venerdì 1 dicembre 2023

01.12.2023 Il Calendario dell'Avvento del Centro Antifumo Quit


I calendari dell'Avvento stanno ottenendo sempre più popolarità come strumento per offrire suggerimenti quotidiani in vista di un evento speciale. Un singolare calendario dell'Avvento è quello creato per supportare coloro che desiderano smettere di fumare, percorso già di per sé impegnativo e reso ancora più arduo nel periodo particolarmente stressante del Natale. Il mese di dicembre per quanto riguarda le cessazioni è uno dei mesi in cui spesso le motivazioni calano. 
Il grafico che segue mette in relazione le cessazioni avvenute nei vari mesi dell'anno nel corso degli ultimi 15 anni di attività del Centro Antifumo, se si esclude il mese di agosto in cui il Centro sospende le attività di ambulatorio, il mese di dicembre rappresenta il mese con il numero più basso di cessazioni.


Questo Calendario dell'Avvento offre un momento educativo di riflessione che si rinforza giorno dopo giorno in un percorso di crescita personale.
Aprendo ogni giorno una nuova finestrella del Calendario, troverai suggerimenti, motivazioni, strategie e risorse utili per aiutarti nel tuo percorso per smettere di fumare. I suggerimenti dispensati in modo sequenziale nel calendario rappresentano un modo efficace per accompagnarti verso il raggiungimento dell'obiettivo desiderato. Ricorda di essere gentile con te stesso e di celebrare ogni progresso, grande o piccolo, lungo il cammino.
Guglielmo Lauro
(medico)

martedì 14 novembre 2023

World Diabetes Day 2023: La cessazione del fumo nel diabete mellito di tipo 2



Il fumo di tabacco rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2 (T2DM) e tale rischio è tanto maggiore quanto più è elevato il consumo di tabacco (1).
Il fumo, inoltre, incrementa il danno microvascolare nel paziente diabetico condizionando un aumento delle complicanze macro e microvascolari (coronaropatie, infarto miocardico, insufficienza cardiaca, arteriopatia periferica, ictus, retinopatia, nefropatia, neuropatia) e metaboliche (sindrome metabolica, insulino resistenza, steatosi epatica associata a disfunzione metabolica) (2).
Le suddette disfunzioni metaboliche sono molto frequenti nel T2DM tanto che circa 3 diabetici su 4 presentano steatosi epatica associata a disfunzione metabolica, attualmente denominata MASLD (Metabolic Disfunction – Associated Steaotic Liver Disease). A tale proposito recenti studi hanno evidenziato che la combinazione di T2DM con l'uso di tabacco condiziona una più rapida progressione della MASLD e ciò è dovuto principalmente a causa dell'aumento della resistenza insulinica, nonché del rilascio di citochine proinfiammatorie come conseguenza del fumo di tabacco (3).

È ormai indubbiamente confermato che smettere di fumare riduce significativamente il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e, inoltre, riduce in modo significativo il rischio di mortalità legata alle complicanze diabetiche.
In relazione a ciò, recenti studi riportano che mediamente per ogni 25 casi di diabete mellito di tipo 2, almeno 4 casi possono essere direttamente attribuibili al fumo di sigaretta; ciò vuol dire che eliminando il fumo si potrebbero evitare, a livello mondiale, almeno 25 milioni di casi di diabete (4) oltre a casi di cancro al pancreas per il quale vi è un aumentato rischio nei fumatori con diabete o prediabete (5).

È importante sottolineare soprattutto ai giovani pazienti diabetici dell'importanza di non cominciare mai a fumare perché il paziente diabetico spesso rientra nella categoria dei fumatori difficili, cioè di coloro che incontrano notevoli difficoltà nel percorso di cessazione. I diabetici spesso usano il fumo come mezzo per controllare l'appetito e per gestire i cali di concentrazione peraltro maggiormente presenti nel diabetico fumatore. Specificamente alcuni studi prospettano delle interazioni tra insulina e dopamina che determinerebbero un'alterazione dei meccanismi di ricompensa rendendo i fumatori diabetici, fumatori difficili, cioè con bassi tassi di successo nei percorsi di cessazione del fumo di tabacco.

Smettere di fumare nel paziente con diabete di tipo 2 è dunque di primaria importanza, ma è un percorso che richiede particolare attenzione sia per le oggettive difficoltà, sia per un possibile peggioramento del  controllo glicemico che può durare 2-3 anni, probabilmente in relazione all'aumento di peso post-cessazione e al conseguente sviluppo di insulino-resistenza. Infatti, dopo la cessazione del fumo è necessario un attento monitoraggio dei pazienti diabetici e un aggiustamento dei farmaci antidiabetici per mantenere un efficace controllo glicemico. Comunque, va chiarito che un possibile peggioramento del controllo glicemico post-cessazione sarebbe un male minore rispetto al continuare a fumare.

Nel paziente diabetico o con una storia familiare di diabete, smettere di fumare richiede l'adozione di misure preventive per prevenire l'aumento di peso e favorire comportamenti salutari. Queste misure includono l'eliminazione del consumo di alcol, misure di controllo della glicemia entro i livelli standard, l'adozione di una dieta a basso contenuto di sodio in caso di ipertensione, il mantenimento di un buon riposo notturno e l'effettuazione di un regolare esercizio fisico. Inoltre, è importante evitare anche bevande analcoliche spesso qualificate come dietetiche enfatizzando in etichetta di essere “zero zuccheri e zero calorie” (6). Si tratta di una classe di bevande, spesso gassate, a base di acqua, e che di solito contengono dolcificanti naturali (come il fruttosio) o artificiali (come l'aspartame e il sucralosio) (6). Il consumo di tali bevande è associato ad un aumento dell'indice di massa corporea, aumento del rischio di eventi vascolari e aumento della pressione sanguigna e della percentuale di grasso negli adolescenti, tanto che un consumo eccessivo può portare all'obesità (6). 
È stato dimostrato che il fruttosio, dolcificante naturale comunemente presente nelle bevande analcoliche, induce resistenza all'insulina e infiammazione nel fegato promuovendo lo sviluppo di steatosi epatica associata a disfunzione metabolica (MASLD) (6).
Per quel che concerne l'assunzione eccessiva di dolcificanti artificiali è stato riscontrato che essi accentuano il rischio di diabete di tipo 2 attraverso l'aumento della resistenza insulinica e attraverso l'alterazione del microbiota intestinale (6).
Recentemente, nel luglio 2023, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato il dolcificante artificiale aspartame come possibile cancerogeno per l’uomo (Gruppo IARC 2B) (6).
 
La farmacoterapia indicata per la cessazione del fumo nel paziente diabetico può essere rappresentata da sostitutivi della nicotina (NRT) e da farmaci come bupropione, citisina o vareniclina in monoterapia o in combinazione e sotto controllo medico. 

L'uso di NRT nel trattamento antitabacco nei diabetici andrebbe evitato nei diabetici con valori di emoglobina glicata maggiori del 7%, dato che la nicotina può aumentare la resistenza all’insulina (2). Peraltro, richiede maggiore cautela se al diabete si associano una o più delle seguenti comorbilità: ipertensione, dislipidemia, obesità (aumento del rischio di eventi cardiovascolari gravi come infarto/ictus se continua a fumare nonostante NRT) (2).
Comunque, in assenza delle suddette comorbilità, i sostitutivi della nicotina (NRT) rappresentano un'opzione sicura e ben tollerata anche in combinazione al bupropione (7). 

Il bupropione, un farmaco appartenente alla categoria degli antidepressivi, aumentando i livelli di dopamina nella regione mesolimbica potrebbe essere particolarmente indicato nel paziente diabetico fumatore per il quale il meccanismo di ricompensa risulta essere alterato a causa di interazioni poco note tra insulina e dopamina. Numerosi studi in proposito hanno riscontrato una forte associazione tra fumo e forme di depressione nei pazienti con diabete di tipo 2 (8, 9); infatti, una depressione clinicamente significativa è presente in una persona su quattro con diabete mellito di tipo 2 (10). In effetti nel fumatore diabetico è frequente riscontrare una forma di depressione caratterizzata da una ridotta motivazione e una compromissione della volontà nell'impegnarsi in un compito al fine di ottenere una ricompensa. L'incremento del tono dopaminergico causato dal bupropione favorisce risposte comportamentali adattive all'evento motivazionale. Peraltro, il bupropione è in grado di limitare l’incremento di peso che spesso si manifesta quando si smette di fumare, cosicché anche per tale motivo, viene spesso proposto come trattamento antitabacco soprattutto nei diabetici obesi (2). 
Infine, il bupropione è associato anche a miglioramenti significativi della funzione sessuale che si riscontra con una certa frequenza nei pazienti con disturbo depressivo maggiore e diabete di tipo 2 (11). A tale proposito si ritiene che l'effetto del bupropione nell'aumentare i livelli di dopamina sia fondamentale nei suddetti pazienti per l'esperienza di eccitazione e per il raggiungimento dell'orgasmo (11).

La vareniclina in monoterapia appare sicura e ben tollerata dai pazienti affetti da diabete, in combinazione ovviamente richiede maggiore cautela (2). La citisina analogamente alla vareniclina appare anch'essa sicura ed efficace 

Sviluppi futuri prevedono l'associazione di NRT a analoghi del recettore GLP-1 (glucagon-like peptide-1) come exenatide o dulaglutide che sembrano attenuare gli effetti gratificanti della nicotina (12), facilitano la cessazione del fumo e possono ridurre l'aumento di peso post-cessazione (13). Gli analoghi del recettore GLP-1 hanno, infatti, un ruolo nella regolazione della ricompensa non solo da cibo, ma contrastano anche la ricompensa da nicotina, alcol e altre sostanze d'abuso.

Oltre ai farmaci indicati per la cessazione del tabacco andrebbe presa in considerazione anche la necessità di trattare i sintomi legati all'interruzione della nicotina (umore disforico o depresso, irritabilità, frustrazione o rabbia, ansia e irrequietezza, aumento della tosse, aumento dell’appetito, incremento del peso, senso di debolezza e stitichezza) possibilmente anche con un sostegno psicologico cucito su misura.

La correzione della carenza di vitamina D, frequente nei fumatori diabetici, è un passo fondamentale per migliorare la salute (14). L'integrazione di vitamina D, infatti, può apportare diversi benefici:
-Favorisce il calo dell'indice di massa corporea (BMI) (14): la vitamina D svolge un ruolo nella regolazione del metabolismo e dell'appetito.
-Migliora la sensibilità all'insulina (14): la vitamina D aiuta le cellule del corpo a utilizzare l'insulina in modo più efficiente, contribuendo a tenere sotto controllo la glicemia.
-Riduce il rischio di complicanze: la carenza di vitamina D è associata a un maggiore rischio di complicanze del diabete, come malattie cardiache, renali e neurologiche.

Affrontare la cessazione del fumo nei pazienti diabetici richiede un particolare impegno e l’impiego di strategie antifumo personalizzate. Peraltro, il forte legame con il fumo di sigaretta crea un enorme ostacolo, anche per coloro che hanno un forte desiderio di smettere, tanto che potrebbero essere necessari diversi tentativi e trattamenti prima di ottenere un’astinenza duratura. Laddove non si riesca ad avere successo, può essere presa in considerazione una strategia basata sull'uso momentaneo e controllato di prodotti alternativi senza combustione (es. sigarette elettroniche e dispositivi a tabacco riscaldato) sempre con l'obiettivo di raggiungere una cessazione completa. Quest'ultimo approccio può trovare indicazione anche per coloro che sono a rischio di spostare sul cibo, perché dopo la cessazione con lo svapo il guadagno di peso appare minore rispetto a coloro che smettono di fumare con la sigaretta a combustione (16).

I pazienti diabetici che fumano rappresentano, dunque, sfide cliniche particolari e spesso richiedono interventi clinici complessi (16). Dunque, smettere di fumare rappresenta la misura più importante che un diabetico può adottare in considerazione del fatto che il fumo rappresenta un fattore di rischio primario e modificabile per lo sviluppo di complicanze del diabete mellito di tipo 2 (17).

1. Willi C, Bodenmann P, Ghali WA, Faris PD, Cornuz J: Active smoking and the risk of type 2 diabetes: a systematic review and meta-analysis. Department of Ambulatory Care and Community Medicine, University of Lausanne, Lausanne, Switzerland. carole.willi@hospvd.ch. JAMA. 2007 Dec 12;298(22):2654-64.
2. Madhumita Premkumar, Anil C Anand: Tobacco, Cigarettes, and the Liver: The Smoking Gun. J Clin Exp Hepatol. Nov-Dec 2021;11(6):700-712.
3. Oluwafemi Balogun, Jeffrey Y Wang, Emad S Shaikh, Karine Liu, Stefania Stoyanova, Zoe N Memel, Hayley Schultz, Lisa Mun, Jack Bertman, Cheryl A Rogen, Maryam K Ibrahim, Madeline Berschback, Eugenia Uche-Anya, Robert Wilechansky, Tracey G Simon, Kathleen E Corey: Effect of combined tobacco use and type 2 diabetes mellitus on prevalent fibrosis in patients with MASLD. Hepatol Commun. 2023 Oct 27;7(11):e0300. 
4. Davide Campagna, Angela Alamo, Enrico Mondati, Riccardo Polosa: DIABETE, TABAGISMO E DISASSUEFAZIONE DAL FUMO. Il Diabete Online, Organo ufficiale della Società Italiana di Diabetologia, Editoriali, Vol. 31, N. 1 marzo 2019.
5. Joo-Hyun Park, Jung Yong Hong, Jay J Shen, Kyungdo Han, Young Suk Park, Joon Oh Park: Smoking Cessation and Pancreatic Cancer Risk in Individuals With Prediabetes and Diabetes: A Nationwide Cohort Study. J Natl Compr Canc Netw. 2023 Nov;21(11):1149-1155.e3.
6. Yanrui Wu, Zongbiao Tan, Junhai Zhen, Chuan Liu, Jixiang Zhang, Fei Liao, Weiguo Dong: Association between diet soft drink consumption and metabolic dysfunction-associated steatotic liver disease: findings from the NHANES. BMC Public Health. 2023 Nov 20;23(1):2286.
7. Marco López Zubizarreta, Miguel Ángel Hernández Mezquita, José Manuel Miralles García, Miguel Barrueco Ferrero: Tobacco and diabetes: clinical relevance and approach to smoking cessation in diabetic smokers. Endocrinol Diabetes Nutr. 2017 Apr;64(4):221-231.
8. Zhen Feng, Wai Kei Tong, Xinyue Zhang, Zhijia Tang: Prevalence of depression and association with all-cause and cardiovascular mortality among individuals with type 2 diabetes: a cohort study based on NHANES 2005-2018 data. BMC Psychiatry. 2023 Jul 10;23(1):490.
9. Matthew Clyde, Kimberley J Smith, Geneviève Gariépy, Norbert Schmitz: The association between smoking and depression in a Canadian community-based sample with type 2 diabetes. Can J Diabetes. 2013 Jun;37(3):150-5.
10. Katherine Semenkovich, Miriam E Brown, Dragan M Svrakic, Patrick J Lustman: Depression in type 2 diabetes mellitus: prevalence, impact, and treatment. Drugs. 2015 Apr;75(6):577-87.
11. Gregory S Sayuk, Britt M Gott, Billy D Nix, Patrick J Lustman: Improvement in sexual functioning in patients with type 2 diabetes and depression treated with bupropion. Diabetes Care. 2011 Feb;34(2):332-4.
12. Luba Yammine, Thomas R Kosten, Paul M Cinciripini, Charles E Green, Janet C Meininger, Jennifer A Minnix, Thomas F Newton: Exenatide once weekly for smoking cessation: study protocol for a randomized clinical trial. Medicine (Baltimore). 2018 Jan;97(2):e9567.
13. Luba Yammine, Charles E Green, Thomas R Kosten, Constanza de Dios, Robert Suchting, Scott D Lane, Christopher D Verrico, Joy M Schmitz: Exenatide Adjunct to Nicotine Patch Facilitates Smoking Cessation and May Reduce Post-Cessation Weight Gain: A Pilot Randomized Controlled Trial. Nicotine Tob Res. 2021 Aug 29;23(10):1682-1690.
14. Nianrong Mi, Mingyuan Liu, Chao Meng, Fangming Fu: Evaluation of the effects of vitamin D deficiency and cigarette smoking on insulin resistance in type 2 diabetes mellitus: A meta-analysis of randomized controlled trials. Adv Clin Exp Med. 2023 Oct 30. 
15- Wawryk-Gawda E, Zarobkiewicz MK, Chylińska-Wrzos P, Jodłowska-Jędrych B: Lower weight gain after vaping cessation than after smoking quitting. Rocz Panstw Zakl Hig. 2019;70(3):253-258.
16. Leif I Solberg, Jay R Desai, Patrick J O'Connor, Donald B Bishop, Heather M Devlin: Diabetic patients who smoke: are they different? Ann Fam Med. 2004 Jan-Feb;2(1):26-32.
17. Su-Min Jeong, Jung Eun Yoo, Junhee Park, Wonyoung Jung, Kyu Na Lee, Kyungdo Han, Cheol Min Lee, Ki-Woong Nam, Seung-Pyo Lee, Dong Wook Shin: Smoking behavior change and risk of cardiovascular disease incidence and mortality in patients with type 2 diabetes mellitus.Cardiovasc Diabetol. 2023 Jul 29;22(1):193.
Guglielmo Lauro
(medico)

Calcolatore del rischio di diabete conseguente al fumo

Calcolatore del rischio di diabete conseguente al fumo

Scopri come il fumo di sigarette può influenzare il rischio di diabete con una semplice formula. Moltiplica il numero di sigarette fumate al giorno per il numero di anni in cui hai fumato, poi dividi il risultato per 20. Se sei fumatore calcola il tuo rischio e prendi decisioni consapevoli per il tuo benessere.



martedì 31 ottobre 2023

Fibromialgia e fumo


La sindrome fibromialgica (FMS) è una malattia cronica non degenerativa, caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico generalizzato con rigidità mattutina e diversi sintomi associati tra cui disfunzione cognitiva, affaticamento, disturbi del sonno, sintomi gastrointestinali simili alla sindrome dell'intestino irritabile (1).
Nella maggioranza degli studi si risconta tra i pazienti affetti da fibromialgia una elevata prevalenza di fumatori (2, 3) tanto che diversi studi epidemiologici hanno dimostrato una chiara associazione con il fumo di tabacco (4). La ricerca suggerisce che i fumatori affetti da fibromialgia spesso hanno una maggiore gravità della sintomatologia (più dolore, affaticamento e disturbi del sonno) rispetto ai non fumatori affetti da questa condizione. In effetti i pazienti affetti da fibromialgia spesso utilizzano il fumo di tabacco come un modo per alleviare il dolore (5, 6), sfruttando l’effetto analgesico acuto della nicotina. Specificamente la nicotina attiva il sistema oppioide endogeno e svolge, nel breve termine, proprietà analgesiche; però nel lungo termine lo sviluppo di tolleranza per la nicotina favorisce il dolore cronico (6, 7) con conseguente ridotta qualità di vita nei pazienti fumatori affetti da fibromialgia, sia a causa di meccanismi psicologici come depressione, ansia e bassa autostima, sia a causa dell'aumento di sintomi quali affaticamento, sonno non ristoratore, maggiore rigidità e un numero maggiore di tender point (6, 8, 9, 10, 11, 12, 13). Infatti, diversi studi hanno identificato il fumo come un unico fattore di rischio per il dolore cronico (14).
In altre parole il fumo di tabacco ha notoriamente un effetto pro-nocicettivo cronico cioè porta nel lungo termine ad un incremento del dolore, e contribuisce peraltro allo stato infiammatorio cronico dell’organismo che generalmente trova conferma nell’aumento dei livelli ematici di proteina C reattiva (15). Peraltro, si evidenzia che la severità dei sintomi della fibromialgia è associata ad elevazione dei livelli ematici di proteina C reattiva (16) cui peraltro può contribuire il fumo di sigaretta.
Ulteriore manifestazione tipica della fibromialgia, specie nei soggetti fumatori, è la disfunzione cognitiva nota come fibrofog o brainfog, che talora può essere ancora più invalidante dei sintomi del dolore (8). Gli studi riportano che dal 50% all'80% dei pazienti con fibromialgia sperimentano declino della memoria, confusione mentale e difficoltà di concentrazione; la compromissione nei domini della memoria di lavoro, episodica e semantica può essere così grave da simulare circa 20 anni di invecchiamento (8). Specificamente nei fumatori con fibromialgia è stata notata una maggiore difficoltà percepita nel linguaggio, nella memoria verbale, nella memoria visuo-spaziale e nell'attenzione (8).
I potenziali meccanismi che spiegano gli effetti dannosi del fumo di tabacco per la fibromialgia comprendono stress ossidativo (aumento di produzione di radicali liberi), infiammazione, processi aterosclerotici (8) e disbiosi intestinale (17).
In riferimento all'associazione tra fibromialgia e disbiosi, è stata presa in esame la proliferazione batterica dell'intestino tenue (Small Intestinal Bacterial Overgrowth, SIBO), caratterizzata dalla colonizzazione inappropriata del piccolo intestino distale con batteri del colon (17). Inoltre, è stato riscontrato che l'intensità del dolore dei pazienti con fibromialgia è correlata al grado di proliferazione batterica dell'intestino tenue (SIBO). La SIBO è spesso associata ad un aumento della permeabilità intestinale e ciò può avere rilevanza patogenetica nella fibromialgia perché porta all'esposizione delle cellule immunitarie gli antigeni luminali (18) come i batteri, i loro prodotti metabolici e le tossine. Questa esposizione può innescare una risposta immunitaria, che a sua volta può contribuire all'infiammazione sistemica.
Diversi studi hanno confermato non solo una costante presenza di SIBO nella fibromialgia, ma anche una forte associazione tra l'essere un fumatore attivo e l'insorgenza di SIBO (19, 20, 21).
La comprensione da parte del paziente affetto da fibromialgia della necessità di adottare uno stile di vita sano è di fondamentale importanza per la corretta gestione della malattia. Pertanto, la cessazione del fumo dovrebbe essere una priorità nei pazienti fumatori con fibromialgia e quindi è importante cercare il supporto adeguato a raggiungere questo obiettivo, dato che è stato dimostrato che il fumo peggiora il dolore e la gravità complessiva della malattia. Peraltro è importante impostare una dieta a basso contenuto di carboidrati fermentabili noti come FODMAP (Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides, and Polyols) sotto la supervisione di un dietologo. A ciò è utile aggiungere idoneo esercizio fisico; particolarmente indicati sono esercizi di tipo aerobico a basso impatto (camminare, nuotare, cyclette con sessioni brevi e aumento graduale di intensità e durata dell'esercizio), esercizi di forza (allenamento con pesi leggeri), esercizi di stretching, esercizi di equilibrio e coordinazione (tai ji, yoga, pilates), possibilmente con la supervisione di un professionista specializzato nella gestione della fibromialgia. Infine, sono fondamentali trattamenti farmacologici appropriati ed eventuali terapie complementari (agopuntura, massaggio).

Per misurare l'impatto che la fibromialgia può avere sulla qualità della vita cliccare su compila, per la lettura del risultato cliccare su visualizza (o ricaricare la pagina web). Può essere utile rivalutare la propria fibromialgia ripetendo il questionario dopo aver smesso di fumare.


Non esistono test diagnostici specifici per la diagnosi di fibromialgia, resta al momento una diagnosi di esclusione, pertanto rappresenta una diagnosi di pertinenza dello specialista reumatologo. Comunque un aiuto diagnostico si può ottenere dalla compilazione di un questionario (FM-HDT) proposto dal Reparto Autonomo di Reumatologia dell'AO "G.Rummo" di Benevento (22), che ci può dare valide indicazioni in base alle quali rivolgersi allo specialista o ad un centro di riferimento reumatologico.
Per la lettura del risultato del Fibromyalgia-Help Diagnostic Test (FM-HDT) cliccare su visualizza (o ricaricare la pagina web).


1. María Correa-Rodríguez, Jamal El Mansouri-Yachou, Antonio Casas-Barragán, Francisco Molina, Blanca Rueda-Medina, María Encarnación Aguilar-Ferrandiz: The Association of Body Mass Index and Body Composition with Pain, Disease Activity, Fatigue, Sleep and Anxiety in Women with Fibromyalgia. Nutrients. 2019 May 27;11(5):1193.
2. Anna Blokh Kerpel, Shmuel Tiosano, Daniela Amital, Doron Comaneshter, Arnon D Cohen, Howard Amital: [ASSOCIATION OF OBESITY, SMOKING AND SOCIOECONOMIC STRATA WITH THE FIBROMYALGIA SYNDROME]. Harefuah. 2019 Sep;158(9):583-586)
3. Vwaire J Orhurhu, Thomas P Pittelkow, W Michael Hooten: Prevalence of smoking in adults with chronic pain. Tob Induc Dis. 2015 Jul 17;13(1):17.
4. Marie-Louise Karlsson, Ann-Charlotte Elkan, Ingiäld Hafström: Widespread pain and pain intensity in patients with early rheumatoid arthritis. A cross-sectional comparison between smokers and non-smokers. Nurs Open. 2019 Apr 21;6(3):942-947
5. Toby N Weingarten, Ann Vincent, Connie A Luedtke, Timothy J Beebe, Tasha L Welch, Elisa Y Chong, Darrell R Schroeder, David O Warner: The Perception of Female Smokers with Fibromyalgia on the Effects of Smoking on Fibromyalgia Symptoms. Pain Pract. 2016 Nov;16(8):1054-1063.
6. Maria I Bokarewa, Malin C Erlandsson, Jan Bjersing, Mats Dehlin, Kaisa Mannerkorpi: Smoking is associated with reduced leptin and neuropeptide Y levels and higher pain experience in patients with fibromyalgia. Mediators Inflamm. 2014;2014:627041.
7. Chie Taniguchi, Akihiko Narisada, Hideo Tanaka, Hiroki Iida, Mami Iida, Rina Mori, Ayako Nakayama, Kohta Suzuki: Smoking cessation after cancer diagnosis reduces the risk of severe cancer pain: A longitudinal cohort study. PLoS One. 2022 Aug 9;17(8):e0272779.
8. Lin Ge, Ryan S D'Souza, Terry Oh, Ann Vincent, Arya B Mohabbat, Jason Eldrige, Li Jiang, Mary O Whipple, Samantha J McAllister, Zhen Wang, Wenchun Qu, William D Mauck: Tobacco Use in Fibromyalgia Is Associated With Cognitive Dysfunction: A Prospective Questionnaire Study. Mayo Clin Proc Innov Qual Outcomes. 2019 Feb 26;3(1):78-85.
9. Omer Nuri Pamuk, Salim Dönmez, Necati Cakir: The frequency of smoking in fibromyalgia patients and its association with symptoms. Rheumatol Int. 2009 Sep;29(11):1311-4.
10. Fátima Fernandez-Feijoo, Noelia Samartin-Veiga, María Teresa Carrillo-de-la-Peña: Quality of life in patients with fibromyalgia: Contributions of disease symptoms, lifestyle and multi-medication. Front Psychol. 2022 Oct 3;13:924405.
11. Yukinori Nagakura, Maya Hayashi, Shunichi Kajioka: Analysis of Japanese nationwide health datasets: association between lifestyle habits and prevalence of neuropathic pain and fibromyalgia with reference to dementia-related diseases and Parkinson's disease. Scand J Pain. 2023 Jul 13.
12. Breanna M Holloway, Maya S Santoro, Terry A Cronan: Smoking, depression, & stress: predictors of fibromyalgia health status. Psychol Health Med. 2017 Jan;22(1):87-93.
13. Shin-Seok Lee, Seong-Ho Kim, Seong-Su Nah, Ji Hyun Lee, Yeon-Ah Lee, Seung-Jae Hong, Hyun-Sook Kim, Hye-Soon Lee, Hyoun Ah Kim, Chung-Il Joung, Jung-Yoon Choe, Seong-Kyu Kim: Smoking habits influence pain and functional and psychiatric features in fibromyalgia. Joint Bone Spine. 2011 May;78(3):259-65.
14. Jenna Goesling, Chad M Brummett, Taha S Meraj, Stephanie E Moser, Afton L Hassett, Joseph W Ditre: Associations Between Pain, Current Tobacco Smoking, Depression, and Fibromyalgia Status Among Treatment-Seeking Chronic Pain Patients. Pain Med. 2015 Jul;16(7):1433-42.
15. Khand F, Shaikh SS, Ata MA, Shaikh SS: Evaluation of the effect of smoking on complete blood counts, serum C-reactive protein and magnesium levels in healthy adult male smokers. J Pak Med Assoc. 2015 Jan;65(1):59-61.
16. Teemu Zetterman, Ritva Markkula, Eija Kalso: Elevated highly sensitive C-reactive protein in fibromyalgia associates with symptom severity. Rheumatol Adv Pract. 2022 Jun 25;6(2):rkac053.
17. Ana Rita Silva, Alexandra Bernardo, Maria Fernanda de Mesquita, José Vaz-Patto, Pedro Moreira, Maria Leonor Silva, Patrícia Padrão: An anti-inflammatory and low fermentable oligo, di, and monosaccharides and polyols diet improved patient reported outcomes in fibromyalgia: A randomized controlled trial. Front Nutr. 2022 Aug 15:9:856216.
18. A Goebel, S Buhner, R Schedel, H Lochs, G Sprotte: Altered intestinal permeability in patients with primary fibromyalgia and in patients with complex regional pain syndrome. Rheumatology (Oxford). 2008 Aug;47(8):1223-7.
19. Jeremy Liu Chen Kiow, Ratiba Bellila, Amelie Therrien, Sacha Sidani, Mickael Bouin: Predictors of Small Intestinal Bacterial Overgrowth in Symptomatic Patients Referred for Breath Testing. J Clin Med Res. 2020 Oct;12(10):655-661.
20. Irina Efremova, Roman Maslennikov, Elena Poluektova, Ekaterina Vasilieva, Yury Zharikov, Andrey Suslov, Yana Letyagina, Evgenii Kozlov, Anna Levshina, Vladimir Ivashkin: Epidemiology of small intestinal bacterial overgrowth. World J Gastroenterol. 2023 Jun 14;29(22):3400-3421.
21. M Pimentel, D Wallace, D Hallegua, E Chow, Y Kong, S Park, H C Lin: A link between irritable bowel syndrome and fibromyalgia may be related to findings on lactulose breath testing. Ann Rheum Dis. 2004 Apr;63(4):450-2.
22. Stisi S, Venditti C, Murgia R, Simonetti B: Can a simple anamnestic test help us to diagnose fibromyalgia? Abst FRI0426. Annual European Congress of Rheumatology-EULAR 2010. Rome, 16-19 June 2010.
Guglielmo Lauro
(medico)

sabato 30 settembre 2023

Il denaro dei fumatori: dove vanno a finire i soldi risparmiati smettendo di fumare?

È ben noto che il tabagismo comporta, nel lungo periodo, costi economici molto elevati sia per i fumatori sia per le loro famiglie. Paradossalmente, i dati statistici mostrano un'incidenza maggiore di fumatori proprio nelle fasce sociali con redditi più bassi, nonostante queste siano quelle più esposte a ristrettezze economiche. Secondo recenti studi, le persone a basso reddito presentano un rischio triplicato di fumare rispetto a coloro con un reddito elevato; inoltre, nonostante il loro desiderio di smettere, hanno minori probabilità di riuscire nel loro intento rispetto alle persone con un reddito più alto. (1). 
Le elevate tasse sui prodotti del tabacco rischiano di avere un impatto sproporzionato sui fumatori con basso reddito, che si trovano costretti a destinare tra il 10% e il 30% del budget familiare per acquistare sigarette e prodotti correlati. Ciò si traduce in una privazione indotta dal fumo o nella mancanza di beni di prima necessità a causa delle spese per il tabacco (1). Di conseguenza, l'inquietudine derivante dall'insicurezza finanziaria e dalla privazione può indurre a fumare come meccanismo di coping. In effetti, il fumo di sigaretta può dare un momentaneo sollievo percepito come gratificante dai fumatori, ma tale beneficio dura solo per brevi istanti. Peraltro, va anche considerato che le ingannevoli strategie di marketing del tabacco sostengono il discontrollo del fumatore mettendo in commercio qualcosa di piccolo, alla portata di tutti, con una vita breve e che dà un piacere altrettanto breve. La sigaretta è il prodotto che maggiormente risponde a queste caratteristiche, un esempio perfetto di gratificazione istantanea. Che poi la sigaretta sia responsabile dell’aggravamento della condizione socio-economica nel medio-lungo periodo è un aspetto che viene scarsamente percepito dal fumatore il cui discontrollo lo porta a concentrarsi sulle sensazioni di piacere immediate che derivano dal fumo di sigaretta, piuttosto che prendere in considerazione le conseguenze a medio e lungo termine sulla propria salute e situazione finanziaria. La dipendenza nicotina rende, infatti, prioritaria la necessità di alleviare lo stress o l'ansia, rispetto ai problemi di salute e alle implicazioni finanziarie che potranno manifestarsi nel corso del tempo.
La tendenza dei fumatori a focalizzarsi sui benefici immediati del fumo può portarli a sottovalutare i vantaggi a lungo termine derivanti dallo smettere di fumare, come le opportunità di risparmio e investimento e i relativi benefici socio-economici.
Come si può spiegare questo comportamento?
Il sistema di gratificazione umano attuale è ancora sintonizzato sugli obiettivi delle società più primitive, in cui la ricerca di cibo e riparo era prioritaria e la gratificazione istantanea rappresentava un vantaggio adattivo. Oggi però, in un contesto di relativa abbondanza, il circuito della gratificazione viene stimolato in maniera incontrollata da input non più legati alla sopravvivenza, ma da cibo spazzatura, fumo, alcol, uso eccessivo di social network, per cui emerge che ciò che una volta rappresentava un vantaggio funzionale, oggi rappresenta una criticità intrinseca del nostro sistema di gratificazione che dunque alimenta comportamenti disfunzionali.

Per le ragioni sopra menzionate, è fondamentale imparare a sviluppare strategie che premiino le gratificazioni derivanti da esperienze durature, come affetti, crescita personale e benessere fisico, in altre parole, da attività che richiedono un certo impegno.
Smettendo di fumare, non si diventa improvvisamente virtuosi, ma spesso si mantiene una certa tendenza ad spendere soldi in modo non pianificato, facendo sì che le somme risparmiate si "confondano" con le altre spese nel bilancio e non si notino appieno. Con il tempo, però, si acquisisce un maggiore controllo che porta a una minore impulsività negli acquisti, spesso responsabili di microindebitamenti. In sostanza, si inizia gradualmente a gestire in modo più oculato il proprio denaro.
Quando i pazienti smettono di fumare e dopo qualche tempo tornano al Centro Antifumo (magari per avviare altri fumatori al percorso di cessazione), se si comunica loro la cifra non spesa in fumo, rimangono meravigliati dell'ammontare di questo risparmio!
Però poi lamentano che in realtà quella cifra non se la ritrovano in tasca, quindi viene da chiedersi dove vanno a finire i soldi che prima portavano al tabaccaio.
Dunque se questi soldi non se li ritrova in tasca né chi ha smesso di fumare, né tanto meno il tabaccaio, facciamo chiarezza sul destino dei soldi non andati in fumo!
In base ai riscontri dei fumatori che si sono rivolti al Centro Antifumo Quit di Aversa, si è rilevato che specie nei primi mesi dopo lo stop, parte della cifra risparmiata viene spesa per gratificarsi con piccoli acquisti per sopperire alla mancanza di nicotina (abbigliamento, accessori). Questo comportamento è, peraltro, sempre raccomandato e rientra proprio tra i consigli suggeriti dal Centro Antifumo, che fra l’altro promuove stili di vita più sani, sollecitando i propri pazienti a prendersi cura maggiormente della propria salute. Cosicché i risparmi appaiono smorzati da voci di spesa finalmente viste come prioritarie (visite mediche, esami di laboratorio, screening, etc.) per la maggiore consapevolezza dei danni potenziali o reali del fumo di tabacco. Peraltro, a rendere invisibili i risparmi spesso ci pensano l’aumento del costo della vita, spese impreviste, difficoltà finanziarie sopraggiunte che possono erodere il denaro risparmiato con tanto impegno.
Comunque, nelle fasi di remissione del fumo di tabacco (cioè dopo 3-6 mesi di astensione completa), inizia a maturare una sorta di cambiamento di prospettiva per abbracciare scelte più lungimiranti che inducono a migliorare la condizione socio-economica.
Cosicché sulla base delle risposte ad un sondaggio effettuato  Centro Antifumo di Aversa sulla popolazione dei fumatori in fase di remissione, si riportano in ordine decrescente le destinazioni d'uso dei soldi non spesi in prodotti da fumo:
-redistribuito ai figli o ad altri componenti del nucleo familiare
-risparmiare denaro nel lungo termine e investire nelle proprie aspirazioni e obiettivi futuri (creazione di un piano di risparmio, acquistare un’auto, di una seconda casa)
-riduzione di forme di indebitamento,
-attività ricreative (viaggi, ristoranti, svaghi, spa, hobby)
-investimenti in attività più sane (alimentazione corretta seguendo i consigli di nutrizionista, dieta sotto controllo di un dietologo, attività fisica, massaggi, trattamenti estetici, corsi di formazione ad es. imparare una lingua straniera)
-sostenere cause benefiche (ricerca sul cancro, organizzazioni no profit, etc.).

Quanto sono importanti gli aspetti economici della cessazione?
Affrontare il problema delle difficoltà finanziarie o del benessere economico limitato può essere particolarmente utile soprattutto nei fumatori appartenenti a fasce di popolazione a basso reddito.
Le difficoltà finanziarie, la precarietà lavorativa e il disagio economico generano nei fumatori elevati livelli di stress e frustrazione, tanto che recenti studi propongono integrare interventi di coaching finanziario nei percorsi di cessazione per i fumatori a basso reddito (1). 
Per misurare il proprio stress/benessere finanziario cliccare su compila, per la lettura del risultato cliccare su visualizza (o ricaricare la pagina web).
In particolare, per punteggi intorno a 4 sulla scala del "Distress/Benessere Finanziario", è possibile che i fumatori traggano beneficio da un percorso di cessazione tabagica integrato con un intervento di coaching finanziario, al fine di ottenere risultati più efficaci sia nel breve che nel lungo termine.


1. Erin S Rogers, Marc I Rosen, Brian Elbel, Binhuan Wang, Kelly Kyanko, Elizabeth Vargas, Christina N Wysota, Scott E Sherman: Integrating Financial Coaching and Referrals into a Smoking Cessation Program for Low-income Smokers: a Randomized Waitlist Control Trial. J Gen Intern Med. 2022 Sep;37(12):2973-2981.
Lauro Guglielmo
(medico)

giovedì 17 agosto 2023

Grafico a …“bare”: tabacco, alcol e droghe a confronto!


Ad integrazione di quanto esposto nel precedente post, si vuole approfondire quali fattori concorrono a rendere le droghe illegali, come eroina e cocaina, meno letali rispetto a quelle legali, tabacco e alcol.
In realtà ciò che fa la differenza è il contesto in cui una qualsiasi sostanza viene utilizzata. Chi inizia a fumare e chi inizia a bere in genere lo fa in un contesto di socialità, per cui l'uso del fumo e dell'alcol non viene percepito come dannoso, ma un piacere conviviale. L'inizio dell'uso delle droghe illegali avviene, invece, in un contesto solitamente di isolamento sociale o di isolamento emotivo.

La comunità scientifica ha a lungo creduto che la dipendenza da qualsiasi droga fosse causata dalle proprietà intrinseche di dipendenza della sostanza. Questa deduzione è riconducibile ad esperimenti condotti utilizzando la scatola Skinner, una gabbia inventata negli anni '30 del secolo scorso dallo psicologo americano Burrhus Frederic Skinner, e che hanno rivelato che i ratti tenuti in cattività, isolati e posti davanti alla scelta fra acqua semplice e acqua drogata si auto-somministravano droghe fino a morirne rapidamente. Da ciò fu dedotto che la dipendenza fosse causata dalle droghe stesse, trasformando coloro che le consumavano in tossicodipendenti.

Tuttavia, nel 1978, Bruce K. Alexander, uno psicologo canadese, ha condotto lo studio Rat Park, rivoluzionando la comprensione della dipendenza. Come noi, i topi sono creature sociali e desiderano fortemente il contatto e la comunicazione con i loro simili. Alexander e il suo team crearono un parco abbastanza grande da ospitare da 16 a 20 ratti maschi e femmine, allestito come un parco giochi completo di ruote e palline da gioco, spazi per l'accoppiamento, cibo ed acqua a volontà, ma anche disponibilità di acqua drogata (soluzione contenente morfina). Il risultato fu che, a differenza della scatola di Skinner, in Rat Park i topi non sceglievano più di consumare morfina.

Il concetto che le persone isolate in uno spazio ristretto mostrassero una minore esitazione nell'utilizzare una sostanza d'abuso per combattere la noia, la solitudine o le condizioni di vita sfavorevoli, andava contro le precedenti "prove" che attribuivano la dipendenza alla sostanza stessa. Di conseguenza, i risultati dello psicologo Bruce K. Alexander, pubblicati nel 1981, non furono inizialmente accolti favorevolmente.
D’altra parte un’esperienza che ha coinvolto esseri umani e che ha permesso di giungere a conclusioni analoghe a quelle riportate dallo psicologo canadese, era storicamente già avvenuta: la Guerra del Vietnam (1955-1975). Durante tale conflitto circa il 20% dei soldati statunitensi diventò dipendente dall'eroina, essendo tale droga ampiamente disponibile. In effetti si contavano più tossicodipendenti americani in Vietnam che in tutti gli Stati Uniti. Ciò suscitò grande preoccupazione: quali sarebbero state le conseguenze al momento del ritorno a casa? Si temevano scenari apocalittici, ma in realtà non accadde nulla del genere. Nel giro di un anno, il 95% dei soldati smise di assumere l'eroina. Per quanto riguarda il restante 5%, molti di loro erano già consumatori di eroina prima di partire.
È importante notare che, sebbene tutti inevitabilmente entriamo in contatto con sostanze e comportamenti che possono portare all'insorgenza di dipendenza, non è detto che ne diventiamo automaticamente dipendenti. Ad esempio, non possiamo presupporre che tutte le persone che hanno bevuto alcolici sviluppino problemi di alcolismo, o che chiunque abbia provato una sigaretta diventi un fumatore accanito. Allo stesso modo, non tutti coloro che hanno giocato d'azzardo diventeranno giocatori patologici, né chi ha ricevuto trattamenti farmacologici a base di morfina svilupperà una dipendenza da eroina.
Dunque, gli esperimenti condotti con la scatola di Skinner evidenziano che le cavie hanno un innato bisogno di connessione, ma se private di legami adeguati, si attaccheranno a qualunque cosa offra un senso di conforto, anche se in modo disfunzionale o addirittura pericoloso per la propria vita. Gli esseri umani sperimentano qualcosa di molto simile quando avvertono il peso di una gabbia mentale, ovvero quando ci si sente bloccati, insoddisfatti e senza una via di fuga.
L’attuale contesto sociale vuole farci passare il fumo e l’alcol come mezzi di connessione sociale legati a momenti di gioia, divertimento, amicizia e successo, ma si tratta solo di stereotipi e idee distorte che ci intrappolano in gabbie mentali. Ciò viene realizzato attraverso pubblicità che mostra persone attraenti e felici mentre brindano o fumano, creando l'idea che il consumo di queste sostanze sarebbe legato ad una migliore socializzazione, soddisfazione o successo. Ad esempio, il vino essendo stato parte integrante di molte culture influenzando l'arte, la letteratura, la religione, la gastronomia è rientrato in tradizioni sociali difficili da scardinare. Il tabacco, nonostante non possieda una tradizione millenaria come l'alcol, ha tratto vantaggio da una diffusione basata principalmente su sofisticate strategie di marketing che sono state in grado di associare il fumo a ideali di libertà, avventura, seduzione e successo, creando peraltro connessioni tra il fumo e l'identità personale. Dunque se l’influenza socio ambientale è parte del problema, logicamente dovrebbe essere parte della soluzione!
In effetti, se non fosse per l'influenza sociale spesso ingannevole e per i modelli di marketing guidati da interessi economici, il fumo e l'alcol non sarebbero così diffusi e conseguentemente correlati a tassi di letalità talmente elevati da superare di gran lunga quelli delle droghe illegali.

Dunque, per contrastare efficacemente l'abuso di sostanze, la società dovrebbe offrire opportunità gratificanti per interagire, dovrebbe sollecitare a condividere momenti speciali e coltivare interessi, incoraggiando un impiego costruttivo del tempo libero. Supportare occasioni ricreative non dannose ma coinvolgenti aiuta le persone a soddisfare il proprio bisogno di socializzazione in modo sano, riducendo i fattori di rischio per la dipendenza e migliorando il benessere psicofisico individuale e collettivo. Tuttavia la nostra società non sembra pronta a rinunciare a certe sostanze e comportamenti dannosi, né riesce a valorizzare alternative positive come svaghi non rischiosi e attività edificanti nel tempo libero, nonché occasioni produttive di crescita personale. 
Guglielmo Lauro
(medico)


lunedì 31 luglio 2023

Sostanze inutili, dannose e ...sorprendentemente mortali!

Qual è l'attività oggettivamente più inutile e più dannosa per la salute dell'uomo con ricadute deleterie sull'ambiente, oltre ad essere la più diffusa?
Senza dubbio, fumare! Il fumo di tabacco ha, infatti, tanti poco invidiabili primati che lo rendono un flagello di dimensioni planetarie, provocando ogni anno circa 8 milioni di morti nel mondo, di cui oltre 7 milioni sono causati da malattie legate al cancro (fonte: Ministero della Salute). 

Di seguito sono riportate alcune evidenze scientifiche riguardanti il fumo di tabacco e su cui vale la pena riflettere:
-Sotto diversi punti di vista, la nicotina è la droga che crea più dipendenza al mondo e il tabacco è la sostanza più letale (1, 2, 3); in effetti, il fumo di tabacco porta a una delle dipendenze di più lunga durata della vita, danneggiando progressivamente tutte le strutture dell'organismo in un processo cui non è possibile sottrarsi;
-Il fumo rappresenta, a livello globale, il più forte fattore di rischio stile di vita-correlato, seguito da consumo di alcol e obesità (4);
-Il tabacco è considerato il motore primario delle dipendenze patologiche (5);
-Il disturbo da uso di tabacco è il più comune disturbo da uso di sostanze nel mondo;
-Il fumo rappresenta la prima causa di morte evitabile nei Paesi occidentali, sicuramente più dell’AIDS, incidenti stradali, suicidi, abuso di alcol, droghe, incendio ed omicidi presi tutti assieme (6);
-Il 90% dei tumori polmonari è dovuto al fumo di sigaretta. Il fumo è, inoltre, la maggiore causa di cancro delle mucose orali e della laringe, del pancreas e della cervice uterina;
-Il fumo rappresenta il più importante fattore di rischio per lo sviluppo di broncopneumopatia cronica ostruttiva (7): circa il 10-15% di fumatori sviluppa un'ostruzione bronchiale clinicamente significativa (8);
-Il fumo costituisce il principale fattore di rischio di pneumotorace spontaneo primario (PSP) (9);
-Il tabagismo rappresenta il principale fattore di rischio modificabile per l'insorgenza di patologie nei pazienti HIV (10);
-L'industria del tabacco costituisce la prima causa evitabile di emissioni di CO2 e dunque la più insostenibile delle industrie;
- I mozziconi di sigaretta rappresentano il primo contaminante degli oceani a livello mondiale e la tipologia di rifiuto più numeroso raccolto sulle coste di tutto il pianeta, così come riportato dall'Ocean Conservancy, associazione no-profit che da 32 anni organizza l’International Coastal Cleanup (associazione internazionale di pulizia costiera).

Il tabacco, come droga, va posto in una categoria di sostanze che possiamo considerare speciale, perché l'uso comune non comporta le alterazioni mentali acute, con perdita del controllo delle proprie azioni, così come quelle che si possono osservare con l'uso di altre droghe illegali e che contribuiscono alla loro pericolosità. Tuttavia, per la sua azione subdola il tabacco inevitabilmente prima o poi ci chiederà un conto spesso salato in termini di salute. Peraltro, a differenza dell’alcol e delle droghe illegali, riesce a fare danni alle persone anche in modalità passiva, cioè attraverso il fumo di seconda mano, il fumo di terza mano, e l’after smoke, nonché all’ambiente mediante i suoi rifiuti tossici, i mozziconi.

Insomma la sigaretta è il prodotto commerciale che più degli altri uccide le persone che ne fanno uso. Il consumo e la produzione delle sigarette non rispettano minimamente il requisito di responsabilità, e probabilmente è anche uno dei prodotti meno etici, danneggiando la salute dell'uomo, degli animali e delle piante. Ogni anno, le sigarette gettate per terra producono circa 800.000 tonnellate di rifiuti. Questi rifiuti contengono sostanze chimiche tossiche che possono contaminare il suolo e l'acqua.

Ora osserviamo la dimensione del fenomeno tabagismo rispetto all’alcol e alle droghe illegali.

Se i consumatori di tabacco in Italia sono circa 12 milioni e i morti a causa del tabacco sono circa 90 mila all'anno (11), a quanto ammonta il tasso di letalità?
Il tasso di letalità si calcola dividendo il numero di morti per tabacco per il numero di fumatori moltiplicato 100 = (90 000/12 000 000)*100=0,75%.
Effettuando analogo calcolo per i consumatori di bevande alcoliche in Italia che ammontano a circa 40 milioni (12) e preso atto che le morti per alcol in Italia sono circa 25 mila all’anno, avremo un tasso di letalità pari a (25 000/40 000 000)*100=0,06%.
Ripetendo, infine, lo stesso calcolo per coloro che fanno uso di sostanze illegali che in Italia ammontano a circa 6 milioni e per i morti da tali sostanze che ammontano a circa 300 unità (Fig.1), avremo un tasso di letalità pari a (300/6 000 000)*100=0,005%.
Fig. 1: quasi 300 decessi nel 2015

Nel Regno Unito, dove la prevalenza dei fumatori è di alcuni punti percentuali inferiore a quella dell'Italia, sono state messe esplicitamente a paragone le morti da tabacco, da alcol e da eroina, riportandole nel seguente grafico (Fig.2). Confrontando tali dati con quelli con quelli dell'Italia, il tasso di letalità del tabacco mantiene più o meno le stesse proporzioni rispetto all'alcol e alle droghe illegali.
Fig. 2: Numero di morti all'anno nel Regno Unito per le principali droghe (13)

Dunque, in Italia (e non solo) il tabacco uccide almeno 12 volte di più dell’alcol e 150 volte di più delle droghe illegali!
Il che è in linea con quanto riporta il Ministero della Salute e cioè che nell'Unione Europea  "circa il 50% dei fumatori muore prematuramente, con conseguente perdita media di 14 anni di vita per fumatore" (11).
Per quanto i dati sopra riportati possano essere considerati valori stimati e messi in relazione con una certa approssimazione, va osservato che trattandosi di numeri con ordini di grandezza molto differenti, il risultato di queste correlazioni non cambia significativamente e le suddette conclusioni rimangono valide dal punto di vista analitico.
Questi concetti dovrebbero rappresentare una solida base su cui costruire stili di vita più equilibrati e salutari e meritano sicuramente un successivo post di approfondimento.
 
2. Henri-Jean Aubin, Amandine Luquiens, Nicolas Bonnet, Anne Borgne: [From nicotine dependence to addictology]. Rev Prat. 2012 Mar;62(3):356-9.
3. J Slade: Introductory notes on the tobacco problem. Nicotine Tob Res. 1999;1 Suppl 2:S27-30.
4. Katzke VA, Kaaks R, Kühn T: Lifestyle and cancer risk. Cancer J. 2015 Mar-Apr;21(2):104-10.
5. Eliza L Gordon, Aviva H Ariel-Donges, Viviana Bauman, Lisa J Merlo: What Is the Evidence for "Food Addiction?" A Systematic Review. Nutrients. 2018 Apr 12;10(4):477.
6. Tinghino B: Tabagismo, dimensioni del problema e aspetti terapeutici. Mission p. 8 n. 3, 2002.
7. Murin S, Hilbert J, Reilly SJ: Cigarette smoking and the lung. Clin Rev All Immunol 1997;15:307-36.
8. Paola Martucci: Danno polmonare indotto da fumo di tabacco e patogenesi delle interstiziopatie fumo-correlate. Fumo e interstiziopatie polmonari a cura di Sandra Nutini e Valerio Poletti. Pacini Editore maggio 2008.
9. Tschopp JM, Bintcliffe O, Astoul P, Canalis E, Driesen P, Janssen J, Krasnik M, Maskell N, Van Schil P, Tonia T, Waller DA, Marquette CH, Cardillo G: ERS task force statement: diagnosis and treatment of primary spontaneous pneumothorax. Eur Respir J. 2015 Aug;46(2):321-35.
10. Encrenaz G, Bénard A, Rondeau V, Bonnet F, Lazaro E, Neau D, Dupon M, Dabis F, Mercié P, Chêne G; ANRS CO3 Aquitaine Study Group (Grouped'Epidémiologie Clinique du Sida en Aquitaine): Determinants of smoking cessation attempts among HIV-infected patients results from a hospital-based prospective cohort. INSERM, U897, CIC-EC7,Bordeaux, F-33076 France. Gaelle.Encrenaz@isped.u-bordeaux2.fr. Curr HIV Res. 2010 Apr;8(3):212-7.
11. Ministero della Salute: Tabagismo. 30 maggio 2022 (link 1link2link3)
13. David Nutt: Drugs Without the Hot Air: Minimising the harms of legal and illegal drugs. UIT Cambridge, England, May 31, 2012.
Guglielmo Lauro
(medico)

venerdì 30 giugno 2023

Quando smetti di fumare e cadi nella trappola dei comportamenti disfunzionali

Non di rado quando si smette di fumare il desiderio nicotinico non soddisfatto può mimare altre voglie. A volte questo desiderio si traveste da voglia di cioccolato o di dolci in generale, altre volte prendono il sopravvento comportamenti compensatori per scaricare la tensione (come rosicchiare ripetutamente rametti di liquirizia, rimpinzarsi di caramelle balsamiche, buttarsi a capofitto in attività ginniche, etc.). Tali comportamenti compensatori si riscontrano maggiormente quando i prodotti del tabacco sono utilizzati dai fumatori come strumenti per colmare un vuoto, placare bisogni insoddisfatti o disturbi psicologici sotto soglia che smettendo di fumare possono riaffiorare (ansia, depressione, traumi passati, bassa autostima o problemi di relazione).
Fumare sigarette aumenta nel cervello i livelli di dopamina, che è un neurotrasmettitore associato alla sensazione di piacere e gratificazione; tuttavia si tratta di effetti temporanei che richiedono un uso continuativo del tabacco, per mantenere il grado di soddisfazione. Però il fumo inevitabilmente porta a danni alla salute costringendo il fumatore a smettere. Quando si smette di fumare, i livelli di dopamina nel cervello diminuiscono, per cui possono riaffiorare le sensazioni di mancanza e di privazione. 
I comportamenti compensatori sono quelli che vengono adottati per alleviare gli effetti della carenza dopaminica come il senso di insoddisfazione o di frustrazione.
Il cibo può diventare un surrogato di questa mancanza di gratificazione, poiché anche il consumo di cibo può aumentare i livelli di dopamina nel cervello.
Il cioccolato, i dolci o il cibo in generale possono fornire  sensazioni di conforto e di gratificazione simili a quelle procurate dal fumo.
Inoltre, quando si smette di fumare il gusto e l'olfatto migliorando rendono il cibo più appetitoso e piacevole da consumare. Questo può portare ad un aumento dell'assunzione soprattutto di cibi spazzatura (junk food) grassi e ipercalorici che possono rapidamente causare un aumento di peso. 
Ma perché, la carenza di nicotina viene compensata più frequentemente dal cibo? Perché il cibo è accessibile facilmente e senza sforzo, è socialmente accettato e, quando si tratta di cibo spazzatura, è anche particolarmente economico. Altrettanto pericoloso, se non di più, è spostare su bevande alcoliche che possono ridurre la capacità di controllo e favorire la ripresa del fumo di tabacco.
Altro interrogativo è il perché i fumatori spesso sono attratti da bibite zuccherate (Coca cola) e da cibo cosiddetto spazzatura? Perché fumare indebolisce la capacità gustativa cosicché spesso il livello di dolcezza dei cibi naturali non ha più alcun appeal. Ciò giustifica la maggior tendenza a consumare cibi particolarmente ricchi di ingredienti come sale, zucchero e grasso manipolati dall'industria alimentare in modo da ottenere il cosiddetto "bliss point", il punto di massimo godimento sensoriale che ci spinge alla continua ricerca di determinati cibi o bevande. Gli alimenti iperpalatabili possono sovrastimolare le vie della ricompensa non soltanto prevalendo sui segnali di sazietà fisiologici, ma potenzialmente anche sul nostro buon senso: a chi non è capitato di ritrovarsi a mangiare anche quando non si ha più fame o continuare a mangiare consapevoli che sarebbe meglio fermarsi?
Non tutti i fumatori che smettono di fumare sviluppano comportamenti compensatori dannosi; infatti, vi possono essere comportamenti salutari come trovare attività creative (pittura, scrittura, musica), partecipare ad attività socializzanti (ballo, volontariato, corsi vari come quelli di cucina o di lingua straniera, club di lettura, etc.), gestione dello stress (attività fisica, meditazione, yoga, etc.).
È importante ricordare che ogni persona è diversa e ciò che funziona per una persona potrebbe non funzionare per un'altra. Tuttavia cercare di mantenere uno stile di vita sano (dieta equilibrata, esercizio fisico regolare, sonno di qualità, riduzione dello stress) e affidarsi al supporto di specialisti nel campo delle dipendenze può aiutare a prevenire comportamenti compensatori dannosi e migliorare la salute complessiva.
Guglielmo Lauro
(medico)

mercoledì 31 maggio 2023

31.05.23 Giornata Mondiale senza Tabacco: Coltiva cibo, non tabacco

 

La Giornata Mondiale senza Tabacco 2023 ha come tema "Grow food, not tobacco" - "Coltiva cibo, non tabacco" e punta a incentivare la riconversione dei terreni a coltura alimentare, interrompendo la concessione di sussidi per la coltivazione del tabacco e supportando colture sostenibili. Il principale produttore di tabacco in Europa è l'Italia dove il tabacco rappresenta la causa primaria e più rilevante di morte e disabilità. Peraltro, oltre il 70% del tabacco italiano proviene dalla Campania, Regione che ha guadagnato il discutibile appellativo di "eccellenza" italiana per il tabacco avendo prodotto circa la metà del quantitativo di tabacco commissionato in Italia dalla British American Tobacco (BAT) nel 2022.

A livello globale, sebbene si sia registrata una riduzione del 15,8% delle aree coltivate a tabacco dal 2005 al 2020, è importante sottolineare che in Africa queste aree sono aumentate del 19,8%. Questo fenomeno è particolarmente significativo, in quanto l'agricoltura in Africa avrebbe maggiormente bisogno di essere dedicata alla produzione di cibi destinati al consumo umano anziché alla coltivazione di tabacco.
Comunque, che si continui ad impiegare delle superfici agricole per la produzione di prodotti che danneggiano la salute come il tabacco è assolutamente inaccettabile.

In occasione del XXV CONVEGNO NAZIONALE TABAGISMO E SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE tenutosi il 31.05.2023, l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha riportato il dato positivo di una chiara riduzione della prevalenza di fumatori in Italia, con un valore che si attesta al 20,5%, il più basso mai registrato. 



Tuttavia, la situazione è diversa al Sud, dove si riscontra una prevalenza di fumatori sia tra gli uomini (29,7%) che tra le donne (18,9%).
Inoltre, se da un lato si è riscontrata una riduzione del consumo di sigarette confezionate e rollate a mano, per contro si è osservato un incremento dei nuovi prodotti del tabacco (HTP, ecig con ricariche, ecig usa e getta) soprattutto fra gli adolescenti e fra questi ultimi si è rilevata una maggiore prevalenza nelle ragazze.
I dati dell'ISS riportano che i consumatori adolescenti di prodotti del tabacco si espongono a maggiori rischi di uso problematico di alcol, cannabis, sostanze psicoattive e ansiolitici, con conseguenze come ansia, depressione, impulsività, dipendenza dai social media, dipendenza dal cibo, dipendenza dal gioco, peggiore qualità del sonno e scarsi risultati scolastici.
La situazione è aggravata dalla bassa natalità in Italia, con quasi 1,4 milioni di under 18 che vivono al di sotto della soglia di povertà. Purtroppo, proprio nelle fasce deboli della popolazione si riscontra la maggiore incidenza di abitudini voluttuarie come il fumo, l'alcol e il gioco problematico. Inoltre, oltre il 40% dei figli di fumatori sono esposti al fumo passivo, aumentando i rischi per la salute dei giovani. In sintesi, pochi giovani con tante fragilità.
È stato evidenziato, infine, come le informazioni sul fumo circolino soprattutto attraverso i social-media, dove le pressioni promozionali dell'industria del tabacco dominano la scena e non vengono bilanciate da informazioni basate su evidenze scientifiche.

In un contesto come questo, diventa ancora più cruciale promuovere la consapevolezza sui pericoli del fumo e incentivare la conversione dei terreni a coltura alimentare. Solo così potremo garantire un futuro migliore per i giovani e una maggiore sostenibilità ambientale.
Lauro Guglielmo
(medico)


giovedì 20 aprile 2023

Giornata Mondiale per la Salute e Sicurezza sul Lavoro: Luoghi di Lavoro che Promuovono Salute


La Giornata Mondiale per la Salute e Sicurezza sul Lavoro, che si celebra il 28 aprile di ogni anno, è un'occasione importante per riflettere sull'importanza di creare ambienti di lavoro sani e sicuri per i dipendenti. In questo contesto, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sviluppato il modello "Healthy Workplace: a model for action" per promuovere cambiamenti organizzativi nei luoghi di lavoro al fine di renderli ambienti favorevoli all'adozione consapevole e alla diffusione di stili di vita salutari.
Secondo i dati ISTAT (01.01.2021) l'età media dei lavoratori in Italia ha raggiunto i 46 anni, la più alta in Europa con un invecchiamento della forza lavoro che in nessun altro Paese europeo è stato così rilevante.
Il progressivo aumento dell’età dei soggetti che rimangono al lavoro dovrebbe rappresentare una risorsa per i luoghi di lavoro. Infatti, con l’avanzare dell’età, i lavoratori sviluppano abilità e competenze diverse rispetto alle generazioni più giovani, come la saggezza, il pensiero strategico, la capacità di giudizio, e l'esperienza lavorativa. Inoltre, sono depositari di un bagaglio di conoscenze che possono trasferire alle generazioni meno esperte. Tutto ciò purché i lavoratori adottino stili di vita corretti e i luoghi di lavoro diano il loro contributo per mantenere in salute i propri dipendenti.
L'invecchiamento della forza lavoro rappresenta dunque un tema di grande rilievo, soprattutto in considerazione dell'allungamento delle aspettative di vita e del calo della natalità che pongono nuove sfide in termini di salute e sicurezza sul lavoro. A tale proposito l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito come lavoratore “che invecchia” il soggetto che supera l’età di 45 anni, e come lavoratore “anziano” chi supera i 55 anni compiuti, in modo che gli ambienti di lavoro sostengano i lavoratori in varie fasce di età e prevedano modifiche ragionevoli per adattarsi alle loro esigenze contribuendo a mantenere elevata la capacità lavorativa il più a lungo possibile.

Purtroppo la concentrazione di fumatori è spesso maggiore nelle fasce di età dei lavoratori over 45 (lavoratore che invecchia) e over 55 (lavoratore anziano), per cui il valore aggiunto di questi lavoratori viene ad essere seriamente compromesso.
Quindi il fumo che già da solo è base di tutte le malattie croniche non trasmissibili (tumori, patologie cardiovascolari e respiratorie croniche, diabete), si accompagna a minore efficienza e produttività di questi fumatori che vengono visti come meno professionali e meno rispettosi della salute degli altri lavoratori, influenzando negativamente l'immagine dell'intero Servizio.

L’ASL Caserta, attraverso il Dipartimento di Prevenzione, in linea con le direttive OMS ha recentemente avviato il programma denominato “Luoghi di Lavoro che Promuovono Salute” favorendo e sostenendo l’accesso dei lavoratori delle Imprese del territorio a vari servizi ASL: Servizi per le Dipendenze, Centro Antifumo, servizi di screening oncologici, servizi nutrizionali, etc.
Un aspetto di particolare criticità riguarda la lotta contro il fumo nei luoghi di lavoro soprattutto in considerazione che, in detti luoghi, i lavoratori vi trascorrono circa un terzo della propria giornata lavorativa.
Secondo uno studio trasversale effettuato nella Regione Lazio e che ha preso in considerazione 59 aziende di diversi settori lavorativi (trasporti, sanità e edilizia) più della metà degli intervistati ha dichiarato che il divieto di fumo non è rispettato sul posto di lavoro nonostante siano regolarmente sono esposti cartelli di divieto (1).
In base ad un progetto/attività svolto dal Centro Antifumo Quit di Aversa da febbraio 2018 a febbraio 2019 e basato sul monitoraggio dei fumatori negli ambienti di lavoro nell’ambito delle UUOO afferenti al Dipartimento Dipendenze ASL Caserta, con contestuale sensibilizzazione del personale dipendente in tema di lotta al tabagismo, è stata riscontrata, nonostante i divieti, una percentuale media di fumatori pari al 29,6%, tra personale di comparto e dirigenziale; valore nettamente al di sopra della media nazionale dei fumatori (v. Fig.1).
Fig. 1: prevalenza fumatori negli ambienti di lavoro nell’ambito delle UUOO afferenti al Dipartimento Dipendenze ASL Caserta

A conclusione del periodo di monitoraggio (2018-2019) è stata rilevata una tendenza alla riduzione del 10% circa (v. linea di tendenza) con passaggio dal 32.83% al 23,76% di fumatori nelle strutture afferenti al Dipartimento Dipendenze. Una prevalenza che comunque rimane largamente inaccettabile, soprattutto se si considera che si tratta di luoghi di lavoro di tipo sanitario e che in tale studio osservazionale i dipendenti fumatori appartengono alle fasce di età degli over 45 e over 55.
Dunque, all’apposita cartellonistica di divieto dovrebbero essere affiancati interventi proattivi atti a promuovere una cultura aziendale salutare e rendere il fumo meno socialmente accettabile attraverso policy aziendali chiare e stringenti contro il fumo, fino a provvedimenti più incisivi (ad es. sanzioni disciplinari, trattenute in busta paga, etc.) per proibire il fumo di tabacco. La cultura della salute e del benessere dovrebbe coinvolgere tutti i lavoratori compresi i dirigenti e i responsabili delle politiche aziendali.

Promuovere la salute sul luogo di lavoro richiede un impegno costante e continuo, e rappresenta un investimento in campo sanitario sostenibile ed efficace non solo per i lavoratori ma anche per datori di lavoro e aziende. Infatti, gli utili derivanti dall'applicazione di politiche sanitarie volte a creare ambienti di lavoro che promuovono salute, sono rappresentati da maggiore produttività, minor assenteismo e risparmi sui costi sanitari. Rendere salubri gli ambienti lavorativi dovrebbe dunque essere una priorità per tutti.
 
1. Luca Enrico Ruscitti, Fulvio Castellani, Giuseppe La Torre, Maria De Giusti, Fabio Dominici, Pasquale Valente: Smoking at the workplaces in Italy after the smoking ban in the Lazio Region. Med Lav. 2021 Feb 23;112(1):44-57.
Guglielmo Lauro
(medico)
v. anche: