lunedì 31 dicembre 2012

2012 l'anno del boom della sigaretta elettronica


È apparsa come nuovo regalo di Natale e negli ultimi mesi rivenditori specializzati di sigarette elettroniche sono spuntati in tutta Italia come funghi. Dunque il vaporifero dispositivo spopola tra i giovani e non, promettendo di aiutare a smettere di fumare senza causare danni alla salute.
Secondo alcuni può rappresentare una grande opportunità dal punto di vista della salute pubblica perché sarebbe un'alternativa vantaggiosa sia in termini di salute che in termini economici. Va detto che non vi sono ancora studi che escludano potenziali rischi alla salute di chi la usa e di chi vi sta intorno, però al momento le evidenze suggeriscono che l'utilizzo della sigaretta elettronica consente di evitare molti danni legati al fumo delle sigarette tradizionali, quanto meno nel breve termine.
L'uso della sigaretta elettronica in molti casi ha realmente portato a ridurre e a sostituire il fumo delle classiche sigarette, ma c'è il rischio che diventi una sorta di “ciuccio elettronico” per adulti e non solo un sostituto della classica sigaretta; infatti, alcuni non si limitano ad usarla solo nei momenti e per i tempi in cui fumava la sigaretta classica. Insomma questi emergenti dispositivi non appaiono come una soluzione valida per combattere il tabagismo; ce ne sono di tipi diversi, e di continuo ne escono di nuovi; assomigliano sempre più a stilografiche di lusso e stanno diventando una moda preoccupante. Le sigarette elettroniche potrebbero riattivare l'abitudine al fumo in chi ha già smesso e reclutare nuovi utilizzatori anche tra i non fumatori. A giudicare dal numero di persone che, dopo aver provato la sigaretta elettronica, ne diventano dipendenti, sembra quasi che quello che era nato come un rimedio potrebbe trasformarsi in un nuovo modo per continuare a mantenere la dipendenza nicotinica e magari per diffonderla ancora di più. Ce n'è per tutti i gusti! da aromi tabaccosi a gusti dolci (miele, cioccolato bianco o alla menta, stracciatella, etc.); da aromi fruttati a gusti alcolici (rum, cognac, etc.); poi ci sono al gusto di svariati cocktail (mojito, cuba libre, piña colada, sex on the beach, etc.) e altri gusti più o meno evocativi: mary jane, etc.
Indubbiamente per diverse persone la sigaretta elettronica può essere un aiuto per allontanarsi dalla nicotina e poi gradualmente anche dalla stessa sigaretta elettronica; però i risvolti della sigaretta elettronica appaiono molto vari e poco controllabili. Ad es. consentire indiscriminatamente l'utilizzo della sigaretta elettronica nei luoghi in cui è proibito fumare potrebbe incrinare, se non annullare il valore fortemente educativo della legge Sirchia che oltre a proteggere la salute dei non fumatori dal fumo passivo ha avuto il grande merito di promuovere stili di vita sani.
Cauta la nota dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che riporta che "sebbene i produttori vendano gli ENDS (Electronic Nicotine Delivery System) come dispositivi che aiutano a smettere di fumare, ad oggi non esiste evidenza scientifica sufficiente a stabilirne la sicurezza d'uso e l'efficacia come metodo per la disassuefazione da fumo e andrebbero regolamentati come dispositivi medici o prodotti farmaceutici e non come prodotti da tabacco".
Il parere personale sulla sigaretta elettronica è che essa può trovare giustificazione nei casi in cui la dipendenza tabagica ha una considerevole componente gestuale o ritualistica sulla dipendenza. Tale componente è valutabile compilando il questionario Glover-Nilsson sulla dipendenza comportamentale dal fumo. In ogni caso per la cessazione del fumo con l'uso della sigaretta elettronica è consigliabile avere il riferimento di un Centro Antifumo.

sabato 22 dicembre 2012

Buon Natale senza fumo!


Barbuto, panciuto e vestito di rosso quest'anno è senza pipa! La classica immagine di Santa Claus (il nostro Babbo Natale) è stata rivisitata e tale personaggio è stato dissociato dal fumo. La famosa poesia “T'was the Night Before Christmas” "Era la notte prima di Natale" descrive a un certo punto "stringeva tra i denti un cannello di pipa e il fumo circondava la sua testa come una corona". Nella versione 2012 dell'autrice canadese Pamela McColl i suddetti versi sono stati rimossi e nelle illustrazioni è stata ridisegnata la nuova scena senza tabacco.
Ora non ci resta che rendere questo Natale ancora più speciale: fare un regalo a sé stessi e ai nostri cari smettendo di fumare!
Legare questa scelta ad una data che già di per sé è importante significa rendere straordinario un giorno speciale.
Buon Natale!
Guglielmo Lauro

sabato 1 dicembre 2012

1 dicembre - World AIDS Day 2012: HIV e tabagismo


Il tabagismo rappresenta il principale fattore di rischio modificabile per l'insorgenza di patologie nei pazienti HIV (1); per tali pazienti, infatti, il fumo è responsabile di circa 1/3 degli eventi morbosi e dei decessi (1,2). È noto, peraltro, che la prevalenza del fumo di tabacco è di circa tre volte maggiore nei soggetti HIV+ rispetto a quella della popolazione generale (3).
Indubbiamente il successo della terapia antiretrovirale ha fatto sì che i pazienti HIV+ riescano a vivere molto più a lungo e meglio rispetto a qualche decennio fa; d'altra parte una serie di studi hanno evidenziato che le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di morte di questa popolazione. 
Infatti, nei pazienti HIV, per i quali la disfunzione endoteliale rappresenta già un effetto diretto del virus stesso (4), il fumo di sigarette costituisce uno dei principali fattori in grado di agire a livello endoteliale rappresentando appunto un elemento di rischio modificabile nell'ambito delle malattie cardiovascolari (5). A ciò va aggiunto che diversi studi hanno dimostrato che il fumo sembra diminuire l'efficacia della terapia antiretrovirale (5, 6).
Anzi un recente studio condotto in Danimarca ha evidenziato che il fumo di tabacco nei pazienti HIV contribuisce più dell'infezione stessa all'eccesso di mortalità osservato in questa sottopopolazione (7).
Appare, dunque, indispensabile fronteggiare l'aumento del tasso di malattia coronarica nella popolazione HIV+ attraverso idonei programmi di cessazione del fumo che aiutano i pazienti ad affrontare la malattia con un atteggiamento propositivo incentivandoli a prendersi cura di sé.
A tale proposito va segnalato che presso l'Ospedale Cotugno di Napoli, importante polo per la presa in carico globale dei pazienti HIV+, è attivo un Centro Antifumo ove per tali pazienti è previsto un programma terapeutico interdisciplinare che vede la collaborazione di tre diversi specialisti: infettivologo, psicologo e pneumologo.
Guglielmo Lauro


1) Encrenaz G, Bénard A, Rondeau V, Bonnet F, Lazaro E, Neau D, Dupon M, Dabis F, Mercié P, Chêne G; ANRS CO3 Aquitaine Study Group (Groupe d'Epidémiologie Clinique du Sida en Aquitaine): Determinants of smoking cessation attempts among HIV-infected patients results from a hospital-based prospective cohort. INSERM, U897, CIC-EC7,Bordeaux, F-33076 France. Gaelle.Encrenaz@isped.u-bordeaux2.fr. Curr HIV Res. 2010 Apr;8(3):212-7.
2) Nahvi S, Cooperman NA: Review: the need for smoking cessation among HIV-positive smokers. Department of Medicine, Division of General Internal Medicine, Montefiore Medical Center, 111 East 210 thSt. Bronx, NY 10467, USA. snahvi@dosa.aecom.yu.edu. AIDS Educ Prev. 2009 Jun;21(3 Suppl):14-27.
3) Cui Q, Carruthers S, McIvor A, Smaill F, Thabane L, Smieja M: Effect of smoking on lung function, respiratory symptoms and respiratory diseases amongst HIV-positive subjects: a cross-sectional study. Department of Clinical Epidemiology and Biostatistics, McMaster University, 1200 Main Street West, Hamilton, ON L8N 3Z5, Canada. cuiq2@mcmaster.ca. AIDS Res Ther. 2010 Mar 19;7:6.
4) Grinspoon SK, Grunfeld C, Kotler DP, Currier JS, Lundgren JD, Dubé MP, Lipshultz SE, Hsue PY, Squires K, Schambelan M, Wilson PW, Yarasheski KE, Hadigan CM, Stein JH, Eckel RH: State of the science conference: Initiative to decrease cardiovascular risk and increase quality of care for patients living with HIV/AIDS: executive summary. Circulation. 2008 Jul 8;118(2):198-210.
5) Vito A, d'Alessandro I, Parrella R: Trattamento antifumo per pazienti HIV+. Un modello di presa in carico globale. Tabaccologia 2011; 4:24-27.
6) Feldman JG, Minkoff H, Schneider MF, Gange SJ, Cohen M, Watts DH, Gandhi M, Mocharnuk RS, Anastos K: Association of cigarette smoking with HIV prognosis among women in the HAART era: a report from the women's interagency HIV study. SUNY Downstate Medical Center, 450 Clarkson Ave, Brooklyn, NY 11203, USA. joseph.feldman@downstate.edu. Am J Public Health. 2006 Jun;96(6):1060-5.
7) Helleberg M, Afzal S, Kronborg G, Larsen CS, Pedersen G, Pedersen C, Gerstoft J, Nordestgaard BG, Obel N: Mortality Attributable to Smoking Among HIV-1-Infected Individuals: A Nationwide, Population-Based Cohort Study. Department of Infectious Diseases, Copenhagen University Hospital, Rigshospitalet, Copenhagen. Clin Infect Dis. 2012 Dec 18.

giovedì 29 novembre 2012

Caserta: scarsa affluenza al Centro Antifumo sede di Caserta

A circa 3 mesi dall'attivazione del Centro Antifumo sede di Caserta, l'interesse iniziale si è arrestato probabilmente a causa di una serie di motivi.
La modalità di prenotazione tramite CUP e tramite farmacie aderenti a circuito CUP non costituiscono un sistema accettato dalle persone che vorrebbero avere come interlocutore al momento della prenotazione gli operatori del Centro Antifumo e non il personale CUP o URP. La gestione economica a pacchetto unico di prestazioni di €18,59 addizionato del contributo regionale di €10,00 e nazionale di €10,00, per un totale di € 38,59 (successivamente aumentato a € 40,66) è troppo impegnativa per il paziente che prima di pagare vuole rendersi conto di come andrà ad investire il proprio denaro e il proprio tempo.
Infatti, dalle lamentele raccolte dai potenziali fruitori del servizio è emerso che il peso economico della prestazione sanitaria è eccessivo tanto da indurli a desistere.
I fumatori, peraltro, lamentano di pagare già una sorta di ticket attraverso le imposte sui tabacchi, per cui un accesso così oneroso al Centro Antifumo potrebbe compromettere  le attività di prevenzione e poi l'eventuale terapia farmacologica costituisce un ulteriore peso economico per chi decide di smettere di fumare. Per di più non vi è alcuna uniformità riguardo ai pagamenti ticket presso i vari Centri Antifumo della Regione Campania.
Certamente se si volesse equiparare il tabagismo alle altre dipendenze, l'accesso ai Centri Antifumo dovrebbe essere esente da ticket. In tal caso si dovrebbe far riferimento al codice previsto per tutte le dipendenze ed in particolare il codice 014.304 specifico per "dipendenza da sostanze stupefacenti e psicotrope" (DL 28.05.1999 e successivo aggiornamento DM 18.05.2001 n.279) visto che tutte le linee guida nazionali (ISS-OSSFAD, SITab, Regione Emilia-Romagna) e internazionali (OMS, FDA, CDC, DSM IV, Ministero della Salute USA e UK) identificano il tabagismo come una vera e propria dipendenza. Tale equiparazione dovrebbe valere soprattutto per i Centri Antifumo afferenti ai Dipartimenti Dipendenze rispetto ai Centri Antifumo annessi a UO di specialità d'organo quali pneumologia, cardiologie, etc.
Tuttavia le esperienze precedenti di accesso gratuito al Centro Antifumo hanno insegnato che per la nostra realtà un ticket è da intendersi un valido rinforzo alla motivazione e costituisce una sorta di impegno a continuare il trattamento iniziato, oltre a rappresentare un buon filtro.
È pur vero che chi spende denaro per smettere di fumare spesso sceglie di attribuire al metodo, e non a sé stesso, un eventuale fallimento. Ma in ogni caso un ticket contenuto e in relazione alle prestazioni erogate è maggiormente accettato dal paziente rispetto al pagamento di un intero pacchetto di prestazioni e può, inoltre, costituire un buon compromesso rispetto ad un accesso totalmente gratuito.
Dunque, un accettabile compromesso potrebbe essere quello di abbattere l'aggravio di €20,00 (contributo regionale+contributo nazionale) per ogni prestazione e mantenere solo la quota di €18,59 per la prima visita e di €12,50 per prestazioni successive secondo un modello già collaudato presso il Centro Antifumo sede di Aversa.
Inoltre, potrebbe essere proponibile l'apertura di una specifica voce di bilancio nella quale possono afferire i proventi dei tickets, al fine di costituire un fondo da reinvestire nella attività di prevenzione e trattamento del tabagismo.
Per il momento queste rappresentano solo delle proposte in attesa che la Regione si esprima in merito.
Certamente anche le attività di prevenzione e cura del Centro Antifumo hanno dei costi di gestione, ma intervenire in modo appropriato nella prevenzione del tabagismo non è semplicisticamente un costo, ma un investimento.
Guglielmo Lauro
(medico)

mercoledì 14 novembre 2012

Fumo e diabete: un legame ormai riconosciuto

14 novembre: una data importante nel calendario del diabete perché segna il compleanno di Frederick Grant Banting, fisiologo ed endocrinologo canadese che assieme a Charles Herbert Best scoprì nel 1922 l'insulina, il principale regolatore dei livelli di glucosio nel sangue.

Tema della giornata mondiale del diabete 2012 è "informazione e prevenzione".
Fumare aumenta significativamente il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2. È quanto emerge da vari reports tra cui una metanalisi di venticinque studi precedentemente condotti sull’argomento per un totale di circa 1,2 milioni di individui (1,2). Dalla meta-analisi è emerso che i fumatori presentano un aumento del rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2 pari al 44% rispetto ai non fumatori. Tale rischio appare significativamente più elevato per i forti fumatori: coloro che accendono almeno venti sigarette al giorno sono esposti ad un rischio di  ammalarsi di diabete superiore del 61%, mentre per i fumatori leggeri la percentuale di rischio è del 29% maggiore rispetto ai non fumatori (1). 
Inoltre, nei diabetici fumatori vi è un rischio aumentato di morbilità in quanto la sigaretta interviene nelle complicanze microvascolari (retinopatia diabetica, nefropatia e neuropatia), verosimilmente anche attraverso il deficit di vitamina D indotto dal fumo. Peraltro secondo alcuni studi, la carenza di vitamina D, frequente nei fumatori diabetici, è considerata un fattore di rischio oltre che per la retinopatia diabetica anche per la perdita dell'udito in detti pazienti (3). Inoltre, bassi livelli di vitamina D secondo un studio caso controllo sono associati alla retinopatia diabetica e allo sviluppo della tipo proliferativo in pazienti con diabete mellito di tipo 2 (4).
Curare la dipendenza da tabacco è una delle più convenienti le azioni in campo sanitario, specie in presenza di patologie croniche quali il diabete, l'ipertensione, etc. (5). Dunque, un dovere primario per tutti gli operatori sanitari in contatto con diabetici è quello  di consigliare vivamente la cessazione del fumo.

1) Willi C, Bodenmann P, Ghali WA, Faris PD, Cornuz J: Active smoking and the risk of type 2 diabetes: a systematic review and meta-analysis. Department of Ambulatory Care and Community Medicine, University of Lausanne, Lausanne, Switzerland. carole.willi@hospvd.ch. JAMA. 2007 Dec 12;298(22):2654-64.
2) Cornuz J, Zellweger JP: [Smoking cessation intervention: 2006 update]. PMU, Lausanne. Rev Med Suisse. 2006 Jun 28;2(72):1683-8.
3) Abdulbari Bener, Mustafa Eliaçık, Hakan Cincik, Mustafa Öztürk, Ralph A DeFronzo, Muhammad Abdul-Ghani: The Impact of Vitamin D Deficiency on Retinopathy and Hearing Loss among Type 2 Diabetic Patients. Biomed Res Int. 2018 Jul 9:2018:2714590.
4) Maryam Zahedi, Mohammad Mehdi Motahari, Farima Fakhri, Nastaran Moeini Aphshari, Shayan Poursharif, Romina Jahed, Omid Nikpayam: Is vitamin D deficiency associated with retinopathy in type 2 diabetes mellitus? A case-control study. Clin Nutr ESPEN. 2024 Feb:59:158-161
5) Rigotti NA: Strategies to help a smoker who is struggling to quit. Tobacco Research and Treatment Center and General Medicine Division, Department of Medicine, Massachusetts General Hospital, Harvard Medical School, Boston, Massachusetts 02114, USA. nrigotti@partners.org. JAMA. 2012 Oct 17;308(15):1573-80.
Guglielmo Lauro
(medico)

lunedì 29 ottobre 2012

Fumo e Ictus cerebrale - World Stroke Day 2012


Il 29 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’ictus cerebrale. Ogni anno, nel mondo quasi 6 milioni di persone muoiono di ictus. In Italia ogni giorno l’ictus colpisce circa 660 persone e rappresenta una delle maggiori cause di disabilità. L'ictus è la seconda causa di morte per le persone di età superiore ai 60 anni, e la quinta causa nelle persone tra i 15 e i 59 anni, ma può colpire anche i bambini, compresi i neonati. È noto, peraltro, che l'esposizione al fumo passivo comporta un significativo aumento del rischio di ictus.
Lo slogan “One in Six”, tema del triennio 2010-2012 della World Stroke Campaign, si riferisce al fatto che, una persona su sei in tutto il mondo, sarà colpita da ictus nel corso della vita, e in ogni sei secondi, qualcuno da qualche parte, a prescindere di età e sesso, morirà per ictus.

Una recente ricerca australiana (1) ha mostrato che i sopravvissuti a ictus, se fumatori, corrono un maggior rischio di nuovi accidenti cerebrovascolari, attacchi cardiaci e decessi rispetto a chi non ha mai fumato.
Tale ricerca fornisce un nuovo incentivo per smettere di fumare o, ancor meglio, per non iniziare soprattutto in considerazione del fatto che:
-fumare sigarette aumenta il rischio di ictus di almeno 2 volte;
-il rischio di ictus riguarda sia l’ischemia cerebrale che l’emorragia cerebrale;
-il rischio aumenta all’aumentare del numero di sigarette: se con 14 sigarette al giorno il rischio è circa di 3 volte, oltre le 25 sigarette si arriva a ben 6 volte!

A queste preoccupanti notizie fanno però da contraltare alcune confortanti considerazioni:
1. la cessazione del fumo comporta una riduzione del rischio, che impiega pochi anni a tornare pressoché uguale a quella dei non fumatori;
2. prima si smette, meglio è: una persona che cessa di fumare a 50 anni aggiunge 5 anni alla sua aspettativa di vita, mentre se smette a 40 ne aggiunge ben 9!

1) Kim J, L Gall S, M Dewey H, Macdonell RA, Sturm JW, Thrift AG: Baseline Smoking Status and the Long-Term Risk of Death or Nonfatal Vascular Event in People with Stroke: A 10-Year Survival Analysis. From the Department of Medicine, Monash Medical Centre, Southern Clinical School, Clayton, Victoria, Australia. Stroke. 2012 Oct 25.
Guglielmo Lauro

mercoledì 3 ottobre 2012

Nuova sede del Centro Antifumo Quit dell'ASL Caserta


Apre oggi a Caserta presso il Distretto Sanitario n.12, alla via Paul Harris, 79 il secondo Centro Antifumo del Dipartimento Dipendenze dell'ASL Caserta. L’ambulatorio al secondo piano del Palazzo della Salute (stanze 6-7) è aperto il mercoledì pomeriggio con accesso su prenotazione attraverso il Centro Unico di Prenotazione (CUP).
Il problema del tabagismo nella provincia di Caserta è particolarmente esteso nelle varie fasce d'età come si è potuto rilevare nel corso delle indagini conoscitive, nonché nel corso degli interventi di prevenzione in scuole, luoghi di aggregazione giovanile e ospedali, effettuati nel periodo 2009-2012 dal Centro Antifumo Quit del Dipartimento Dipendenze dell'ASL Caserta. La gravità del fenomeno trova conferma con quanto è emerso dalla recente indagine sulle abitudini al consumo di tabacco condotta dal Dipartimento di Prevenzione della stessa ASL ed in cui si riporta che il problema del fumo nella provincia di Caserta è significativamente maggiore rispetto alla media nazionale.
Nel corso del quarto anno di attività del Centro Antifumo Quit dell'ASL Caserta si è potuto registrare un buon 35% di utenti che sono divenuti ex-fumatori, ovvero che durante tutto il periodo di verifica (follow-up) di un anno hanno mantenuto astensione completa dal fumo.
Che il fumo sia una dipendenza costosa in termini economici e sanitari oramai è risaputo ed effettuando un calcolo approssimativo possiamo dire che se consideriamo il tasso di remissione sul totale delle persone che dal 2009 ad oggi si sono rivolte al CAF dell'ASL Caserta, si può rilevare un risparmio di circa 330mila €. Non solo ma si calcola anche un recupero, in termini di salute, di circa 12000 giorni di vita, senza considerare gli ulteriori ed inevitabili aggravi concatenati al fumo: assenze per malattie (mediamente del 30% in più nei fumatori), costi sanitari, danni da fumo passivo, morti premature, danno ambientale (oltre il 30% delle cause di incendi involontari derivano da cicche di sigarette per non parlare dell’inquinamento), etc..
Da questo semplice esempio si può comprendere come i costi sociali del fumo possano incidere pesantemente sulla sanità pubblica e come uno degli investimenti più redditizi in ambito sanitario possa essere proprio la lotta al fumo di tabacco.
Date queste premesse si ritiene opportuno potenziare le attività di prevenzione, nonché l'offerta di prestazioni sanitarie per la cessazione del fumo.
Guglielmo Lauro
(medico)

lunedì 1 ottobre 2012

Ottobre: mese della prevenzione dentale – fumo e rischio di patologia orale

Il fumo di sigaretta è notoriamente legato a cancro del polmone, malattie cardiovascolari e molte altre malattie sistemiche. Ma va notato che il fumo influenza come prima sede la cavità orale, ed è quindi evidente che il fumo ha molte influenze negative a livello della bocca, per esempio, colorazione dei denti e dei restauri dentali, cicatrizzazione delle ferite, riduzione della capacità di odore e gusto, e lo sviluppo di malattie orali tali come il cancro orale, parodontite, palato del fumatore, melanosi del fumatore, lingua villosa, leucoplachia, candidosi orale e compromissione degli impianti dentali e protesici.

Il fumo di sigaretta è considerato la prima causa di cancro orale (oral cancer) in assoluto. L'uso concomitante di alcol potenzia notevolmente l'azione procarcinogena. Circa il 75% dei tumori orali sono legati a comportamenti modificabili come il fumo e il consumo eccessivo di alcol; altri fattori includono la scarsa igiene orale (frequente in alcolisti e fumatori), l'irritazione causata da scorretto-montaggio di protesi, cattiva alimentazione, e alcune infezioni croniche causate da batteri o virus.
La parodontite (periodontitis) è un'infiammazione del parodonto cioè di quei tessuti che circondano e sostengono i denti (gengiva, legamento parodontale, cemento e osso alveolare) e i fumatori tendono a formare più tartaro (cioè una ritenzione di placca batterica che va incontro a calcificazione); poi con l'approfondirsi del tartaro sotto la gengive si instaura la parodontitePeraltro, alcuni studi suggeriscono che la sigaretta influisca notevolmente sull'ecologia batterica subgengivale per cui il fumo costituisce un importante fattore ambientale associato a malattie parodontali (1). Inoltre, il fumo sopprime la risposta immunitaria, e ciò può contribuire ad un aumento della suscettibilità alla malattia parodontale nei fumatori (2). Un recente studio ha rilevato una riduzione dell'attività fagocitaria e della vitalità dei leucociti polimorfonucleati salivari nei fumatori rispetto ai non fumatori (3). Insomma, viene sempre più riconosciuto il ruolo delle tossine del tabacco sul tessuto parodontale tanto che il fumo di sigaretta è stato segnalato come un fattore di rischio indipendente (*) per la parodontite (4).

(*) fattore di rischio indipendente indica che da solo è in grado di aumentare l'incidenza di una patologia, indipendentemente dalla presenza di altri fattori predisponenti.
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Il palato del fumatore (smoker’s palate) è il risultato di una reazione chimico-termica della mucosa del palato provocata, nella maggioranza dei casi (60%), dall’abitudine a fumare la pipa e in minore numero di casi (30%) dei fumatori di sigarette. Dopo una fase iniziale caratterizzata da arrossamento del palato, la mucosa palatale assume un diffuso colore bianco-grigio. Di frequente si riscontra anche la formazione di pliche. Con il tempo la mucosa si ispessisce e mostra noduli con piccole macchie rosse al centro: si tratta di sbocchi duttali delle piccole ghiandole salivari palatine.
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Mucosite orale (stomatite) correlata a fumo di tabacco
Il fumo di tabacco altera la composizione della saliva con maggiore suscettibilità a sviluppare mucosite orale, specialmente nel sesso femminile (5). La nattokinasi potrebbe possedere un notevole potenziale per ridurre il dolore e promuovere la guarigione della mucosite orale (6). In effetti, si ritiene che l'estratto crudo di nattokinasi (che si isola da coltura di Bacillus subtilis), risulti efficace sulle mucositi del cavo orale attraverso soprattutto la riduzione dell'eccessiva risposta infiammatoria.

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La melanosi del fumatore (smoker's melanosis) si presenta come una pigmentazione generalmente della gengiva labiale anteriore. È un problema di ordine estetico, dovuto all’aumentata produzione di melanina da parte dei melanociti stimolati dal fumo di sigaretta. Smettendo di fumare, tende a normalizzarsi nell'arco di mesi o anni a seconda dell'entità.
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La lingua villosa (hairy tongue) è un'affezione benigna della parte mediana e posteriore del dorso della lingua, caratterizzata da ipertrofia e allungamento delle papille filiformi associata a varie cause delle quali la principale è il fumo di sigaretta; raramente è sintomatica. Talora i pazienti lamentano sensazione di solleticamento alla deglutizione quando le papille sono particolarmente lunghe.
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La leucoplachia (leukoplakia) è una chiazza o placca biancastra della mucosa orale, sei volte più frequente nei fumatori. Asintomatica, benigna, regredisce di solito quando è rimosso lo stimolo nocivo: può tuttavia subire trasformazione maligna (nel 6-10% dei pazienti), specialmente quando è presente una componente eritematosa (eritroleucoplachia).
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La sindrome della bocca che brucia (burning mouth syndrome) è un disturbo caratterizzato da sensazioni sgradevoli di bruciore, fastidio e dolore sulla mucosa della bocca e sulla lingua. La zona che causa i maggiori disagi (oltre che bruciore, anche formicolio, sensazioni di "spilli" che pungono, secchezza, sapore amaro o metallico) è la punta e la parte anteriore della lingua, in minor misura il palato e le labbra. Spesso la lingua e altre mucose della bocca possono apparire assolutamente normali, ma c'è la percezione di bruciore che può migrare in diverse aree della bocca. I sintomi tendono a scomparire mangiando. Il fumo di sigaretta può rappresentare un fattore irritante locale che può rappresentare un fattore di rischio per la sindrome della bocca che brucia (burning mouth syndrome) (7). Tuttavia numerose possono essere le cause del bruciore alla bocca: infezioni da candida, allergie, carenza di estrogeni (quindi premenopausa e menopausa), diabete, iperglicemia, uso di alcuni farmaci quali diuretici, antidepressivi, antistaminici, inoltre disfunzioni alle ghiandole salivari, fumo in eccesso, carenza di ferro, anemia, alimentazione inadeguata o carente, carenza di acido folico e/o di altre vitamine del gruppo B, ipotiroidismo. Inoltre va sottolineato che anche se frequentemente possono correlarsi alla bocca che brucia disturbi psicologici, non è ancora chiaro se siano tali disturbi a predisporre al bruciore o non sia il bruciore che porti a disturbi psichici.

1. Moon JH, Lee JH, Lee JY: Subgingival microbiome in smokers and non-smokers in Korean chronic periodontitis patients. Mol Oral Microbiol. 2014 Oct 6. 
2. Souto GR, Queiroz-Junior CM, Costa FO, Mesquita RA: Smoking effect on chemokines of the human chronic periodontitis. Immunobiology. 2014 Aug;219(8):633-6.
3. Archana MS, Bagewadi A, Keluskar V: Assessment and comparison of phagocytic function and viability of polymorphonuclear leukocytes in saliva of smokers and non-smokers. Arch Oral Biol. 2015 Feb;60(2):229-33.
4. Jinrui Yu, Zheng Jing, Danfeng Shen, Mingcong Yang, Kehao Liu, Kai Xiang, Chongjing Zhou, Xuerui Gong, Yangjia Deng, Yuzhou Li, Sheng Yang: Quercetin promotes autophagy to alleviate cigarette smoke-related periodontitis. J Periodontal Res. 2023 Oct;58(5):1082-1095. 
5. Shawn S Adibi, Joseph L Alcorn, Kaori Ono, Lenard M Lichtenberger: Gender and Smoking Correlations of Surfactant Lipids and Proteins in the Saliva of Dental Patients. J Dent Maxillofac Surg. 2018;1(1):67-70.
6. Junyao Zhang, Yu Tang, Tao Yuan, Mengting Yang, Wenjing Fang, Li Li, Fei Fei, Aihua Gong: Nattokinase crude extract enhances oral mucositis healing. BMC Oral Health. 2021 Oct 30;21(1):555.
7. Gao J, Chen L, Zhou J, Peng J: A case-control study on etiological factors involved in patients with burning mouth syndrome. J Oral Pathol Med. 2009 Jan;38(1):24-8.

sabato 29 settembre 2012

Giornata Mondiale per il Cuore (World Heart Day) 2012

La giornata mondiale del Cuore 2012, seguendo il focus dell'anno scorso “One World, One Home, One Heart” ci offre l'opportunità di aumentare la consapevolezza e incoraggiare gli individui, le famiglie, le comunità e governi ad agire per ridurre il carico di malattie cardiache e ictus. Tema di quest'anno sono le donne e i bambini; le cardiopatie attualmente rappresentano il killer numero uno delle donne per le quali il fumo è responsabile di un decesso su tre.
Particolarmente vulnerabili, poi, sono i bambini in cui i danni cardiovascolari da fumo possono iniziare prima della nascita, durante lo sviluppo fetale, e proseguire successivamente con l'inalazione del fumo passivo. Il bambino spesso non può difendersi dal fumo delle persone che lo circondano e poi non essendo consapevole del pericolo che rappresenta il fumo di tabacco non cerca neanche di proteggersi. Insomma i bambini che crescono in una casa di fumatori sono le prime vittime del fumo passivo oltre al fatto che potrebbero dover affrontare le conseguenze emotive di vedere una persona cara che si ammala a causa del fumo e la salute femminile risente in maniera particolare dei danni da fumo.
Guglielmo Lauro
(medico)
vedi anche:

venerdì 21 settembre 2012

XIX Giornata Mondiale dell’Alzheimer: una strada importante è la prevenzione


Ricorre oggi la XIX Giornata Mondiale dell’Alzheimer. L’Alzheimer è una malattia degenerativa causata da un’alterazione delle funzioni cerebrali che influisce sulle capacità cognitive del paziente e provoca danni alla memoria, incidendo sulla facoltà di eseguire le più banali attività della vita quotidiana.
Purtroppo la ricerca non ha ancora individuato una cura efficace e le attuali terapie intervengono solo per alleviare i sintomi. L’unica strada percorribile resta la prevenzione (1,2).

Secondo una metanalisi di 19 studi su adulti anziani con età media 74 anni diretta da Kaarin Anstey del Center for Mental Health Research dell'Australian National University, e pubblicata sull'American Journal of Epidemiology del 14 giugno 2006, i fumatori anziani rischiano fino all'80% in più di contrarre malattie quali Alzheimer e demenze vascolari rispetto a coetanei non fumatori. I ricercatori hanno anche notato che mentre i fumatori in fase attiva hanno un rischio aumentato di sviluppare demenze, lo stesso non accade negli ex fumatori, sebbene questi ultimi abbiano comunque un rischio aumentato di un precoce declino cognitivo rispetto a chi non ha mai fumato.

L’Alzheimer è una delle forme più comuni di demenza senile. In Italia, stando ai dati diffusi dall’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità, ne è affetto: "circa il 5% delle persone con più di 60 anni, si stimano circa 500mila ammalati. Nei pazienti affetti da demenza di Alzheimer si osserva una perdita di cellule nervose nelle aree cerebrali vitali per la memoria e per altre funzioni cognitive. Si riscontra, inoltre, un basso livello di quelle sostanze chimiche, come l’acetilcolina, che lavorano come neurotrasmettitori e sono quindi coinvolte nella comunicazione tra le cellule nervose".
Il morbo di Alzheimer insorge proprio a seguito della compromissione dei sistemi nicotinici centrali e i recettori nicotinici neuronali sono coinvolti in parecchi processi cerebrali che vanno dalla dipendenza nicotinica ai disordini cognitivi (3). Pertanto, la cessazione del fumo di tabacco potrebbe rappresentare un importante fattore di rischio modificabile per impedire lo sviluppo della malattia di Alzheimer (4).


  1. Cataldo JK, Prochaska JJ, Glantz SA: Cigarette smoking is a risk factor for Alzheimer's Disease: an analysis controlling for tobacco industry affiliation. Department of Physiological Nursing, Gerontology, University of California, San Francisco, San Francisco, CA 94143-0610, USA. cataldo@nursing.ucsf.edu. J Alzheimers Dis. 2010;19(2):465-80.
  2. Harwood DG, Kalechstein A, Barker WW, Strauman S, St George-Hyslop P, Iglesias C, Loewenstein D, Duara R: The effect of alcohol and tobacco consumption, and apolipoprotein E genotype, on the age of onset in Alzheimer's disease. David Geffen School of Medicine at UCLA, Semel Institute for Neuroscience and Human Behavior, Los Angeles, CA, USA. Int J Geriatr Psychiatry. 2010 May;25(5):511-8.
  3. Mousavi M, Hellström-Lindahl E, Guan ZZ, Shan KR, Ravid R, Nordberg A: Protein and mRNA levels of nicotinic receptors in brain of tobacco using controls and patients with Alzheimer's disease. Karolinska Institute, Department of NEUROTEC, Division of Molecular Neuropharmacology, Huddinge University Hospital, B84, 141 86, Stockholm, Sweden.Neuroscience. 2003;122(2):515-20.
  4. Cho H, Kim C, Kim HJ, Ye BS, Kim YJ, Jung NY, Son TO, Cho EB, Jang H, Lee J, Kang M, Shin HY, Jeon S, Lee JM, Kim ST, Choi YC, Na DL, Seo SW: Impact of smoking on neurodegeneration and cerebrovascular disease markers in cognitively normal men. Eur J Neurol. 2016 Jan;23(1):110-9.
Guglielmo Lauro
(medico)

venerdì 3 agosto 2012

Fumo: tra i giovani è di moda il narghilè



Moda dilagante tra i giovanissimi è quella delle pipe ad acqua, chiamate narghilè o shisha, ma che hanno tanti altri nomi a seconda dei Paesi d'origine (hookah, goza, hubble bubble, argeela, etc.). Il termine narghilè, di origine turca significa bottiglia e indica il contenitore d'acqua al cui interno passa il fumo che viene aspirato.

Diffuso inizialmente nelle regioni sud Asiatiche, si è propagato facilmente in Russia, ove tuttora non vi sono leggi antifumo e poi in tutto l'Occidente.

In Russia, infatti, per l'assenza di provvedimenti legislativi, sigarette accese sono ancora molto presenti ovunque; i locali pubblici sono spesso impregnati da un odore pungente di tabacco; ma altrettanto diffuso è il Qalyan (кальян), termine di derivazione persiana con il quale in Russia viene denominato il narghilè. Il Qalyan è oramai una tradizione per il popolo russo abituato a fumarlo in tutti i locali di ristorazione; anzi, una delle prime cose che entrando in un locale (caffè, ristorante, pub, pizzeria) viene chiesta agli avventori è se si desidera il Qalyan; e ne fanno uso soprattutto i giovanissimi.
Qualche anno fa presso l'Università di Uppsala, in Svezia, si è iniziato ad analizzare il fenomeno in aumento fra i giovanissimi e hanno messo in evidenza che aspirare dai tubi delle esotiche pipe comporta un'esposizione maggiore al monossido di carbonio e ad altre sostanze nocive e cancerogene di quanto non facciano le sigarette.
In Italia, il narghilè non è certamente diffuso in tutti i locali di ristorazione, ma locali ove si può fumare il narghilè si trovano oramai ovunque, non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli centri. In genere il fumo di narghilè viene passato per una forma meno pericolosa di fumare facendo riferimento al fatto che il passaggio del fumo nell'acqua può diminuire la concentrazione delle sostanze tossiche che derivano dalla combustione del tabacco. In realtà risulta pericolosamente aumentata la concentrazione di monossido di carbonio prodotto dall'utilizzo di carbone ed altre sostanze per creare la brace del narghilè. Dunque, il fumo di narghilè non a caso sta diventando la nuova causa emergente di policitemia secondaria (1); in altre parole la carenza di ossigenazione in chi è esposto al monossido di carbonio stimola un'eccessiva produzione di globuli rossi con conseguente tendenza alla trombosi. Inoltre, essendo il narghilè spesso fumato in gruppo è uno strumento per la diffusione di infezioni come la tubercolosi, l'Herpes e l'epatite (2,3).

In Italia iniziano a registrarsi casi di avvelenamento da monossido di carbonio a seguito di fumo di narghilè specie in adolescenti (4). E gli studi scientifici iniziano ad occuparsi del narghilè che sta diventando un fenomeno globale con le sue varianti del prodotto, affermando che una sessione di narghilè può eguagliare quella prodotta da più di 100 sigarette (5).
Un discorso a parte va riservato all'impiego di prodotti tobacco-free per narghilè e che vengono pubblicizzati come una sana alternativa ai prodotti del tabacco. Uno studio in doppio cieco (6) ha messo in relazione tabacco convenzionale per narghilè con prodotti etichettati come tobacco-free: i quantitativi di tossine rilevate (monossido di carbonio, ossido nitrico, aldeidi volatili, catrame e idrocarburi aromatici policiclici) sono risultati sostanzialmente sovrapponibili in entrambi i gruppi, tranne che per quanto riguarda la nicotina, sostanzialmente assente nel fumo dei prodotti tobacco-free. Questi risultati contraddicono i tentativi di legittimare il narghilè tobacco-free, facendo luce sulle numerose teorie pseudoscientifiche che lo vogliono far passare come il prodotto per il fumatore "salutista".
Per quanto riguarda gli aspetti polmonari un recente studio (7) ha dimostrato e confermato che la clearance muco-ciliare (ovvero il meccanismo di difesa aspecifico che intrappola le impurità inspirate e tende a eliminarle all’esterno) nei fumatori di narghilè è risultata peggiorata rispetto ai fumatori di sigarette e ai controlli. Studi sui profili spirometrici dei fumatori di narghilè hanno concluso che il narghilè accelera l'invecchiamento polmonare (8).
Peraltro, i riscontri laringei che si rilevano nei fumatori di narghilé sono paragonabili a quelli dei fumatori di sigarette (9). Infatti, anche 30 minuti di fumo di narghilè possono causare un calo della tonalità della voce con aumento delle secrezioni laringee e vasodilatazione delle corde vocali (10).
Altra cosa importante è dissuadere i fumatori di sigarette dal passare al narghilé per ragioni di compensazione: il fumo di sigaretta si ripercuote principalmente sulle vie respiratorie terminali (bronchioli e alveoli) quello del narghilè più sulle grosse vie respiratorie (laringe, trachea e bronchi) per cui i fumatori di sigaretta saranno più sensibili agli effetti del fumo di narghilè rispetto a chi fuma esclusivamente il narghilè.

Fonti:
  1. Tadmor T, Mishchenko E, Polliack A, Attias D: Hookah (narghile) smoking: a new emerging cause of secondary polycythemia. Am J Hematol. 2011 Aug;86(8):719-20.
  2. Chaouachi K: Patologie associate all'uso del narghilè. Tabaccologia 1: 27-34, 2006.
  3. 3. Wald NJ, Watt HC: Prospective study of effect of switching from cigarettes to pipes or cigars on mortality from three smoking related diseases. British Medical Journal, Jun 28;314(7098):1860-3, 1997.
  4. La Fauci G, Weiser G, Steiner IP, Shavit I: Carbon monoxide poisoning in narghile (water pipe) tobacco smokers. Pediatric Department, Arcispedale S. Anna Hospital, Ferrara University, Italy.  CJEM. 2012 Jan;14(1):57-9.
  5. Kesner KL , Ramaiah VK , Hemmer LB , Koht A:  Anesthesia implications of waterpipe use.  Department of Anesthesiology, Northwestern University, Feinberg School of Medicine, Chicago, IL 60611, USA. J Clin Anesth. 2012 Mar;24(2):137-40.
  6. Shihadeh A, Salman R, Jaroudi E, Saliba N, Sepetdjian E, Blank MD, Cobb CO, Eissenberg T: Does switching to a tobacco-free waterpipe product reduce toxicant intake? A crossover study comparing CO, NO, PAH, volatile aldehydes, "tar" and nicotine yields. Mechanical Engineering Department, American University of Beirut, Beirut, Lebanon. as20@aub.edu.lb. Food Chem Toxicol. 2012 May;50(5):1494-8.
  7. Koseoglu N, Aydin A, Sabri Ucan E, Ceylan E, Eminoglu O, Durak H, Imren Y, Guven H: Chronic Effects of Water-pipe Smoking on Mucociliary Clearance. ERJ 2005 (Sep.);26 (49 suppl); abstract 1006; ERS Congress 2005.
  8. Ben Saad H, Khemis M, Bougmiza I, Prefaut C, Aouina H, Mrizek N, Garrouche A, Zbidi A, Tabka Z: Spirometric profile of narghile smokers. Service de physiologie et des explorations fonctionnelles, EPS Farhat Hached, Sousse, Tunisia. helmi.bensaad@rns.tn. Rev Mal Respir. 2011 Sep;28(7):e39-51.
  9. Hamdan AL, Sibai A, Oubari D, Ashkar J, Fuleihan N: Laryngeal findings and acoustic changes in hubble-bubble smokers. Eur Arch Otorhinolaryngol. 2010 Oct;267(10):1587-92.
  10. Hamdan AL, Sibai A, Mahfoud L, Oubari D, Ashkar J, Fuleihan N: Short term effect of hubble-bubble smoking on voice. J Laryngol Otol. 2011 May;125(5):486-91.
Guglielmo Lauro
(medico)

venerdì 27 luglio 2012

Londra - Olimpiadi 2012: politiche antifumo

In occasione dei Giochi della XXX Olimpiade lo smoking-ban (divieto di fumo) dovrà essere esteso a tutto il Villaggio Olimpico di Londra tranne in alcune aree designate, ubicate in genere accanto ai cestini per la raccolta differenziata. Inizialmente il Servizio sanitario inglese ha proclamato i Giochi Olimpici come "smoke-free", ed è stata avanzata la proposta al Comitato Olimpico per bandire anche le sigarette elettroniche. In realtà poi nelle piazze del Villaggio Olimpico si possono osservare bidoni e insegne per tabagisti, cosicché per gettare una bottiglietta di plastica si può essere costretti anche a passare accanto a una nube di sigarette. 

L’orgoglio Olimpico dovrebbe essere il simbolo della competizione sportiva, libera dal consumo di sostanze legali (sigarette e alcol) e illegali (doping e droghe). Siamo sicuri che non si manderà in fumo tutta la favola dell'Olimpiade salutista?
Guglielmo Lauro

mercoledì 11 luglio 2012

Modelli da "seguire", ma con le dovute cautele


Essere atleti vuol dire anche condurre una vita sana sotto ogni punto di vista, muoversi, mangiare bene ed evitare schifezze come il fumo, le droghe etc.! E in più un atleta dovrebbe essere un esempio per i giovani!
Purtroppo, attraverso comportamenti idioti si continuano a trasmettere immagini di prestigio, efficienza e disinvoltura legate al fumare o al bere; e cosa ben più grave è quando i testimonial di queste bravate sono anche grossi campioni dello sport.
I modelli da imitare nella fase adolescenziale rappresentano una traccia su cui i ragazzi forgiano la propria personalità in via di costruzione. Tuttavia per i giovani risulta molto più facile seguire gli aspetti frivoli e capricciosi di questi campioni che non i sacrifici e l’impegno di cui questi ultimi si sono avvalsi per raggiungere la notorietà. Ginnastica facile quella di tirare il narghilè, sorseggiare del costosissimo champagne, portare un taglio di capelli a criniera ossigenata, indossare slip firmati EA che sporgono dai pantaloni, e portare orecchini da 10mila sterline, catenine al collo, braccialetto al polso a destra e orologio d’oro a sinistra; se poi c’è anche chi ti massaggia hai raggiunto il top!
Di tutte queste cose, la più economica e accessibile per i ragazzi è fumare il narghilè come Balotelli o una sigaretta come quello che (nella foto) si sta rilassando accanto a lui. Non è dunque un caso che si stia diffondendo tra i giovanissimi, oltre al fumo delle sigarette, quello del narghilè; è difficile non lasciarsi condizionare!
Guglielmo Lauro

martedì 26 giugno 2012

26 Giugno 2012: Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga - relazioni fra tabagismo e altre tossicodipendenze

La nicotina rappresenta una sostanza in grado di provocare una forte dipendenza ed il tabagismo è oramai connotato come una vera e propria tossicodipendenza (1). Infatti, secondo il DSM IV (Manuale Diagnostico Statistico delle Malattie Mentali) la dipendenza da nicotina così come quella da oppiacei, cocaina, alcol e allucinogeni, rientra fra i cosiddetti "disturbi da uso di sostanze psicoattive".
L'eroina può essere la sostanza più dannosa per l'individuo (2), l'alcol la più pericolosa dal punto di vista sociale (2), ma la sostanza che contribuisce al più alto numero di decessi più dell’AIDS, incidenti stradali, suicidi, abuso di alcol, droghe pesanti, incendi ed omicidi presi tutti assieme è il fumo (3). Inoltre, le sigarette rientrano tra i prodotti maggiormente contraffatti a livello mondiale.
Nell'ambito delle classiche tossicodipendenze gli eroinomani sono notoriamente forti fumatori e specificamente costituiscono la popolazione in cui la prevalenza di fumatori è tra le più alte descritte in letteratura. Tuttavia non è infrequente il fatto che i Servizi Tossicodipendenze (SerT) minimizzino, per i propri utenti, la dipendenza nicotinica e non prendano in considerazione il sostanziale dettaglio che essa quasi sempre rappresenta la prima tossicodipendenza che si è acquisita e l'ultima che spesso permane una volta che il paziente raggiunge la remissione completa dalle droghe cosiddette "pesanti". In altre parole, nonostante il tabagismo si delinei come la prima causa di morte evitabile in Occidente (OMS) e dunque rappresenti un big killer, nei SerT esso appare abitualmente sottovalutato e rientra più spesso nel concetto di "male minore" o al massimo in quello di "droga leggera" e per la quale il rischio è largamente accettabile.
A questo punto vale la pena di fare una precisazione sul presunto rischio accettabile relativo a coloro che si limitano al solo fumo di tabacco e in senso lato al consumo delle droghe cosiddette leggere (THC). Il tabacco, infatti, grazie alla sua ubiquitaria diffusione, rappresenta la droga più ampiamente utilizzata nel mondo e da sola contribuisce al più elevato numero di decessi (1 ogni 10 secondi nel mondo). Dunque, una sostanza micidiale che non ha rivali! Nonostante ciò si tende spesso a considerare il tabagismo nella popolazione generale come un'abitudine, un vizio o al massimo, vuoi perché è legale, una dipendenza leggera e quindi dal rischio accettabile.
Sulla scorta di queste riflessioni, passiamo a considerare il tipico paziente SerT già fumatore e con problemi di uso di droghe attuale o pregresso. La dipendenza nicotinica per la popolazione dei tossicodipendenti dovrebbe richiedere ancora più attenzione per i seguenti motivi:
- i tossicodipendenti appartengono alle cosiddette fasce deboli e quindi più svantaggiate sia in termini di risorse personali sia in termini di condizioni di salute; infatti, la loro frequenza di malattie fumo-correlate è particolarmente elevata;
- il fumo di tabacco si correla in vario modo con l'uso di sostanze stupefacenti a seconda della via di somministrazione (inalatoria o endovena), del tipo di droga (oppiacei, cocaina), o se è in corso o meno una terapia farmacologica sostitutiva (metadone, buprenaloxone, etc.); ad es. per i tossicodipendenti in trattamento, il fumo di tabacco può incidere sulla compliance (4), nonché sulla prognosi (5)
- il tabagismo rappresenta un fattore di rischio per l'insorgenza dell'alcolismo e viceversa (6)
- ci sono diversi riscontri a sostegno del fatto che l'alcolista può ridurre il potus se viene trattato anche per il tabagismo (7,8)
- i postumi di ubriachezza (hangover) sono molto più severi se al binge alcolico è stato associato anche il fumo di tabacco (9).
Quindi è paradossale e disdicevole che ad es. pazienti eroinomani in trattamento farmacologico sostitutivo presso i SerT siano sostanzialmente trascurati per quanto riguarda il tabagismo che in tal caso costituisce una dipendenza che si va ad aggiungere ad altre dipendenze e alla non infrequente positività per HCV e HIV, generando un fattore di aggravamento che va ben oltre il cosiddetto rischio "accettabile". 
Qualche considerazione a parte merita la doppia diagnosi. In letteratura esistono molti studi clinici ed epidemiologici che hanno evidenziato nei fumatori un'elevata prevalenza di disturbi psichiatrici (10): disturbo di panico, disturbo d'ansia sociale, disturbo d'ansia generalizzata, fobia specifica, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo post-traumatico da stress, disturbo depressivo maggiore, etc. Dunque appaiono abbastanza coinvolti nel problema del tabagismo oltre ai Dipartimenti Dipendenze anche quelli di Salute Mentale, e volendo fare un paragone tra i due suddetti ambienti terapeutici, si può osservare che entrambi sono caratterizzati da alta prevalenza di fumo nei propri pazienti. Tuttavia sebbene il SerT possa contare su una maggiore competenza nel trattamento delle dipendenze, l'offerta terapeutica nei confronti del fumo è spesso scarsa e non considerata (4,11), se non addirittura osteggiata. Anzi alla luce di quanto esposto ed in base alle esperienze raccolte sul campo, si ribadisce il fatto che il tabagismo è spesso ritenuto un problema marginale per i fumatori tossicodipendenti che sono raramente incoraggiati a smettere ed ancor meno sostenuti nel farlo, diversamente da quanto avviene per i pazienti psichiatrici seguiti presso i Centri di Salute Mentale e che sempre più frequentemente tendono a servirsi delle strutture per il trattamento del tabagismo.

Allo scopo di approfondire le relazioni tra l'uso di sostanze illegali, l'alcol e il tabacco è stato preparato il seguente questionario indirizzato agli utenti SerT in trattamento attuale o pregresso con metadone/suboxone e/o alcover: Drug addiction, alcolismo e fumo di tabacco.

1) Tinghino B, Rossin L: Tabagismo: dipendenza minore? Correlazioni fra dipendenza da tabacco e uso di sostanze stupefacenti. Tabaccologia 2006; 1:23-26.
2) Lugoboni F: AIUTARE A SMETTERE DI FUMARE? È più facile di quanto pensi. SEed giugno 2012.
3) Tinghino B: Tabagismo, dimensioni del problema e aspetti terapeutici. Mission p. 8 n. 3, 2002.
4) Lugoboni F, Pajusco B, Chimulera C, Moro L, GICS: Figli di nessuno: lo smoking status dei tossicodipendenti da eroina in terapia sostitutiva. Confronto con i fumatori della popolazione generale intenzionati a smettere. Tabaccologia 2011; 4:16-23.
5) Harrell PT, Montoya ID, Preston KL, Juliano LM, Gorelick DA: Cigarette smoking and short-term addiction treatment outcome. Drug Alcohol Depend. 2011 Jun 1;115(3):161-6.
6) Lajtha A, Sershen H: Nicotine: alcohol reward interactions. Nathan Kline Institute, Orangeburg, NY 10962, USA. Neurochem Res. 2010 Aug;35(8):1248-58
7) Steensland P, Simms JA, Holgate J, Richards JK, Bartlett SE: Varenicline, an alpha4beta2 nicotinic acetylcholine receptor partial agonist, selectively decreases ethanol consumption and seeking. Ernest Gallo Clinic and Research Center, University of California, San Francisco, 5858 Horton Street, Suite 200, Emeryville, CA 94608, USA. Proc Natl Acad Sci U S A. 2007 Jul 24;104(30):12518-23
8) Ericson M, Löf E, Stomberg R, Söderpalm B: The smoking cessation medication varenicline attenuates alcohol and nicotine interactions in the rat mesolimbic dopamine system. Institute of Neuroscience and Physiology, The Sahlgrenska Academy at University of Gothenburg, Gothenburg, Sweden. J Pharmacol Exp Ther. 2009 Apr;329(1):225-30
9) Jackson KM, Rohsenow DJ, Piasecki TM, Howland J, Richardson AE: Role of tobacco smoking in hangover symptoms among university students. Center for Alcohol and Addiction Studies, Brown University, Providence, Rhode Island. J Stud Alcohol Drugs. 2013 Jan;74(1):41-9.
10) Bertoli G, Cosci F: I disturbi affettivi nei fumatori. Tabaccologia 2011; 4:33-38.
11) Lugoboni F, Faccini M, Casari R, Guadagnini P, Gamba F: Figli di un dio minore. Il trattamento del tabagismo nei pazienti con malattie mentali. Tabaccologia 2011; 2:37-43.
Guglielmo Lauro
vedi anche: