Istiocitosi a cellule di Langerhans (LCH) siano informati sulla morbilità polmonare correlata al fumo (14) e di come il fumo sia un fattore di rischio nello sviluppo di PLCH (15). È importante sapere che la gravidanza in pazienti con PLCH è sicura e non associata a deterioramento della funzionalità polmonare o ossigenazione del sangue (16); ciò non vuol dire che il nascituro non risenta degli effetti negativi del fumo materno. Comunque per le donne con PLCH viene raccomandato il parto con taglio cesareo a causa della maggiore probabilità di pneumotorace (1). Tuttavia si sottolinea, che anche esporre un bambino piccolo al fumo passivo di sigaretta può rappresentare un significativo fattore di rischio sia per la patogenesi che per un eventuale successivo sviluppo di PLCH anche stesso in età pediatrica (1, 17).

1. Elzbieta Radzikowska: Update on Pulmonary Langerhans Cell Histiocytosis. Front Med (Lausanne). 2021 Mar 8;7:582581. 
2. Hance AJ, Basset F, Saumon G, Danel C, Valeyre D, Battesti JP, Chrétien J, Georges R: Smoking and interstitial lung disease. The effect of cigarette smoking on the incidence of pulmonary histiocytosis X and sarcoidosis. Ann N Y Acad Sci. 1986;465:643-56.
3. Tazi A, Soler P, Hance AJ: [Pathogenesis of adult pulmonary Langerhans-cell histiocytosis]. Rev Mal Respir. 1999 Apr;16(2):151-9.
4. Mendez JL, Nadrous HF, Vassallo R, Decker PA, Ryu JH: Pneumothorax in pulmonary Langerhans cell histiocytosis. Chest. 2004 Mar;125(3):1028-32.
5. Prasse A, Stahl M, Schulz G, Kayser G, Wang L, Ask K, Yalcintepe J, Kirschbaum A, Bargagli E, Zissel G, Kolb M, Müller-Quernheim J, Weiss JM, Renkl AC: Essential role of osteopontin in smoking-related interstitial lung diseases. Am J Pathol. 2009 May;174(5):1683-91.
6. Travis WD, Borok Z, Roum JH, Zhang J, Feuerstein I, Ferrans VJ, Crystal RG: Pulmonary Langerhans cell granulomatosis (histiocytosis X). A clinicopathologic study of 48 cases. Am J Surg Pathol. 1993 Oct;17(10):971-86.
7. Harari S, Comel A: Pulmonary Langerhans cell Histiocytosis. Sarcoidosis Vasc Diffuse Lung Dis. 2001 Oct;18(3):253-62.
8. Tazi A, de Margerie C, Naccache JM, Fry S, Dominique S, Jouneau S, Lorillon G, Bugnet E, Chiron R, Wallaert B, Valeyre D, Chevret S: The natural history of adult pulmonary Langerhans cell histiocytosis: a prospective multicentre study. Orphanet J Rare Dis. 2015 Mar 14;10:30.
9. J Perriot, M Underner, G Peiffer, P Arvers: [Smoking cessation in smokers with pulmonary Langerhans cell histiocytosis - considerations from the management of ten patients]. Rev Mal Respir. 2021 Jan 27;S0761-8425(21)00002-4.
10. Sadoun D, Vaylet F, Valeyre D, Natali F, Georges R, Allard P, Battesti JP: Bronchogenic carcinoma in patients with pulmonary histiocytosis X. Chest. 1992 Jun;101(6):1610-3.
11. Akçay S, Eyüboglu FO, Arícan A, Demírhan B: Effect of pulse steroid therapy in a patient with Langerhans' cell histiocytosis. Respirology. 2001 Dec;6(4):357-60.
12. Mogulkoc N, Veral A, Bishop PW, Bayindir U, Pickering CA, Egan JJ: Pulmonary Langerhans' cell histiocytosis: radiologic resolution following smoking cessation. Chest. 1999 May;115(5):1452-5.
13. Mayer D, Gadient G, Kuhn M: [A rare interstitital lung disease in two smokers]. Praxis (Bern 1994). 2010 May 26;99(11):671-4.
14. Bernstrand C, Cederlund K, Sandstedt B, Ahström L, Lundell M, Dahlquist G, Henter JI: Pulmonary abnormalities at long-term follow-up of patients with Langerhans cell histiocytosis. Med Pediatr Oncol. 2001 Apr;36(4):459-68.
15. Bernstrand C, Cederlund K, Ashtröm L, Henter JI: Smoking preceded pulmonary involvement in adults with Langerhans cell histiocytosis diagnosed in childhood. Acta Paediatr. 2000 Nov;89(11):1389-92.
16. Radzikowska E, Wiatr E, Franczuk M, Bestry I, Roszkowski-Śliż K: Lung Function in Pregnancy in Langerhans Cell Histiocytosis. Adv Exp Med Biol. 2018;1023:73-83.
17. Nagy B, Soós G, Nagy K, Dezso B: Natural course of isolated pulmonary langerhans' cell histiocytosis in a toddler. 3-year follow-up. Respiration. 2008;75(2):215-20. Epub 2005 Dec 6.

Guglielmo Lauro
(medico)