giovedì 1 dicembre 2016

1 dicembre - World AIDS Day 2016: Fumare non è solo fuori moda, ma è assolutamente sbagliato per tutti


Venti o trenta anni fa l'opinione pubblica era solita attribuire qualità negative a soggetti HIV e per anni l'attenzione è stata focalizzata su questioni stigmatizzanti di identità di genere o di orientamento sessuale. L'attuale tema della giornata mondiale dell'AIDS sottolinea che "lo stigma non è retró, ma è assolutamente sbagliato" - HIV Stigma: non retro, just wrong. Tuttavia bisogna superare anche un altro atteggiamento altrettanto sbagliato: quello di trascurare nei soggetti HIV+, spesso fumatori, la dipendenza dal fumo di tabacco. Peraltro, si rileva che gli stessi sieropositivi non hanno la percezione del danno da fumo (1). Quest'ultimo rappresenta, per la comunità scientifica, il fattore di rischio con maggiore impatto sia sulla qualità, sia sull'aspettativa di vita nei soggetti HIV+. Tale impatto negativo si estende, al di là dei problemi di salute fisica, a significativi disturbi di natura comportamentale (ansia, compulsività sessuale, suicidalità) (2). Favorisce molteplici complicanze dell'HIV: malattia cardiovascolare (3), coronaropatia (3), infarto miocardico (3), broncopneumopatia cronica ostruttiva (4), tubercolosi (4), insufficienza renale cronica (5), cancro del polmone (6). In sintesi, il fumo di tabacco aumenta la probabilità di contrarre le malattie HIV-correlate (7) e di sviluppare disturbi comportamentali, oltre a rappresentare un fattore di ridotta aderenza alla terapia retrovirale (8). 
Tuttavia anche se il tabacco rimane una delle principali cause di mortalità nei pazienti HIV, per gli stessi pazienti si fa ancora troppo poco in termini di offerta di trattamenti anti-tabacco e per arginare uno dei più importanti fattori di rischio modificabile (9).

1. Pacek LR, Rass O, Johnson MW: Knowledge about nicotine among HIV-positive smokers: Implications for tobacco regulatory science policy. Addict Behav. 2017 Feb;65:81-86. 
2. Brandt CP, Bakhshaie J, Jardin C, Lemaire C, Kauffman BY, Sharp C, Zvolensky MJ: The Moderating Effect of Smoking Status on the Relation between Anxiety Sensitivity, Sexual Compulsivity, and Suicidality among People with HIV/AIDS. Int J Behav Med. 2017 Feb;24(1):92-100.
3. Do TC, Boettiger D, Law M, Pujari S, Zhang F, Chaiwarith R, Kiertiburanakul S, Lee MP, Ditangco R, Wong WW, Nguyen KV, Merati TP, Pham TT, Kamarulzaman A, Oka S, Yunihastuti E, Kumarasamy N, Kantipong P, Choi JY, Ng OT, Durier N, Ruxrungtham K: Smoking and projected cardiovascular risk in an HIV-positive Asian regional cohort. HIV Med. 2016 Aug;17(7):542-9.
4. Lalloo UG, Pillay S, Mngqibisa R, Abdool-Gaffar S, Ambaram A: HIV and COPD: a conspiracy of risk factors. Respirology. 2016 Oct;21(7):1166-72. 
5. Milburn J, Jones R, Levy JB: Renal effects of novel antiretroviral drugs. Nephrol Dial Transplant. 2016 Apr 15. 
6. Rossouw TM, Anderson R, Feldman C: Impact of HIV infection and smoking on lung immunity and related disorders. Eur Respir J. 2015 Dec;46(6):1781-95.
7. Lall P, Saifi R, Kamarulzaman A: Tobacco Consumption Among HIV-Positive Respondents: Findings From the Third Round of the National Family Health Survey. Nicotine Tob Res. 2016 Dec;18(12):2185-2193.
8. Nguyen NT, Tran BX, Hwang LY, Markham CM, Swartz MD, Vidrine JI, Phan HT, Latkin CA, Vidrine DJ: Effects of cigarette smoking and nicotine dependence on adherence to antiretroviral therapy among HIV-positive patients in Vietnam. AIDS Care. 2016;28(3):359-64.
9. Fitzgerald SA, Richter KP, Mussulman L, Howser E, Nahvi S, Goggin K, Cooperman NA, Faseru B: Improving Quality of Care for Hospitalized Smokers with HIV: Tobacco Dependence Treatment Referral and Utilization. Jt Comm J Qual Patient Saf. 2016 May;42(5):219-24.
Guglielmo Lauro
(medico)

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martedì 1 novembre 2016

Vaccinazione antinfluenzale e cessazione dal fumo di tabacco: due opportunità per la promozione della salute!

Si  prevede che l'influenza stagionale 2016/17 sarà tra le più aggressive degli ultimi anni, sia in termini di numero di infezioni che di intensità. Ciò perché i virus A/Hong Kong (H3N2) e B/Brisbane, dei tre virus presenti nel vaccino antinfluenzale, hanno subìto delle mutazioni rispetto ai ceppi che circolavano l’anno scorso e l’immunità nei loro confronti è molto bassa.
Le infezioni da virus dell'influenza si manifestano in maniera più grave nei fumatori (1), ma anche nei soggetti esposti al fumo passivo. Vari studi hanno rilevato che il fumo rappresenta tra i maggiori fattori di rischio di ospedalizzazione per malattia respiratoria acuta associata ad influenza (Severe Acute Respiratory Illness - SARI)  (2, 3). Pertanto la vaccinazione antinfluenzale dovrebbe essere particolarmente consigliata per i fumatori di sigarette (3, 4) e per gli ex-fumatori (5).
Con quali meccanismi il fumo favorisce l'influenza? 
a) Attraverso alterazioni epigenetiche che colpiscono le cellule epiteliali delle vie respiratorie dei fumatori (1)
b) Attraverso l’abbassamento dei livelli di vitamina D (6).
c) Attraverso alterazioni strutturali delle vie respiratorie (infiammazione peribronchiale, alterazione della clearance mucociliare, etc.).
Le alterazioni epigenetiche rappresentano delle modificazioni delle attività di regolazione dei geni; nel caso del fumo sono coinvolti soprattutto quelli relativi al sistema immunitario, con conseguente alterazione delle risposte antivirali (ridotta espressione delle citochine antivirali nelle cellule epiteliali bronchiali, riduzione delle risposte della proteina acido retinoico-inducibile I (RIG-I) e del recettore di tipo Toll (TLR3) delle cellule epiteliali del polmone) (1).
La vitamina D, i cui livelli sono abbassati dal fumo, non rappresenta una vitamina utile solo per le ossa, ma è anche un importantissimo regolatore dei meccanismi immunologici e quindi delle difese immunitarie; grazie alla vitamina D si producono delle molecole denominate defensine che hanno delle proprietà importanti nel proteggerci dalle infezioni particolarmente nella stagione invernale e primaverile (7). Anzi il fumo e le stagioni inverno-primavera sono stati identificati come fattori di rischio indipendenti (*) per la carenza di vitamina D (8). Insomma, la vaccinazione antinfluenzale è una misura di salute pubblica relativamente a buon mercato, sicura e basata sull'evidenza che attualmente è sottoutilizzata nelle popolazioni nei fumatori (9).

(*) Si ricorda che per fattore di rischio indipendente si intende che da solo è in grado di aumentare l'incidenza di un fenomeno patologico, indipendentemente dalla presenza di altri fattori predispondenti.

Se un fumatore si preoccupa di vaccinarsi per l'influenza, mostra una certa motivazione a proteggere la propria salute e ciò può rappresentare un primo passo verso la cessazione dal fumo. In base a tale considerazione, il Centro Antifumo Quit offre l'opportunità di un percorso antifumo gratuito a tutti i fumatori che hanno effettuato un vaccino antifluenzale nei mesi di novembre e dicembre 2016. Basta prenotarsi direttamente da questo blog (cliccando qui) e scrivendo nelle annotazioni "promo per vaccino antifluenzale".

1. Wu W, Zhang W, Booth JL, Hutchings DC, Wang X, White VL, Youness H, Cross CD, Zou MH, Burian D, Metcalf JP: Human primary airway epithelial cells isolated from active smokers have epigenetically impaired antiviral responses. Respir Res. 2016 Sep 7;17(1):111.
2. Kark JD, Lebiush M, Rannon L: Cigarette smoking as a risk factor for epidemic a(h1n1) influenza in young men. N Engl J Med. 1982 Oct 21;307(17):1042-6.
3. Abadom TR, Smith AD, Tempia S, Madhi SA, Cohen C, Cohen AL: Risk factors associated with hospitalisation for influenza-associated severe acute respiratory illness in South Africa: A case-population study. Vaccine. 2016 Nov 4;34(46):5649-5655. 
4. V.Courtney Broaddus, Robert C Mason, Joel D Ernst, Talmadge E King Jr., Stephen C. Lazarus, John F. Murray, Jay A. Nadel, Arthur Slutsky, Michael Gotway: Murray & Nadel's Textbook of Respiratory Medicine. Elsevier Health Sciences, 17 mar 2015.
5. Godoy P, Castilla J, Mayoral JM, Delgado-Rodríguez M, Martín V, Astray J, Soldevila N, González-Candelas F, Castro A, Baricot M, Tamames S, Alonso J, Galán JC, Quintana JM, Pumarola T, Domínguez A; CIBERESP: Cases and Controls in Pandemic Influenza Working Group, Spain: Smoking may increase the risk of hospitalization due to influenza. Eur J Public Health. 2016 Apr 16.
6. Romano A, Vigna L, Belluigi V, Conti DM, Barberi CE, Tomaino L, Consonni D, Riboldi L, Tirelli AS, Andersen LL: Shift work and serum 25-OH vitamin D status among factory workers in Northern Italy: Cross-sectional study. Chronobiol Int. 2015;32(6):842-7.
7. Gatti D, Idolazzi L, Fassio A: Vitamin D: not just bone, but also immunity. Minerva Med. 2016 Dec;107(6):452-460).
8. Gorter EA, Krijnen P, Schipper IB: Vitamin D deficiency in adult fracture patients: prevalence and risk factors. Eur J Trauma Emerg Surg. 2016 Jun;42(3):369-78.
9. MacIntyre CR, Mahimbo A, Moa AM, Barnes M: Influenza vaccine as a coronary intervention for prevention of myocardial infarction. Heart. 2016 Sep 29.
Guglielmo Lauro
(medico)
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sabato 1 ottobre 2016

1 ottobre - Giornata Internazionale delle Persone Anziane (International Day of Older Persons): combattiamo l'ageismo nei percorsi antitabacco

Il fenomeno dell'ageismo in sanità è una forma di discriminazione negli anziani relativamente alle cure disponibili. Ovvero se il paziente è anziano spesso capita che venga curato non adeguatamente; tale forma di discriminazione negli ultimi tempi è diventato un problema emergente in sanità. Tema della Giornata Internazionale delle Persone Anziane (International Day of Older Persons) che si celebra il 1 ottobre 2016 è "Take a stand against ageism", "Prendi posizione contro l'ageismo" ovvero ribellati alla discriminazione degli anziani in ambito sanitario.
Anche se il fumo rappresenta una delle principali cause di morte tra gli adulti di mezza età, negli anziani il problema fumo spesso non viene preso in considerazione (1). Tuttavia recenti studi confermano che il fumo di tabacco rimane un forte fattore di rischio di mortalità prematura nei soggetti anziani (1). Oltre i 70 anni più della metà dei decessi sono dovuti al fumo!
Allo scopo di tutelare tale fascia di età e soprattutto in considerazione della bassa percentuale di persone anziane che accedono ai Centri Antifumo ed in particolare a quello di Aversa, si vuole favorire l’accesso a percorsi antifumo proprio ai fumatori over65.
Se osserviamo le percentuali di fumatori suddivise per classi di età nel periodo 2008-2016 in Italia (*) e le rispettive linee di tendenza, possiamo osservare una riduzione delle percentuali di fumatori nelle varie classi di età da 15 a 64 anni, tranne che per gli over65 che anzi tendono lievemente ad aumentare. Tale dato evidenzia una certa fragilità che interessa soprattutto gli anziani, i quali avvertono una crisi che li conduce a scompensi psicologici e conseguenti maggiori difficoltà a smettere. Infatti, di frequente i fumatori anziani, rispetto ai non fumatori, sono maggiormente predisposti a disturbi psichici e specialmente a stati depressivi che spesso rendono difficile la cessazione anche per paura di eventuali peggioramenti del tono dell’umore. Tuttavia va sottolineato che la cessazione non ha impatto a lungo termine sulla depressione (2). 
(*) dati dell'Osservatorio Fumo Alcol e Droga (OSSFAD–Indagine DOXA-ISS 2008-2016)

Il Centro Antifumo intende sostenere l'equità in salute, combattere l'ageismo e dunque aiutare i fumatori anziani, categoria spesso svantaggiata da un punto di vista socioeconomico e per la quale non è mai troppo tardi smettere di fumare.
In occasione della Giornata Internazionale delle Persone Anziane presso il Centro Antifumo Quit si effettueranno percorsi antifumo per tutti gli ultrasessantacinquenni che si prenoteranno, nel mese di ottobre 2016, direttamente da questo blog (cliccando qui) o anche telefonicamente.

1. Müezzinler A, Mons U, Gellert C, Schöttker B, Jansen E, Kee F, O'Doherty MG, Kuulasmaa K, Freedman ND, Abnet CC, Wolk A, Håkansson N, Orsini N, Wilsgaard T, Bueno-de-Mesquita B, van der Schouw YT, Peeters PH, de Groot LC, Peters A, Orfanos P, Linneberg A, Pisinger C, Tamosiunas A, Baceviciene M, Luksiene D, Bernotiene G, Jousilahti P, Petterson-Kymmer U, Jansson JH, Söderberg S, Eriksson S, Jankovic N, Sánchez MJ, Veronesi G, Sans S, Drygas W, Trichopoulou A, Boffetta P, Brenner H: Smoking and All-cause Mortality in Older Adults: Results From the CHANCES Consortium. Am J Prev Med. 2015 Nov;49(5):e53-63.
2. Shahab L, Gilchrist G, Hagger-Johnson G, Shankar A, West E, West R: Reciprocal associations between smoking cessation and depression in older smokers: findings from the English Longitudinal Study of Ageing. Br J Psychiatry. 2015 Sep;207(3):243-9.
Guglielmo Lauro
(medico)
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sabato 10 settembre 2016

22.09.2016 - Fertility Day: il fumo fa malissimo e sostiene la denatalità!


Il ministero della Salute ha promosso per il 22 settembre una giornata nazionale di informazione e formazione sulla fertilità. È stata denominata Fertility Day per richiamare l’attenzione di tutta l’opinione pubblica sul tema della fertilità e si è posti l'obiettivo oltre che di proteggerla anche di rivederla non solo come bisogno della coppia, ma come bisogno dell'intera società.
Dunque, qual è il principale suggerimento per proteggere la salute riproduttiva delle coppie? Non fumare! Anche se la diffusione del fumo mostra da sempre una prevalenza nel genere maschile, il fumo femminile ha una portata sociale non di secondaria importanza; infatti, il fumo femminile, specie in gravidanza, può compromettere oltre la propria salute riproduttiva anche quella futura dei nascituri, sia maschi che femmine.
Il fumo è una piaga sociale che comporta innegabili svantaggi sulla salute in generale, ma anche sulla salute riproduttiva dell'intera società, oltre ad incidere negativamente sulla precarietà economica del Paese per curarne le malattie tabacco-correlate: al fumo è associato fino al 15% della spesa sanitaria complessiva nei Paesi industrializzati (1).
Osservando il fenomeno retrospettivamente possiamo rilevare che la fecondità italiana è scesa dal 1977 sotto il livello di “sostituzione” (2 figli per donna), con una tendenza alla progressiva riduzione nei decenni successivi. Peraltro, la metà degli anni '70 del secolo scorso rappresenta l'epoca in cui vi è stato un sensibile aumento della diffusione del fumo di sigaretta nella donna ed in cui si è registrato l'aumento del 50% della mortalità per tumori polmonari fumo-correlati.
È evidente dunque come il fumo indebolisca la fertilità e la crescita sociale con conseguenze negative sullo sviluppo demografico. Vediamo come!
Oramai è accertato attraverso numerosi studi che il fumo di tabacco compromette quasi tutti i sistemi coinvolti nei processi riproduttivi (2). Si ritiene attualmente che circa il 13% dell’infertilità femminile dipenda dal fumo, il quale danneggia le ovaie e tende ad anticipare il periodo della menopausa. Anzi, a proposito della menopausa precoce, quest'ultima è stata significativamente correlata anche all'esposizione del solo fumo passivo (3, 4). Più specificamente il fumo di tabacco incide sulla funzione tubarica e sulla motilità ciliare interferendo con il concepimento spontaneo (5). 
Diversi studi epidemiologici indicano che le fumatrici impiegano in media più di un anno a concepire, rispetto alle non fumatrici (6), altri studi hanno confermato che una fumatrice impiega un tempo maggiore di circa il 50% di rimanere incinta rispetto ad una non fumatrice.
Inoltre, il fumo rappresenta un fattore di rischio indipendente (*) di morte fetale intrauterina (7) e nelle fumatrici si registra un rischio di aborto spontaneo moltiplicato per due.
Negli studi sull'applicazione delle tecniche di fecondazione assistita sono stati trovati risultati analoghi: nelle fumatrici è stata osservata una diminuzione del 17,2% degli ovociti recuperati dopo stimolazione ovarica farmacologica con aumento della dose di gonadotropine somministrate per ottenere l'ovulazione multipla. Entrambi questi fenomeni sembrano dipendere da una diminuzione della riserva ovarica follicolare (8).
Peraltro, non si pensi che una gravidanza portata a termine nonostante il fumo della madre non abbia conseguenze sulla fertilità, ad es. se la donna è a sua volta figlia di una fumatrice potrebbe arrivare ad avere circa il 50% di probabilità in meno di concepire (9), e ancora, il fumo di tabacco delle madri in gravidanza incide sulla spermatogenesi dei futuri figli ancor di più rispetto alla loro eventuale futura condizione di fumatori (10). Osserviamo meglio come il fumo materno esercita un danno sulla futura fertilità della prole.
Nei mammiferi lo sviluppo delle cellule uovo (ovociti) inizia già durante la vita fetale, per cui è facilmente comprensibile come l’effetto ovotossico del fumo di sigaretta possa esercitare il suo danno sulle ovaie e sugli ovociti della prole femminile esposta in utero (11). Peraltro, si ritiene che anche l'esposizione al fumo durante l’allattamento possa compromettere la fertilità della successiva generazione di femmine (11).
Analoghi risultati li osserviamo per quanto riguarda il sesso maschile: ci sono prove che il fumo dalle madri durante la gravidanza possa ridurre drasticamente il numero degli spermatozoi dei loro figli in età adulta fino al 40% (12).
Nell’uomo il fumo attivo comporta una riduzione della fertilità in quanto vengono compromessi i processi di produzione degli spermatozoi (spermatogenesi), la loro concentrazione, la motilità, la vitalità e la loro morfologia (13, 14). Quante più sigarette si consumano, tanto più diminuiscono gli spermatozoi (nei forti fumatori il calo è del 10-17% (12)) e cresce il rischio di danni al DNA.
L’eccessiva infiammazione del liquido seminale sembra essere uno dei meccanismi attraverso cui il fumo altera lo sperma (14); peraltro il fumo comporta una riduzione dell’integrità del patrimonio genetico degli spermatozoi, con diminuzione dell’attività mitocondriale e alterazioni acrosomiali (l'acrosoma è la componente che aiuta le cellule spermatiche a penetrare nell’ovocita) (14). Gli spermatozoi dei fumatori hanno minore capacità di fecondare e, a causa degli elevati tassi di frammentazione del DNA, hanno anche maggiori probabilità di indurre aborto precoce (14). L’intero processo di produzione di uno spermatozoo maturo dura circa tre mesi, quindi, se si è fumatori, la raccomandazione è di buttare la sigaretta almeno tre mesi prima di un tentativo di paternità (14).
L'effetto dannoso del fumo di sigaretta sulla fertilità maschile agisce riducendo il numero di spermatozoi, ma interviene ancora più marcatamente sulla motilità degli stessi (15).
Uno studio su uomini fumatori infertili ha riscontrato, dopo 3 mesi dalla cessazione del fumo, un aumento significativo del volume dello sperma, della concentrazione degli spermatozoi e della conta totale degli spermatozoi ed in una certa misura si sono riscontrati anche effetti positivi sulla motilità e morfologia degli spermatozoi (16).
È noto peraltro che le sigarette possono mandare in crisi anche la virilità in quanto il fumo di tabacco può provocare una disfunzione erettile, comunemente nota come impotenza (17, 18). Il fumo rappresenta il principale fattore di rischio modificabile di disfunzione erettile (17) che si manifesta con una frequenza quasi doppia nei fumatori rispetto ai non fumatori (19). Il nesso fra disfunzione erettile e consumo di tabacco si spiega con diversi effetti del tabagismo, in primo luogo con un insufficiente afflusso di sangue al pene (20). Da uno studio (21) che raggruppava fumatori impotenti in base al numero di sigarette fumate al giorno, è emerso che gli uomini che facevano un uso eccessivo del tabacco (40 sigarette e oltre al giorno) avevano le erezioni notturne più deboli in assoluto; il tabagismo risultava, dunque, connesso a una riduzione anormale della pressione sanguigna nel pene (21). Più il tabagismo è un fenomeno che perdura nel tempo, maggiori sono i danni causati ai sistemi biologici il cui cattivo funzionamento è responsabile dell’impotenza (21). Infatti, in quest'ultimo studio si è osservato che gli uomini che lamentavano una perdita dell’erezione prima dell’orgasmo hanno completamente riacquistato la loro potenza sessuale dopo aver smesso di fumare (21). Dunque, in diversi casi di impotenza possibile recuperare una sana funzione erettile semplicemente smettendo di fumare. Peraltro, la necessità di ricorrere a farmaci per aiutare le prestazioni sessuali (medicated sex) è più frequente in coloro che fumano o che fanno uso di alcol e droghe (22).

In occasione della Fertility Day presso il Centro Antifumo Quit si effettueranno percorsi antifumo per tutte le coppie in età fertile che si prenoteranno, nella settimana del 22.09.2016 direttamente da questo blog (cliccando qui), per effettuare assieme il percorso antifumo.

(*) Si ricorda che per fattore di rischio indipendente si intende che da solo è in grado di aumentare l'incidenza di un fenomeno patologico, indipendentemente dalla presenza di altri fattori predispondenti.

1. Parrot S, Godfrey C: Economics of smoking cessation. BMJ 2004; 328:947-949
2. Marom-Haham L, Shulman A: Cigarette smoking and hormones. Curr Opin Obstet Gynecol. 2016 Aug;28(4):230-5.
3. Ertunc D, Tok EC, Aytan H, Gozukara YM: Passive smoking is associated with lower age at menopause. Climacteric. 2015 Feb;18(1):47-52.
4. Hyland A, Piazza K, Hovey KM, Tindle HA, Manson JE, Messina C, Rivard C, Smith D, Wactawski-Wende J: Associations between lifetime tobacco exposure with infertility and age at natural menopause: the Women's Health Initiative Observational Study. Tob Control. 2015 Dec 14.
5. Ezzati M, Djahanbakhch O, Arian S, Carr BR: Tubal transport of gametes and embryos: a review of physiology and pathophysiology. J Assist Reprod Genet. 2014 Aug 13.
6. Walfisch A, Brown R, Mallozzi A, Hallak M, Shrim A: Maternal characteristics of pregnancies with intrauterine fetal demise. J Perinat Med. 2015 Jun 30.
7. Weinberg CR, Wilcox AJ, Baird DD: Reduced fecundability in women with prenatal exposure to cigarette smoking. Am J Epidemiol. 1989 May;129(5):1072-8.
8. El-Nemr A1, Al-Shawaf T, Sabatini L, Wilson C, Lower AM, Grudzinskas JG: Effect of smoking on ovarian reserve and ovarian stimulation in in-vitro fertilization and embryo transfer. Hum Reprod. 1998 Aug;13(8):2192-8.
9. Cnattingius S: The epidemiology of smoking during pregnancy: smoking prevalence, maternal characteristics, and pregnancy outcomes. Nicotine Tob Res. 2004 Apr;6 Suppl 2:S125-40.
10. Juul A, Almstrup K, Andersson AM, Jensen TK, Jørgensen N, Main KM, Rajpert-De Meyts E, Toppari J, Skakkebæk NE: Possible fetal determinants of male infertility. Nat Rev Endocrinol. 2014 Sep;10(9):553-62.
11. Camlin NJ, Sobinoff AP, Sutherland JM, Beckett EL, Jarnicki AG, Vanders RL, Hansbro PM, McLaughlin EA, Holt JE: Maternal Smoke Exposure Impairs the Long-Term Fertility of Female Offspring in a Murine Model. Biol Reprod. 2016 Feb;94(2):39.
12. Sharpe RM: Environmental/lifestyle effects on spermatogenesis. Philos Trans R Soc Lond B Biol Sci. 2010 May 27;365(1546):1697-712.
13. Dai JB, Wang ZX, Qiao ZD: The hazardous effects of tobacco smoking on male fertility. Asian J Androl. 2015 Apr 7.
14. Antoniassi MP, Intasqui Lopes P, Camargo M, Zylbersztejn DS, Carvalho VM, Cardozo KH, Bertolla RP: Analysis of the sperm functional aspects and seminal plasma proteomic profile from male smokers. BJU Int. 2016 May 21.
15. Lingappa HA, Govindashetty AM, Puttaveerachary AK, Manchaiah S, Krishnamurthy A, Bashir S, Doddaiah N: Evaluation of Effect of Cigarette Smoking on Vital Seminal Parameters which Influence Fertility. J Clin Diagn Res. 2015 Jul;9(7):EC13-5.
16. Deniz Kulaksiz, Tuncay Toprak, Eda Tokat, Mehmet Yilmaz, Mehmet Akif Ramazanoglu, Asgar Garayev, Muhammed Sulukaya, Recep Burak Degirmentepe, Elnur Allahverdiyev, Murat Gul, Ayhan Verit: Sperm concentration and semen volume increase after smoking cessation in infertile men. Int J Impot Res. 2022 Aug 13. 
17. Condra M, Morales A, Owen JA, Surridge DH, Fenemore J: Prevalence and significance of tobacco smoking in impotence. Urology. 1986 Jun;27(6):495-8.
18. Melman A, Gingell JC: The epidemiology and pathophysiology of erectile dysfunction. J Urol. 1999 Jan;161(1):5-11.
19. Mannino DM, Klevens RM, Flanders WD: Cigarette smoking: an independent risk factor for impotence? Am J Epidemiol. 1994 Dec 1;140(11):1003-8.
20. Jeremy JY1, Mikhailidis DP: Cigarette smoking and erectile dysfunction. J R Soc Promot Health. 1998 Jun;118(3):151-5.
21. Hirshkowitz M, Karacan I, Howell JW, Arcasoy MO, Williams RL: Nocturnal penile tumescence in cigarette smokers with erectile dysfunction. Urology. 1992 Feb;39(2):101-7.
22. Mitchell KR, Prah P, Mercer CH, Datta J, Tanton C, Macdowall W, Copas AJ, Clifton S, Sonnenberg P, Field N, Johnson AM, Wellings K: Medicated sex in Britain: evidence from the third National Survey of Sexual Attitudes and Lifestyles. Sex Transm Infect. 2016 Feb;92(1):32-8.
Guglielmo Lauro
(medico)

lunedì 1 agosto 2016

Agosto un mese per provare a smettere in maniera autonoma

La carenza di personale sanitario è un problema che spesso coinvolge numerose strutture assistenziali e ciò è particolarmente evidente nei Centri Antifumo dove già normalmente il personale è sottodimensionato rispetto alle esigenze degli assistiti. Nel mese di agosto tale criticità impone spesso limitazioni notevoli per coloro che desiderano accedere a detti Centri.
Dunque, perché non cercare di smettere di fumare da soli? In questo post si cercherà di dare un aiuto a coloro che vorranno provarci.
Innanzitutto bisogna analizzare tre elementi fondamentali per i fumatori che vogliono smettere in maniera autonoma (ovvero non assistita): motivazione, forza di volontà e impegno (1).
a) Motivazione: Rappresenta essenzialmente la ragione per smettere e spesso rappresenta il concetto più chiaro e concreto rispetto agli altri due.
b) Forza di volontà: È una qualità personale che ci spinge verso l'obiettivo che ci siamo prefissati (ovvero il successo). In genere il successo di un tentativo di cessazione è associato alla forza di volontà in una sorta di logica circolare: chi ha forza di volontà ha successo e chi ha successo ha forza di volontà! Insomma la forza di volontà non produce alcun cambiamento se non fa leva sulla motivazione e sull'impegno.
c) Impegno: È stato equiparato alla serietà e alla risolutezza che contraddistingue il fumatore che riesce a smettere; tuttavia va sottolineato che in genere capita che il fumatore si impegna a provare, ma non necessariamente si impegna a smettere.
Impegno e forza di volontà sono i parametri che fanno la differenza nel percorso di cessazione.
Una persona può essere desiderosa di provare a smettere, ma ciò non significa che necessariamente s'impegnerà a portare a termine il tentativo di cessazione in quanto è sempre l'impegno ciò che distingue in tentativo serio di cessazione da un tentativo infruttuoso.
Nel processo di cessazione alcuni fumatori parlano di punto di non ritorno che descrive un momento nel percorso di cessazione in cui si crede di aver investito troppo per poter ricadere. Una sorta di punto G della gratificazione che quando si pensa di averlo raggiunto ci si sente forti (dà la sensazione di potere), quando lo si perde si ritorna a pensare che è stata tutta un'illusione.
Altri strumenti utili per il proprio percorso di cessazione sono rappresentati da una serie di questionari che possono essere compilati online nella sezione del blog Test tabagismo.
Allora come si smette di fumare?
Molti utilizzano come strategia quella della graduale riduzione del numero di sigarette (è una strategia molto comune di cessazione), tuttavia questo metodo secondo i vari studi scientifici è risultato associato ai più bassi tassi di successo (2). La modalità più efficace è quella della cessazione brusca: riuscire a buttare tutte le proprie sigarette rappresenta un gesto forte che già spesso costituisce il primo vero passo nel percorso del cambiamento!

1. Smith AL, Carter SM, Dunlop SM, Freeman B, Chapman S: The views and experiences of smokers who quit smoking unassisted. A systematic review of the qualitative evidence. PLoS One. 2015 May 26;10(5):e0127144.
2. Schauer GL, Malarcher AM2, Babb SD: Gradual reduction of cigarette consumption as a cessation strategy: prevalence, correlates, and relationship with quitting. Nicotine Tob Res. 2015 May;17(5):530-8.
Guglielmo Lauro
(medico)

venerdì 1 luglio 2016

Metti nella lista degli obiettivi estivi la cessazione del fumo

La bucket list è una lista dei propri obiettivi da realizzare prima che sia troppo tardi; è ispirata al film "Non è mai troppo tardi" (The bucket list). Ultimamente la bucket list rappresenta un argomento di punta dei social network: realizzare i propri sogni è importante perché innanzitutto ci rende felici. Tuttavia anche fermarci a pensare quali sono i nostri sogni nel cassetto rappresenta un buon metodo antistress. Lo stesso vale per i buoni propositi. Anzi alcuni buoni propositi come smettere di fumare possono rendere più facile realizzare i propri sogni, perché si avrà più disponibilità economica, più salute e più tempo che sono i principali elementi che rendono difficile da realizzare molti desideri. Centinaia di migliaia di persone condividono su bucketlist.org le proprie bucket list suddivise in categorie (viaggi, cibo, salute, etc.) ed è un fenomeno in espansione. Il condividere può rendere più facile raggiungere gli obiettivi; d'altra parte è gratificante anche condividere la gioia per averli raggiunti (1). Dunque, per quest'estate poniti l'obiettivo di smettere di fumare, condividilo, coinvolgi la famiglia e gli amici e festeggiate insieme una volta che lo hai realizzato!

1. Broussard BB: The Bucket List: a service-learning approach to community engagement to enhance community health nursing clinical learning. J Nurs Educ. 2011 Jan;50(1):40-3.
Guglielmo Lauro
(medico)

lunedì 27 giugno 2016

27.06.16: National PTSD Awareness Day - Cessazione del fumo: un modello di cura integrata per fumatori con PTSD

La Giornata Nazionale di Sensibilizzazione al Disturbo Post Traumatico da Stress (Post Traumatic Stress Syndrome - PTSD) è stata istituita negli USA, dove tale patologia è stata principalmente studiata e definita soprattutto a partire dall’epoca della guerra in Vietnam. Infatti, durante tale guerra il governo americano definì il tabacco come necessità militare includendolo nella razione di base destinata alle truppe del fronte (1). Tuttavia già all'epoca della I guerra mondiale i comandanti militari avevano compreso che truppe con abbondanza di sigarette erano considerate più facili da controllare e che inoltre le sigarette mantenevano i soldati in allerta e li aiutava a rilassarsi (1). Insomma una droga a buon mercato che ha creato tanti veterani vittime dell'addiction da tabacco con le relative conseguenze fisiche (tumori, infarti, etc.) e psichiche (PTSD, depressione, suicidi, etc.). Che dalla dipendenza tabagica si sia passati all’uso di droghe come l’eroina (che si diffuse particolarmente nella guerra in Vietnam con una prevalenza del 10-15% di soldati eroinomani) è un’evoluzione ben nota nel campo di studio sull’addiction.
Dunque, il PTSD è stato inizialmente descritto per indicare gli esiti dello stress nei veterani di guerra (2), ma attualmente possiamo riscontrare nella vita quotidiana numerosi traumi e fattori scatenanti responsabili dello sviluppo di PTSD: episodi di violenza (stupri, minacce di morte) o legati a criminalità (furti, rapine, uccisioni), calamità che mettono a repentaglio la vita (incendi, terremoti), etc.
Quindi si tratta di un disturbo molto diffuso, ma spesso sottostimato e per il quale è stato possibile evidenziare un certo legame con il fumo di tabacco non solo in termini di comorbidità (3).
In altre parole il disturbo post-traumatico da stress è associato ad alti tassi di fumo di tabacco (4, 5, 6) che a sua volta rende gli individui maggiormente suscettibili a manifestare il PTSD, nonché tratti di depressione e di ansia, così come osservato in studi effettuati su veterani del Vietnam (7, 8). Certamente gli esiti bellici hanno permesso di definire meglio il quadro sintomatologico del PTSD, tuttavia tale disturbo è legato, come abbiamo evidenziato, a ben più estese cause di stress. Pertanto è possibile individuare delle categorie che risultano particolarmente esposte al rischio di PTSD, quali agenti di pubblica sicurezza, vigili del fuoco, membri della protezione civile, volontari e personale impiegato in operazioni di soccorso, etc. (9).
Segue una breve descrizione dei sintomi del disturbo post traumatico da stress.
La difficoltà a fronteggiare gli eventi traumatici (diretti o indiretti) si manifesta con riviviscenze del trauma (flashback) sotto forma di ricordi o sogni, evitamento persistente degli stimoli associati al trauma (luoghi, persone, oggetti), alterazione negativa dei pensieri (difficoltà a ricordare l'evento traumatico, sensi di colpa, perdita della fiducia nel prossimo) e improvvise alterazioni neurovegetative (alterazioni dell’arausal) (10).
Le suddette difficoltà sono maggiori se si tratta di un fumatore. Infatti, diversi studi hanno mostrato una correlazione positiva tra PTSD, il fumare e la dipendenza nicotinica (11, 12, 13). Più specificamente emerge una verosimile relazione causale di tipo bidirezionale tra fumo e PTSD (12), sottolineando come i due aspetti si potenzino reciprocamente.
Per quanto il fumo di tabacco sembri ridurre lo stress come avevano intuito i comandanti militari, si tratta di un sollievo momentaneo espressione della dipendenza tabagica. Infatti, per quanto studi recenti abbiano accertato che il fumo di tabacco sembri ridurre alcuni sintomi della PTSD, esso in realtà va a colpire le possibilità di recupero (14). A conferma di ciò è stato riscontrato che i tassi di cessazione del fumo negli individui con PTSD sono più bassi rispetto alla popolazione generale (15).
Queste evidenze sono importanti perché permettono una migliore programmazione del trattamento. Di fatto, un fattore protettivo per il disturbo post-traumatico da stress è rappresentato dalla resilienza, che riflette la capacità di ognuno di fronteggiare lo stress (6). Tale resilienza è ridotta per coloro che presentano alti livelli di astinenza nicotinica (6).
È importante sottolineare che smettere di fumare non è associato né ad un peggioramento della PTSD, né della depressione (16). Anzi sebbene molti fumatori con PTSD riferiscono che il fumo riduce i sintomi del loro disturbo, i risultati degli studi suggeriscono che il fumo può potenziare o mantenere un'esagerata risposta di allarme (17).
Nei trattamenti di cessazione per persone che soffrono di PTSD c'è bisogno di un aiuto globale da un punto di vista medico e psicologico (18) o integrando il trattamento di cessazione con quello delle cure psichiatriche (19).
Tra i farmaci impiegati per aiutare i pazienti che desiderano smettere di fumare e con un concomitante disturbo di ansia come ad es. il PTSD può essere efficace il bupropione a rilascio prolungato (20). Secondo uno studio effettuato in soggetti con PTSD trattati con vareniclina (il principio attivo abitualmente utilizzato nei trattamenti antifumo) è stato riscontrato che tale farmaco sembra avere effetti destabilizzanti sulla salute mentale (21); a tale proposito è stato anche descritto un caso di allucinazioni visive in un paziente con doppia diagnosi (PTSD, depressione NOS e dipendenza da alcol) (22).
Ad oggi, gli interventi psicologici più efficaci per il trattamento del PTSD sono:
I primi due approcci, evidence-based, sono attualmente raccomandati nelle linee guida internazionali sul trattamento delle condizioni specificamente correlate allo stress (OMS, 2013).

1. Tate C: Cigarette Wars: The Triumph of the Little White Slaver. Oxford University Press, 01 mag 2000.
2. Bergman BP, Mackay DF, Morrison D, Pell JP: Smoking-related cancer in military veterans: retrospective cohort study of 57,000 veterans and 173,000 matched non-veterans. BMC Cancer. 2016 May 14;16:311
3. Dedert EA, Resick PA, McFall ME, Dennis PA, Olsen M, Beckham JC: Pilot Cases of Combined Cognitive Processing Therapy and Smoking Cessation for Smokers With Posttraumatic Stress Disorder. Behav Ther. 2016 Jan;47(1):54-65
4. Cook JW, McFall MM, Calhoun PS, Beckham JC: Posttraumatic stress disorder and smoking relapse: A theoretical model. J Trauma Stress. 2007 Dec;20(6):989-98.
5. Feldner MT, Vujanovic AA, Gibson LE, Zvolensky MJ: Posttraumatic stress disorder and anxious and fearful reactivity to bodily arousal: a test of the mediating role of nicotine withdrawal severity among daily smokers in 12-hr nicotine deprivation. Send to: Exp Clin Psychopharmacol. 2008 Apr;16(2):144-55.
6. Asnaani A, Alpert E, McLean CP, Foa EB: Resilient but addicted: The impact of resilience on the relationship between smoking withdrawal and PTSD. J Psychiatr Res. 2015 Jun;65:146-53.
7. Beckham JC, Roodman AA, Shipley RH, Hertzberg MA, Cunha GH, Kudler HS, Levin ED, Rose JE, Fairbank JA: Smoking in Vietnam combat veterans with post-traumatic stress disorder. J Trauma Stress. 1995 Jul;8(3):461-72.
8. Stellman JM, Stellman SD, Sommer JF Jr: Social and behavioral consequences of the Vietnam experience among American Legionnaires. Environ Res. 1988 Dec;47(2):129-49.
9. Colombo PP, Muntua V: Il Disturbo Post-traumatico da Stress nella vita quotidiana. Post-Traumatic Stress Disorder in ordinary life. III Clinica Psichiatrica, Università di Roma, La Sapienza. Rivista di psichiatria, 2001.
10. American Psychiatric Association, (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-5. Washington, D.C: American Psychiatric Association.
11. van der Velden PG, Kleber RJ, Koenen KC: Smoking predicts posttraumatic stress symptoms among rescue workers: a prospective study of ambulance personnel involved in the Enschede Fireworks Disaster. Drug Alcohol Depend. 2008 Apr 1;94(1-3):267-71.
12. Fu SS, McFall M, Saxon AJ, Beckham JC, Carmody TP, Baker DG, Joseph AM: Post-traumatic stress disorder and smoking: a systematic review. Nicotine Tob Res. 2007 Nov;9(11):1071-84.
13. Feldner MT, Babson KA, Zvolensky MJ: Smoking, traumatic event exposure, and post-traumatic stress: a critical review of the empirical literature. Clin Psychol Rev. 2007 Jan;27(1):14-45.
14. McFall M, Cook J: PTSD and Health Risk Behavior. PTSD Research Quarterly, 17(4), 2006.
15. Baschnagel JS, Coffey SF, Schumacher JA, Drobes DJ, Saladin ME: Relationship between PTSD symptomatology and nicotine dependence severity in crime victims. Addict Behav. 2008 Nov;33(11):1441-7.
16. McFall M, Atkins DC, Yoshimoto D, Thompson CE, Kanter E, Malte CA, Saxon AJ: Integrating tobacco cessation treatment into mental health care for patients with posttraumatic stress disorder. Am J Addict. 2006 Sep-Oct;15(5):336-44.
17. Calhoun PS, Wagner HR, McClernon FJ, Lee S, Dennis MF, Vrana SR, Clancy CP, Collie CF, Johnson YC, Beckham JC: The effect of nicotine and trauma context on acoustic startle in smokers with and without posttraumatic stress disorder. Psychopharmacology (Berl). 2011 May;215(2):379-89.
18. Hapke U, Schumann A, Rumpf HJ, John U, Konerding U, Meyer C: Association of smoking and nicotine dependence with trauma and posttraumatic stress disorder in a general population sample. J Nerv Ment Dis. 2005 Dec;193(12):843-6.
19. McFall M, Saxon AJ, Thompson CE, Yoshimoto D, Malte C, Straits-Troster K, Kanter E, Zhou XH, Dougherty CM, Steele B: Improving the rates of quitting smoking for veterans with posttraumatic stress disorder. Am J Psychiatry. 2005 Jul;162(7):1311-9.
20. Hertzberg MA, Moore SD, Feldman ME, Beckham JC: A preliminary study of bupropion sustained-release for smoking cessation in patients with chronic posttraumatic stress disorder. J Clin Psychopharmacol. 2001 Feb;21(1):94-8.
21. Campbell AR, Anderson KD: Mental health stability in veterans with posttraumatic stress disorder receiving varenicline. Am J Health Syst Pharm. 2010 Nov 1;67(21):1832-7.
22. Raidoo BM, Kutscher EC: Visual hallucinations associated with varenicline: a case report. J Med Case Rep. 2009 May 8;3:7560.
Nicoletta De Stefano
(psicologa)
Guglielmo Lauro
(medico)

martedì 31 maggio 2016

Giornata Mondiale senza Tabacco: 31 maggio 2016 - Pronti per il confezionamento anonimo. Noi no!

Il tema della Giornata Mondiale senza Tabacco 2016 rimanda ad una tipologia di "confezionamento anonimo" volta a «limitare o proibire l’uso di loghi, colori, immagini, marchi o informazioni promozionali al di là del nome del brand e del prodotto, da mostrare con caratteri standardizzati» su sfondo color marrone sbiadito (opaque couché), colore codificato come Pantone 448C e considerato tra i meno accattivanti da un numeroso campione fumatori. Dunque, lo slogan "Get ready for plain packaging" (Pronti per il confezionamento anonimo) è orientato a ridurre l'attrattività del tabacco; infatti, la soppressione del brand diminuirebbe la popolarità di una determinata marca di sigarette minimizzando l'idea di una superiore qualità di un tabacco rispetto ad un altro; inoltre, questo tipo di confezionamento anonimo indurrebbe a spostare l'attenzione verso le avvertenze sanitarie sul tabacco (health warnings) e sulle immagini di forte impatto sui danni del fumo. Già in Australia hanno adottato il plain packaging e i governi di altri Paesi aderenti alla Convenzione Quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il Controllo del Tabacco – FCTC, sono in procinto di adottare tale normativa imponendo all'industria del tabacco di produrre confezioni generiche.
Probabilmente in Italia a causa del riemergere del business del contrabbando e della contraffazione delle sigarette, la standardizzazione del confezionamento dei prodotti del tabacco (plain packaging) comporterebbe piuttosto un vantaggio per i gestori delle suddette attività illecite. Quindi sono sorte delle motivate perplessità riguardo l'adozione dei pacchetti anonimi i quali probabilmente non costituiscono una scelta strategica prioritaria per il controllo del fumo di tabacco.
Intanto, secondo gli ultimi dati dell'Osservatorio Fumo Alcol e Droga (OSSFAD–Indagine DOXA-ISS 2016) crescono i fumatori in Italia rispetto all'anno precedente. Tuttavia osservando la prevalenza del fumo di sigarette degli ultimi 8 anni si rileva un andamento pressoché stabilizzato e che si attesta intorno al 22%. Analogamente non si osservano variazioni di rilevo rispetto alla data di iniziazione al fumo di tabacco che è di 17,9 anni (invariata rispetto ai dati dello scorso anno).


Tali dati apparentemente potrebbero far pensare semplicisticamente che gli interventi di prevenzione dei Centri Antifumo negli ultimi anni siano stati pressoché inefficaci. Tuttavia bisogna considerare innanzitutto che le attività dei Centri Antifumo sono largamente sottodimensionate rispetto al bacino di utenza. In Italia vi sono 363 servizi per il trattamento del tabagismo con una utenza media approssimativa di 100 utenti l'anno, a fronte di una popolazione di fumatori pari a 11,5 milioni. Peraltro, il problema del tabagismo è significativamente condizionato dal peggioramento della situazione finanziaria che preoccupa un numero sempre maggiore di italiani: le difficoltà economiche, la mancanza di sicurezze lavorative e di guadagno sono fonte di stress, di fragilità emotive e di insorgenza di psicopatologie che a loro volta favoriscono le dipendenze, prima fra tutte il fumo. Dunque, il fumatore attuale è sempre più problematico e con una dipendenza sempre più difficile da gestire. In altre parole aumentano i fumatori difficili, ovvero quelli per i quali è particolarmente difficile smettere. Ciò perché sono in aumento una serie di condizioni ad alta incidenza di fumo e che sono in crescita: psicopatologie, disturbi psichiatrici, gioco d'azzardo patologico (gambling), uso di cannabis (marijuana o hashish), senza fissa dimora, lavoratori notturni.
Le risorse dei Centri Antifumo sono spesso troppo limitate per poter raggiungere in maniera concreta queste tipologie di fumatori: centri aperti solo pochi giorni a settimana, sospensioni delle attività nei periodi estivi, carenza di personale, etc. 
In occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco e sulla scorta delle suddette considerazioni, piuttosto che avviare iniziative di prevenzionesi è deciso semplicemente di continuare a dare aiuto alle numerose persone che desiderano smettere di fumare, essendo già lunga la lista d'attesa per l'accesso al Centro dove fortunatamente si riscontra un volume di pazienti in notevole crescita rispetto agli anni precedenti.
Guglielmo Lauro
(medico)
Vedi anche:

domenica 8 maggio 2016

8-15 Maggio 2016: settimana di sensibilizzazione mondiale per il retinoblastoma (World Retinoblastoma Awareness Week) - il ruolo del fumo di tabacco


In questa settimana di sensibilizzazione mondiale per il retinoblastoma si vuole portare all'attenzione che tanti bambini sono lasciati parzialmente o totalmente al buio perché è stata rubata loro la vista. Entrambi i genitori devono essere consapevoli che l'integrità delle cellule germinali (uovo e spermatozoo) è di vitale importanza per la nascita di una prole sana e di come la genitorialità biologica inizi molto prima della nascita di un figlio e anche prima del concepimento (1). Infatti, sono numerosi i genitori e gli operatori sanitari che ignorano come il fumo possa costituire un rilevante fattore di rischio modificabile per il retinoblastoma, il tumore maligno con maggiore diffusione in età pediatrica ed il quale coinvolge uno o entrambi gli occhi. Il retinoblastoma rientra nell'elenco delle malattie rare con una prevalenza alla nascita di 6 casi/100000.
Il fumo deve essere evitato non solo perché fa male al singolo, ma perché può anche danneggiare la successiva generazione a causa degli effetti negativi sul genoma paterno (1). Il fumo causa stress ossidativo e questo si riflette in un peggioramento della qualità dello sperma, infatti il fumo attraverso il danno ossidativo al DNA dello sperma paterno può contribuire all'eziologia di tumori nei figli come ad esempio il retinoblastoma (1). Ovviamente anche il fumo in gravidanza svolge un ruolo sul retinoblastoma, almeno per quanto riguarda la forma sporadica (2) che in genere colpisce un solo occhio. Diversi studi hanno confermato che fumare in gravidanza può essere un fattore di rischio per lo sviluppo di retinoblastoma e oltre che di altri tipi di tumori cerebrali infantili (3, 4).
Altro aspetto altrettanto importante riguarda la prevenzione terziaria (ovvero delle complicanze) per coloro che sono stati colpiti da retinoblastoma. A tale proposito diversi studi hanno evidenziato che coloro che hanno sviluppato un retinoblastoma, soprattutto se è di tipo ereditario, possono avere una maggiore suscettibilità sviluppare altre forme di neoplasia in futuro (5), specialmente cancro polmonare fumo di tabacco-indotto (6). Pertanto è importante informare gli adulti, con pregressa storia clinica di retinoblastoma, di non fumare mai o di incoraggiarli a smettere (5, 6).

1. Kumar SB, Chawla B, Bisht S, Yadav RK, Dada R: Tobacco Use Increases Oxidative DNA Damage in Sperm - Possible Etiology of Childhood Cancer. Asian Pac J Cancer Prev. 2015;16(16):6967-72.
2. Azary S, Ganguly A, Bunin GR, Lombardi C, Park AS, Ritz B, Heck JE: Sporadic Retinoblastoma and Parental Smoking and Alcohol Consumption before and after Conception: A Report from the Children's Oncology Group. PLoS One. 2016 Mar 18;11(3):e0151728.
3. Heck JE, Contreras ZA, Park AS, Davidson TB, Cockburn M, Ritz B: Smoking in pregnancy and risk of cancer among young children: A population-based study. Int J Cancer. 2016 Aug 1;139(3):613-6.
4. Stavrou EP, Baker DF, Bishop JF: Maternal smoking during pregnancy and childhood cancer in New South Wales: a record linkage investigation. Cancer Causes Control. 2009 Nov;20(9):1551-8.
5. Fletcher O, Easton D, Anderson K, Gilham C, Jay M, Peto J: Lifetime risks of common cancers among retinoblastoma survivors. J Natl Cancer Inst. 2004 Mar 3;96(5):357-63.
6. Foster MC, Kleinerman RA, Abramson DH, Seddon JM, Tarone RE, Tucker MA: Tobacco use in adult long-term survivors of retinoblastoma. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2006 Aug;15(8):1464-8.
Guglielmo Lauro
(medico)

domenica 1 maggio 2016

Grasso addominale: il fumo è tra i fattori che influenzano la forma del corpo

Con l’aumento delle temperature molte persone iniziano a pensare all'estate ed ai metodi migliori per rimettersi in forma per la bella stagione. La voglia di scoprirsi, il mare, il desiderio di apparire al meglio per cui in questo periodo è un fiorire di diete dimagranti, tante redatte da professionisti del settore e altrettante invece adottate col metodo “fai da te”.

Maggio è il mese dei fioretti alimentari, spesso altro, poco camuffato, tentativo di stringere il punto vita prima delle vacanze; solo a poche persone viene in mente di fare il fioretto “di non fumare”. Forse il numero di fumatori (e soprattutto di fumatrici) che proverebbe a smettere aumenterebbe se si conoscessero le influenze che il fumo ha sul giro-vita, oltre che sulla vita in generale. Ormai tutti sono consapevoli degli effetti nocivi del fumo, ma poche persone sanno che ha un effetto anche sull'accumulo di grasso addominale. In generale i dati delle ricerche riportano che nei fumatori, sebbene si riscontri un indice di massa corporea tendenzialmente più basso rispetto ai non fumatori, il rapporto vita-fianchi (Waist to Hip Ratio - WHR) è positivamente associato con la quantità di sigarette fumate al giorno (1); in altre parole, il fumo è associato ad un minore peso corporeo, tuttavia quanto maggiore è il numero di sigarette fumate/dì, tanto maggiore è l'accumulo di grasso addominale (2) con conseguente sviluppo della forma corporea cosiddetta "a mela". L'assai poco invidiabile distribuzione del grasso corporeo "a mela" è ancor meno desiderabile nel sesso femminile in quanto richiama ad un biotipo più tipicamente maschile (biotipo androide). Il biotipo "a pera" (biotipo ginoide), con distribuzione del grasso al di sotto della vita, è caratteristico del sesso femminile fino alla menopausa (estrogeno-dipendente); dopo la menopausa, questo biotipo tende ad assumere quello “a mela”, androide. Pertanto il fumo di tabacco tende a mascolinizzare precocemente le donne nell'aspetto e nella forma corporea, oltre che, come si è già detto, attraverso la ridistribuzione dei depositi adiposi, anche attraverso l'anticipo della menopausa. Il fumo, infatti, specie in donne predisposte, può anticipare la menopausa di diversi anni (3).







Recenti studi rilevano che l'accumulo di grasso addominale associato al fumo è particolarmente evidente nelle donne (4, 5). Il grasso viscerale (detto anche intra-addominale) è un fattore determinante del rischio cardiovascolare; infatti, il rapporto vita-fianchi (WHR) è positivamente correlato, oltre che con il fumo, anche con la pressione sanguigna (6, 7), con la sindrome metabolica (7), con anomalie lipidiche (7) e aterosclerosi precoce (8, 9).
Infine, bisogna aggiungere anche che recenti studi hanno rilevato che l'accumulo di grasso addominale può avere effetti deleteri sulla salute del cervello, soprattutto negli uomini (10, 11).
È pur vero che la cessazione del fumo è associata con un aumento di peso soprattutto per l'aumento della massa grassa, ma va osservato che l'incremento di peso è dovuto anche alla massa muscolare e della densità minerale ossea che tendono ad aumentare dopo aver smesso di fumare (12). Però è importante non farsi condizionare dalla preoccupazione di aumentare di peso dopo la cessazione del fumo, perché ciò potrebbe influenzare la motivazione a smettere e la fiducia nelle proprie capacità di raggiungere l'obiettivo della cessazione completa (13).

1. Bamia C, Trichopoulou A, Lenas D, Trichopoulos D: Tobacco smoking in relation to body fat mass and distribution in a general population sample. Int J Obes Relat Metab Disord. 2004 Aug;28(8):1091-6.
2. Kwok S, Canoy D, Soran H, Ashton DW, Lowe GD, Wood D, Humphries SE, Durrington PN: Body fat distribution in relation to smoking and exogenous hormones in British women. Clin Endocrinol (Oxf). 2012 Dec;77(6):828-33.
3. Wainer R: [Smoking and ovarian fertility]. Gynecol Obstet Fertil. 2001 Dec;29(12):881-7.
4. Akbartabartoori M, Lean ME, Hankey CR: Relationships between cigarette smoking, body size and body shape. Int J Obes (Lond). 2005 Feb;29(2):236-43.
5. Clair C, Chiolero A, Faeh D, Cornuz J, Marques-Vidal P, Paccaud F, Mooser V, Waeber G, Vollenweider P: Dose-dependent positive association between cigarette smoking, abdominal obesity and body fat: cross-sectional data from a population-based survey. BMC Public Health. 2011 Jan 11;11:23.
6. van Rooyen JM, Kruger HS, Huisman HW, Wissing MP, Margetts BM, Venter CS, Vorster HH: An epidemiological study of hypertension and its determinants in a population in transition: the THUSA study. J Hum Hypertens. 2000 Dec;14(12):779-87.
7. Gupta R, Rastogi P, Sarna M, Gupta VP, Sharma SK, Kothari K: Body-mass index, waist-size, waist-hip ratio and cardiovascular risk factors in urban subejcts. J Assoc Physicians India. 2007 Sep;55:621-7. 
8. Lee CD, Jacobs DR Jr, Schreiner PJ, Iribarren C, Hankinson A: Abdominal obesity and coronary artery calcification in young adults: the Coronary Artery Risk Development in Young Adults (CARDIA) Study. Am J Clin Nutr. 2007 Jul;86(1):48-54.
9. Ge W, Parvez F, Wu F, Islam T, Ahmed A, Shaheen I, Sarwar G, Demmer RT, Desvarieux M, Ahsan H, Chen Y: Association between anthropometric measures of obesity and subclinical atherosclerosis in Bangladesh. Atherosclerosis. 2014 Jan;232(1):234-41.
10. Cyrus A Raji, Somayeh Meysami, Sam Hashemi, Saurabh Garg, Nasrin Akbari, Ahmed Gouda, Yosef Gavriel Chodakiewitz, Thanh Duc Nguyen, Kellyann Niotis, David A Merrill, Rajpaul Attariwala: Visceral and Subcutaneous Abdominal Fat Predict Brain Volume Loss at Midlife in 10,001 Individuals. Aging Dis. 2023 Aug 28. 
11. Sapir Golan Shekhtman, Ethel Boccara, Ramit Ravona-Springer, Yael Inbar, Hila Zelicha, Abigail Livny, Barbara B Bendlin, Orit Lesman-Segev, Iscka Yore, Anthony Heymann, Mary Sano, Yael Mardor, Joseph Azuri, Michal Schnaider Beeri: Abdominal fat depots are related to lower cognitive functioning and brain volumes in middle-aged males at high Alzheimer's risk. Obesity (Silver Spring). 2024 Feb 27.
12. Rom O, Reznick AZ, Keidar Z, Karkabi K, Aizenbud D: Smoking cessation-related weight gain--beneficial effects on muscle mass, strength and bone health. Addiction. 2015 Feb;110(2):326-35.
13. Tuovinen EL, Saarni SE, Kinnunen TH, Haukkala A, Jousilahti P, Patja K, Kaprio J, Korhonen T: Associations of Weight Concerns With Self-Efficacy and Motivation to Quit Smoking: A Population-Based Study Among Finnish Daily Smokers. Nicotine Tob Res. 2015 Sep;17(9):1134-41. 
Nicoletta De Stefano
(psicologa)
Guglielmo Lauro
(medico)
Il rapporto vita fianchi (Waist to Hip Ratio - WHR) può rappresentare una misura del grasso viscerale; misuriamolo cliccando qui.