domenica 27 novembre 2022

Smetti prima… le cicogne detestano l’odore del fumo!

La gravidanza è definita come il periodo più intenso e carico di emozioni che una donna può vivere. È anche e soprattutto un periodo di cambiamento, sia dal punto di vista fisico (il corpo cambia per far posto alla nuova vita), sia dal punto di vista psicologico. 
Aumenta la percezione emotiva e la consapevolezza di sé, altresì cresce il senso di responsabilità e di premura nei confronti della nuova vita che sta per venire al mondo. 
La vita del nascituro, si sa inizia già dal concepimento, ed è qui che i sentimenti di responsabilità e protezione iniziano a maturare. È da quel momento che bisognerebbe iniziare a prendersi maggiormente cura sia di sé che della piccola creatura che cresce dentro di noi. 
Le future mamme lo sanno bene, ci sono accorgimenti da adottare, vitamine da prendere e stili di vita da cambiare. Soprattutto smettere di fumare. 
Non è una novità che fumare durante la gravidanza comporta una lunghissima serie di rischi sia per sé, ma soprattutto per il nascituro. 
La letteratura scientifica di riferimento tratta l’argomento in lungo e largo e le evidenze scientifiche sui danni del fumo sono molto chiare: fumare in gravidanza fa male, anzi malissimo! 
L’effetto principale riguarda la riduzione dell’apporto di ossigeno, essenziale per la corretta crescita del bambino.
Molti studi dimostrano che il fumo della madre, durante la gravidanza, è una delle cause di aborto spontaneo, di parto prematuro, così come di aumento della mortalità e morbilità perinatale e infantile.
Il fumo materno durante la gravidanza, inoltre, è la principale causa di morte improvvisa del lattante (SIDS) e di altri effetti sulla salute, incluso il basso peso alla nascita e una ridotta funzionalità respiratoria; sono documentati nei nati da madri fumatrici, peraltro, anche disturbi della sfera neuropsichica: handicap neurologici, disturbi da comportamento dirompente, abuso di sostanze e criminalità in età adulta (1).
Il fumo di tabacco in gravidanza sia attivo che passivo porta ad una riduzione dei livelli di vitamina D sia nella madri che nei loro bambini (2). Bassi livelli di vitamina D durante la gravidanza possono portare a preeclampsia e diabete gestazionale nella madre, mentre possono causare basso peso alla nascita e problemi respiratori nel bambino (2). Inoltre, la co-esposizione al fumo passivo e alla carenza di vitamina D è stata associata ad un elevato rischio di aborto spontaneo (3).

Da un’indagine svolta al Centro Antifumo di Aversa su un campione di 200 fumatrici, circa il 58% ha dichiarato di aver fumato in gravidanza; valore in linea con quanto riportato a livello mondiale secondo studi di revisione sistematica (4). Probabilmente detto valore è anche sottostimato poiché, a causa della diffusa conoscenza dei danni del tabacco, si tende a non fornire informazioni attendibili sulle proprie abitudini al fumo. Peraltro, non raramente viene riferito dalle donne in gravidanza che il loro medico abbia acconsentito il fumo di poche sigarette al giorno. Ottenere un tale consenso, permette in qualche modo di continuare a fumare anche se in misura limitata e di non avvertire il senso di colpa in quanto la responsabilità sulla salute del bambino è attribuita al proprio sanitario di riferimento. In realtà ciò rappresenta una sorta di deresponsabilizzazione per continuare a mettere in atto un comportamento dannoso. In effetti, smettere durante la gravidanza, può essere particolarmente difficile, se non è di aiuto la finestra di opportunità rappresentata dalle nausee del primo trimestre. Infatti, il maggiore nevroticismo che si riscontra nelle donne fumatrici (4) è alla base di tale difficoltà. In altre parole i sentimenti di ansia, preoccupazione, paura, rabbia, senso di colpa, umore depresso, etc. vengono amplificati quando si cerca di smettere di fumare; anche ritardare la gratificazione della sigaretta diventa difficile perché il metabolismo nicotinico in gravidanza essendo più rapido induce a maggiore difficoltà a rinunciare alla sigaretta.

Possiamo ritenere almeno sul piano psichico che maggiore è l’attaccamento materno-fetale più si ha la probabilità di non fumare in gravidanza; ovvero quando il bene del nascituro ha la priorità si evidenziano, da parte della madre, l'accettazione dei cambiamenti del corpo, la disponibilità e l'impegno a cambiare abitudini, seguire una dieta sana e rinunciare a comportamenti  malsani. D’altra parte un attaccamento prenatale più profondo può anche proteggere la donna dai sintomi depressivi nella tarda gravidanza e, a sua volta, può contribuire all'astensione dal fumo di tabacco.
Peraltro, è stato osservato che smettere di fumare in vista di una gravidanza dimostra un attaccamento materno-fetale anche più forte rispetto a donne incinte che non hanno mai fumato (5). Detta osservazione si deve alla dissonanza cognitiva causata dalla consapevolezza degli effetti dannosi del fumo sul feto che si traduce in una tendenza a risolvere la situazione contraddittoria preparandosi a smettere di fumare (5).
Dunque il senso di colpa, tanto difficile da digerire, può diventare un elemento determinante per far scattare l’immediata cessazione del fumo in gravidanza.

Sentirsi in colpa, in questo caso, sembrerebbe essere utile per favorire e incrementare la possibilità di smettere di fumare e di conseguenza migliorare la propria qualità di vita e quella del piccolo. 
Il periodo della vita nel quale la donna decide di avere un figlio e poi lo aspetta può costituire un terreno particolarmente fertile rispetto all’intervento di disassuefazione e pertanto deve essere oggetto di particolare attenzione. È fondamentale pertanto realizzare con tutte le donne gravide fumatrici interventi per promuovere la cessazione del fumo e adottare comportamenti virtuosi pensando al benessere di una nuova vita che si prepara a nascere.

1. Suena H Massey, Margaret H Bublitz, Susanna R Magee, Amy Salisbury, Raymond S Niaura, Lauren S Wakschlag, Laura R Stroud: Maternal-fetal attachment differentiates patterns of prenatal smoking and exposure. Addict Behav. 2015 Jun;45:51-6.
2. Süleyman Yıldız, Ömer Tammo: Comparison of Vitamin D Levels and Related Factors in Pregnant Women and Neonates Exposed to Second-Hand Smoke. Cureus. 2022 Aug 23;14(8):e28287. 
3. Shiqi Lin, Jiajia Li, Yuan Zhang, Xinming Song, Gong Chen, Lijun Pei: Maternal Passive Smoking, Vitamin D Deficiency and Risk of Spontaneous Abortion. Nutrients. 2022 Sep 6;14(18):3674.
4. Ângela Tamye Lopes Fujita, Antonio Luiz Rodrigues-Junior, Nayna Cândida Gomes, Bruno Spinosa de Martinis, José Antonio Baddini-Martinez: Socio-demographic and psychological features associated with smoking in pregnancy. J Bras Pneumol. 2021 Sep 1;47(5):e20210050.
5. Heidi Jussila, Juho Pelto, Riikka Korja, Eeva Ekholm, Marjukka Pajulo, Linnea Karlsson, Hasse Karlsson: The association of maternal-fetal attachment with smoking and smoking cessation during pregnancy in The FinnBrain Birth Cohort Study. BMC Pregnancy Childbirth. 2020 Nov 30;20(1):741.
Roberta Della Valle
(psicologa)
vedi anche: