domenica 28 luglio 2019

28.07.2019 Giornata Mondiale dell’Epatite: approfondimenti sulle relazioni tra fumo ed epatite C


In occasione della giornata Mondiale dell'Epatite si vuole far luce sulle relazioni, spesso ignorate, tra epatite C e fumo di tabacco.
Il fumo di sigaretta è comune nelle persone con l'epatite C (1), ma spesso tale dato viene trascurato, così come si sottovalutano gli studi che evidenziano le conseguenze del fumo di tabacco sui pazienti affetti da epatite C. In effetti, l’epidemia del fumo di sigaretta è incorporata nell’epidemia di epatite C e stando a ricerche sociodemografiche, durate oltre 15 anni negli USA, si rileva che individui affetti da epatite C fumano quasi il triplo rispetto alla popolazione generale (1).

È noto che le droghe illegali, così come l’alcol, partecipano alla progressione dell’epatite C cronica, ma è meno noto che a tale progressione partecipi anche il fumo di tabacco (2) il quale può essere responsabile di aggravamenti di lesioni del fegato in pazienti affetti da epatite C cronica (3). Pertanto, detti pazienti, specie se con storia di tossicodipendenza o di alcolismo, dovrebbero essere particolarmente sensibilizzati ad intraprendere un percorso di cessazione del fumo (3).
Intanto, sebbene l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosca che il fumo di tabacco possa complicare l'infezione cronica da HCV (4), le attuali linee guida internazionali sul trattamento dell'epatite C non riportano alcuna raccomandazione riguardo al tabacco (5).

Certamente i nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (Direct-Acting Antiviral, DAA) rappresentano una svolta storica nel trattamento dei pazienti affetti da epatite C, tuttavia una revisione Cochrane 2017 evidenzia che l'aumento di trattamenti con i nuovi farmaci DAAs non migliora la sopravvivenza tanto quanto ci si aspetterebbe (6). Ciò è attribuito all'elevata prevalenza del fumo nelle persone HCV+ per cui le riduzioni della morbilità e della mortalità correlate all'HCV prodotte dai DAA sono parzialmente compensate dalla morbilità e dalla mortalità legate al tabacco (7). In effetti, l'HCV, come l'HIV, aumenta la suscettibilità dell'individuo a sviluppare malattie legate al tabacco (7).
Dunque, i trattamenti comportamentali e farmacologici per la dipendenza da tabacco dovrebbero essere orientati a ridurre la prevalenza del fumo nelle persone HCV+, altrimenti i potenziali miglioramenti resi possibili dai progressi del trattamento DAA risulteranno compromessi (7).

Peraltro, diversi studi hanno osservato un effetto sinergico tra fumo e infezione da HCV sul rischio di sviluppo di carcinoma epatocellulare (Hepato Cellular carcinoma - HCC) (8, 9). È noto che entrambe le condizioni, fumo e infezione da HCV, sono singolarmente associate ad un aumentato rischio di carcinoma epatocellulare (10).
Uno studio sull'incidenza del carcinoma epatocellulare, rileva che la proporzione attribuibile all'epatite C è complessivamente del 21%, mentre quella attribuibile al fumo è del 13% (11). In altre parole il numero di casi dell'intera popolazione che non ammalerebbe se venisse completamente rimossa l'epatite C ed il fumo sarebbero rispettivamente del 21% e del 13% (rischio attribuibile nella popolazione).
Osserviamo meglio le relazioni sinergiche tra fumo e HCV sul carcinoma epatocellulare. Il fegato è un organo che interviene nel metabolismo e nella trasformazione di oltre 40 princìpi attivi correlati al tabacco, molti dei quali sono cancerogeni (idrocarburi policiclici aromatici, nitrosamine e ammine aromatiche) (12). Questi cancerogeni possono legarsi covalentemente al DNA formando i cosiddetti addotti del DNA, responsabili di anomalie genetiche che a loro volta non solo possono portare a trasformazione maligna, ma anche ad una maggiore malignità di un carcinoma epatocellulare correlato al virus C (12, 13). I pochi studi incentrati sulla correlazione tra stato di fumatore e gli esiti chirurgici di epatectomia o trapianto di fegato per HCC, hanno evidenziato che i tumori sviluppati nei fumatori avevano un potenziale maligno più aggressivo rispetto a quelli di non fumatori e di ex-fumatori (13).

Nonostante la schiacciante evidenza che il fumo di tabacco acceleri la progressione della malattia epatica indotta dall'HCV verso l'epatite cronica o il carcinoma epatocellulare (14), continua ad essere dedicata poca attenzione al rapporto tra fumo e risultati chirurgici di carcinoma epatocellulare (13) e si continua ad attuare un counseling spesso insufficiente sulla cessazione del fumo da parte di internisti e gastroenterologi (14). Tali specialisti spesso prescrivono al paziente di non bere alcolici, ma non danno importanza al fumo. Infatti, studi relativi all’impatto dell’epatite C sugli stili di vita dei pazienti evidenziano che molti di questi modificano correttamente il consumo di alcol, mentre solo una minoranza di loro intervengono sulle abitudini di fumo (15)

Studi recenti documentano manifestazioni extraepatiche in oltre il 70% dei pazienti con infezione da HCV. Infatti, più che parlare di epatopatia HCV correlata spesso si preferisce la denominazione di malattia da HCV, nel senso che l'infezione da HCV dev'essere interpretata come malattia sistemica che richiede un approccio multidisciplinare. Su diverse di queste manifestazioni extraepatiche incide il fumo di tabacco determinando un peggioramento marcato delle condizioni generali di salute.

Complicanze extraepatiche polmonari su cui incide il fumo di tabacco
L'HCV è implicato nello sviluppo di varie disfunzioni polmonari (16) specie nei fumatori e dette disfunzioni non sempre si risolvono attraverso il trattamento efficace dell’HCV. L’HCV produce, infatti, molti mediatori dell'infiammazione tra cui TNF-α, TGF-β, interleuchine IL-6 e IL-8 che alterano la comunicazione cellulare e determinano squilibri genetici (16). Nei pazienti HCV+ si possono rilevare le seguenti manifestazioni polmonari:
a) accelerato declino della funzione polmonare, tipiche sono le compromissioni non specifiche delle funzioni del polmone (Non-specific Impairment of Lung Functions – NILF) la cui frequenza aumenta significativamente con gli stadi Fibroscan da F1 a F4 (16); l’HCV è rilevabile nel polmone dove innesca una risposta infiammatoria cronica per cui rappresenta un mediatore virale per lo sviluppo di malattie polmonari ostruttive (17); nell’ambito delle patologie ostruttive si registra un’alta prevalenza di HCV nei pazienti con BPCO (18),
b) aumentata incidenza di fibrosi polmonare idiopatica (IPF) (19, 20); l'IL-8 svolge anche ruolo importante nella patogenesi dell'infiammazione polmonare causando danni funzionali e fibrosi (16)
c) aumentata incidenza di malattie polmonari interstiziali (Interstitial Lung Disease, ILD) (21) spesso asintomatiche. Le ILD potrebbero avere un importante impatto sulla salute soprattutto in considerazione del fatto che esse hanno un alto potenziale di sviluppo di cancro polmonare, maggiore della BPCO (22); ovviamente il rischio di Ca polmonare cresce ulteriormente quando ILD e BPCO sono concomitanti (22)

Complicanze extraepatiche metaboliche su cui incide il fumo di tabacco
I disturbi metabolici sono comuni nei pazienti con infezione cronica da virus dell'epatite C (23). L'HCV interagisce con il metabolismo lipidico dell’ospite attraverso diversi meccanismi che portano a steatosi epatica (23), insulino-resistenza e diabete mellito di tipo 2 (24). Le suddette alterazioni metaboliche si riscontrano anche nei fumatori di sigarette indipendentemente dal virus C dell’epatite. Infatti, studi di metanalisi hanno dimostrato che il fumo di tabacco è associato in modo significativo alla steatosi epatica non alcolica (Nonalcoholic Fatty Liver Disease, NAFLD) e lo è addirittura anche il fumo passivo (25) e la nicotina delle sigarette elettroniche (26). Oltre a ciò, diversi studi hanno evidenziato che i fumatori hanno un alto rischio di sviluppare insulino-resistenza (27). Inoltre, fumare aumenta significativamente il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2 (28) e ciò è avvalorato da vari reports tra cui una metanalisi di venticinque studi precedentemente condotti sull’argomento per un totale di circa 1,2 milioni di individui (29).
Peraltro, HCV e fumo di tabacco oltre ad essere associati a steatosi epatica, insulino-resistenza e diabete mellito di tipo 2, rappresentano dei fattori di rischio di un’altra manifestazione clinica metabolica che è la porfiria cutanea tarda (30, 31).

Quindi le persone affette da epatite C sono a rischio di assistenza incoerente perché da un lato hanno frequenti interazioni con personale sanitario che però non sfrutta l'occasione d'oro di promuovere la cessazione tabagica, doverosa nei pazienti HCV+ (1).

A tale proposito l’ultimo studio del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES, Indagine Nazionale sulla Salute e la Nutrizione) riporta, al termine del proprio report, quanto segue: “È una follia per la salute pubblica spendere decine di miliardi di dollari all'anno per i farmaci antivirali contro l'epatite C e ignorare la dipendenza letale che colpisce oltre il 60% di loro. Mentre entriamo in una nuova era del trattamento dell'epatite C, è un imperativo per la salute pubblica ricercare, sviluppare e attuare trattamenti nei confronti del tabacco per la comunità dell'epatite C+” (1).

Attività di prevenzione
In considerazione dell'aumentata aggressività dell'HCV nei fumatori, i quali sono esposti con maggiore frequenza a patologie oncologiche (epatocarcinoma, linfoma non-Hodgkin), polmonari (NILF, IPF, ILD) e metaboliche (steatosi epatica, insulino-resistenza, diabete mellito di tipo 2, porfiria cutanea tarda), presso il Centro Antifumo Quit sarà possibile individuare precocemente il virus dell'epatite C mediante apposito test rapido salivare. I fumatori risultati positivi verranno rapidamente presi in carico ed avviati alla cura presso le strutture ospedaliere autorizzate a somministrare i farmaci innovativi per l'epatite C attraverso un percorso agevolato.

1. Kim RS, Weinberger AH, Chander G, Sulkowski MS, Norton B, Shuter J: Cigarette Smoking in Persons Living with Hepatitis C: The National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), 1999-2014. Am J Med. 2018 Jun;131(6):669-675.
2. Pessione F, Ramond MJ, Njapoum C, Duchatelle V, Degott C, Erlinger S, Rueff B, Valla DC, Degos F: Cigarette smoking and hepatic lesions in patients with chronic hepatitis C. Hepatology. 2001 Jul;34(1):121-5.
3. Hézode C, Lonjon I, Roudot-Thoraval F, Mavier JP, Pawlotsky JM, Zafrani ES, Dhumeaux D: Impact of smoking on histological liver lesions in chronic hepatitis C. Department of Hepatology-Gastroenterology, Hôpital Henri Mondor, Assistance Publique-Hôpitaux de Paris, Université Paris XII, Créteil, France. christophe.hezode@hmn.ap-hop-paris.fr. Gut. 2003 Jan;52(1):126-9.
4. World Health Organization. [on June 20, 2017]; Global health sector strategy on viral hepatitis 2016–2021. 2016 Jun; Accessed at http://www.who.int/hepatitis/strategy2016-2021/ghss-hep/en/ [Ref list]
5. European Association for the Study of the Liver. EASL Recommendations on Treatment of Hepatitis C 2018. J Hepatol (2018)
6. Jakobsen JC, Nielsen EE, Feinberg J, Katakam KK, Fobian K, Hauser G, Poropat G, Djurisic S, Weiss KH, Bjelakovic M, Bjelakovic G, Klingenberg SL, Liu JP, Nikolova D, Koretz RL, Gluud C: Direct-acting antivirals for chronic hepatitis C. Cochrane Database Syst Rev. 2017 Jun 6;6:CD012143.
7. Gartner C, Miller A, Bonevski B: Extending survival for people with hepatitis C using tobacco dependence treatment. Lancet. 2017 Nov 4;390(10107):2033.
8. Chuang SC, Lee YC, Hashibe M, Dai M, Zheng T, Boffetta P: Interaction between cigarette smoking and hepatitis B and C virus infection on the risk of liver cancer: a meta-analysis. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2010 May;19(5):1261-8.
9. Kolly P, Knöpfli M, Dufour JF: Effect of smoking on survival of patients with hepatocellular carcinoma. Liver Int. 2017 Nov;37(11):1682-1687.
10. Shire AM, Roberts LR: Prevention of hepatocellular carcinoma: progress and challenges. Minerva Gastroenterol Dietol. 2012 Mar;58(1):49-64.
11. Baecker A, Liu X, La Vecchia C, Zhang ZF: Worldwide incidence of hepatocellular carcinoma cases attributable to major risk factors. Eur J Cancer Prev. 2018 May;27(3):205-212.
12. Koh WP, Robien K, Wang R, Govindarajan S, Yuan JM, Yu MC: Smoking as an independent risk factor for hepatocellular carcinoma: the Singapore Chinese Health Study. Br J Cancer. 2011 Oct 25;105(9):1430-5.
13. Kai K, Komukai S, Koga H, Yamaji K, Ide T, Kawaguchi A, Aishima S, Noshiro H: Correlation between smoking habit and surgical outcomes on viral-associated hepatocellular carcinomas. World J Gastroenterol. 2018 Jan 7;24(1):58-68.
14. Chandra T, Reyes M, Nguyen H, Borum M: Frequency of alcohol and smoking cessation counseling in hepatitis C patients among internists and gastroenterologists. World J Gastroenterol. 2009 Dec 21;15(47):6010-1.
15. Scognamiglio P, Galati V, Navarra A, Longo MA, Aloisi MS, Antonini MG, Puoti M, Almasio PL, Ippolito G, Girardi E: Impact of hepatitis C virus infection on lifestyle. World J Gastroenterol. 2007 May 21;13(19):2722-6.
16. Zuberi FF, Zuberi BF, Rasheed T, Nawaz Z: Non-specific impairment of Lung Function on Spirometery in Patients with Chronic Hepatitis-C. Pak J Med Sci. 2019 Mar-Apr;35(2):360-364.
17. Fischer WA 2nd, Drummond MB, Merlo CA, Thomas DL, Brown R, Mehta SH, Wise RA, Kirk GD: Hepatitis C virus infection is not an independent risk factor for obstructive lung disease. COPD. 2014 Feb;11(1):10-6
18. Silva DR, Stifft J, Cheinquer H, Knorst MM: Prevalence of hepatitis C virus infection in patients with COPD. Epidemiol Infect. 2010 Feb;138(2):167-73.
19. Erturk A, Tokgonul AN, Capan N, Erturk H, Dursun AB, Bozkaya H: Pulmonary alterations in patients with chronic HCV infection. Dig Liver Dis. 2006 Sep;38(9):673-6.
20. Arase Y, Suzuki F, Suzuki Y, Akuta N, Kobayashi M, Kawamura Y, Yatsuji H, Sezaki H, Hosaka T, Hirakawa M, Saito S, Ikeda K, Kumada H: Hepatitis C virus enhances incidence of idiopathic pulmonary fibrosis. World J Gastroenterol. 2008 Oct 14; 14(38):5880-6.
21. Choi WI, Dauti S, Kim HJ, Park SH, Park JS, Lee CW: Risk factors for interstitial lung disease: a 9-year Nationwide population-based study. BMC Pulm Med. 2018 Jun 4;18(1):96.
22. Choi WI, Park SH, Park BJ, Lee CW: Interstitial Lung Disease and Lung Cancer Development: A 5-Year Nationwide Population-Based Study. Cancer Res Treat. 2018 Apr;50(2):374-381.
23. Serfaty L: Metabolic Manifestations of Hepatitis C Virus: Diabetes Mellitus, Dyslipidemia. Clin Liver Dis. 2017 Aug;21(3):475-486.
24. Kuna L, Jakab J, Smolic R, Wu GY, Smolic M: HCV Extrahepatic Manifestations. J Clin Transl Hepatol. 2019 Jun 28;7(2):172-182.
25. Akhavan Rezayat A, Dadgar Moghadam M, Ghasemi Nour M, Shirazinia M, Ghodsi H, Rouhbakhsh Zahmatkesh MR, Tavakolizadeh Noghabi M, Hoseini B, Akhavan Rezayat K: Association between smoking and non-alcoholic fatty liver disease: A systematic review and meta-analysis. SAGE Open Med. 2018 Jan 24;6:2050312117745223.
26. Espinoza-Derout J, Shao XM, Bankole E, Hasan KM, Mtume N, Liu Y, Sinha-Hikim AP, Friedman TC: Hepatic DNA Damage Induced by Electronic Cigarette Exposure Is Associated With the Modulation of NAD+/PARP1/SIRT1 Axis. Front Endocrinol (Lausanne). 2019 Jun 4;10:320.
27. Haj Mouhamed D, Ezzaher A, Neffati F, Douki W, Gaha L, Najjar MF: Effect of cigarette smoking on insulin resistance risk. Ann Cardiol Angeiol (Paris). 2016 Feb;65(1):21-5.
28. Caffrey MK: OSH officials discuss how 50th anniversary report highlights link between smoking, diabetes. Am J Manag Care. 2014 Mar;20(4 Spec No.):E5.
29. Willi C, Bodenmann P, Ghali WA, Faris PD, Cornuz J: Active smoking and the risk of type 2 diabetes: a systematic review and meta-analysis. Department of Ambulatory Care and Community Medicine, University of Lausanne, Lausanne, Switzerland. carole.willi@hospvd.ch. JAMA. 2007 Dec 12;298(22):2654-64.
30. Quansah R, Cooper CJ, Said S, Bizet J, Paez D, Hernandez GT: Hepatitis C- and HIV-induced porphyria cutanea tarda. Am J Case Rep. 2014 Jan 21;15:35-40.
31. Jalil S, Grady JJ, Lee C, Anderson KE: Associations among behavior-related susceptibility factors in porphyria cutanea tarda. Clin Gastroenterol Hepatol. 2010 Mar;8(3):297-302, 302.e1.
Guglielmo Lauro

lunedì 1 luglio 2019

01.07.2019 Estati non più sostenibili se le spiagge continuano ad essere popolate da fumatori

Per tutelare le spiagge dall’invasione di mozziconi di sigarette, quest'anno molti Comuni italiani che si affacciano sul mare hanno avviato ordinanze di divieto del fumo di tabacco su arenili e spiagge.
È accertato che i principali responsabili dei rifiuti in spiaggia sono i bagnanti e che l'inquinante maggiormente rappresentato è costituito dai mozziconi di sigaretta. Ciò è in linea con quanto emerso da uno studio sulla quantità e sulla composizione dei rifiuti rilevati lungo la costa occidentale della Spagna (1). Che si tratti delle spiagge dell’Andalusia o delle spiagge del nostro litorale, il comportamento dei fumatori non fa differenza: l’abitudine di gettare a terra i mozziconi o di affondarli nella sabbia è comune dappertutto.
Le amministrazioni comunali e i gestori di stabilimenti balneari in cui è ancora possibile fumare dovrebbero essere consapevoli che non rendendo le spiagge libere dal fumo contribuiscono all'inquinamento ambientale e al danneggiamento aggravato del patrimonio naturale.
Tuttavia per mitigare la piaga ambientale, purtroppo ancora onnipresente, dell'abbandono dei mozziconi in spiaggia si dovrebbe intervenire sulla riduzione del danno. Ed in attesa di provvedimenti concreti si potrebbe intervenire nei seguenti modi:
-raccomandando ai bagnanti fumatori di spegnere la sigaretta e conservarla, possibilmente in un posacenere portatile, per gettarla una volta lasciata la spiaggia
-applicazione di politiche educative (ad es. la partecipazione pubblica a sondaggi e il coinvolgimento in attività di pulizia per aumentare la consapevolezza)
-sforzi delle amministrazioni locali attraverso il potenziamento della presenza di cestini dei rifiuti, operazioni di pulizia meccanica e manuale.
Magari con la sensibilizzazione e con l'applicazione di sanzioni, i fumatori ci penseranno due volte prima di buttare mozziconi in spiaggia o diversamente, il rispetto del divieto potrebbe rivelarsi un buon pretesto per smettere.
Segue infografica delle spiagge dove si può respirare aria di mare non inquinata dal fumo di tabacco e dove si può camminare su spiagge non contaminate da mozziconi.

Comunque va osservato che rifiuti derivanti dai prodotti fumo in considerazione della loro della grande galleggiabilità, purtroppo li possiamo osservare anche sulle spiagge più incotaminate.
Ma perché i mozziconi sono tanto pericolosi specialmente per l'ambiente marino?
Il ciclo di vita del materiale plastico dei filtri di sigaretta è particolarmente breve; basta il tempo di fumarla che, nel giro di qualche minuto, il filtro diventa rifiuto e per di più anche tossico. Non per questo dobbiamo demonizzare tutto il materiale plastico.
Infatti, da un lato abbiamo le plastiche con ciclo di vita molto lungo, ad es. le tapparelle avvolgibili in plastica che possono essere utilizzate per 40 anni e più, dall'altro lato abbiamo la plastica degli oggetti monouso (ad es. biccherini, buste, imballaggi, mozziconi, etc.) con un ciclo di vita brevissimo. Tra le plastiche con ciclo di vita brevissimo, i mozziconi sono gli inquinanti più dannosi, non solo per la loro facile disgregazione in microplastiche che entrano nella catena alimentare marina, ma perché oltre a contenere i residui tossici del fumo tendono a catturare tanti altri inquinanti presenti nell’ambiente e dunque fungono da vettori di questi stessi inquinanti catturati. Dunque, la pericolosità per l’uomo è legata principalmente a questo processo. Infatti, le microplastiche che si accumulano nei visceri addominali dei pesci, sebbene non tendano a risalire lungo la rete alimentare umana perché in genere i visceri vengono scartati, rappresentano comunque un veicolo di inquinanti che si accumulano nella fauna marina. Dal bioaccumulo alla biomagnificazione il passo è breve. La biomagnificazione è il processo grazie al quale l’accumulo di sostanze tossiche negli esseri viventi (il bioaccumulo) aumenta di concentrazione man mano che si sale al livello trofico successivo (cioè da preda a predatore), ovvero procedendo dal basso verso l’alto nella catena alimentare.
Siccome i pesci si mangiano l’un l’altro interi, la concentrazione di microplastiche e quindi di inquinanti cresce in maniera potenzialmente esponenziale.

1. Asensio-Montesinos F, Anfuso G, Williams AT: Beach litter distribution along the western Mediterranean coast of Spain. Mar Pollut Bull. 2019 Apr;141:119-126.
Guglielmo Lauro
(medico)