lunedì 28 febbraio 2022

28.02.2020 Giornata delle Malattie Rare. La sindrome di Gaisböck: smettere di fumare può fare la differenza

La sindrome di Gaisböck è una malattia rara nota come combinazione di eritrocitosi relativa e lieve ipertensione (1); non si accompagna a splenomegalia, non vi è leucocitosi, né trombocitosi. L'eritrocitosi relativa deriva da diminuzione del volume plasmatico (emoconcentrazione) e detta riduzione del volume del plasma sembra essere dovuta all'aumento della pressione diastolica.
La sindrome di Gaisböck è associata ad un rischio cardiovascolare più elevato, ed è spesso accompagnata da anomalie del profilo lipidico (ipertrigliceridemia e ipercolesterolemia), dei livelli di renina plasmatica e di acido urico nel siero, come pure obesità, fumo ed è più comune nel sesso maschile (1). Fattori di rischio che potrebbero contribuire all'insorgenza di questa sindrome sono alcolismo, terapia diuretica, stress fisico o emotivo (2). In questi pazienti l'insorgenza di un'infezione da Sars-Cov2 incrementa notevolmente il rischio di eventi tromboembolici. La tromboembolia venosa è, infatti, riconosciuta come uno dei rischi cardiovascolari predominanti nei pazienti con Covid-19. Parimenti il fumo di tabacco mostra un significativo aumento del rischio di tromboembolia venosa.
La cessazione del fumo di tabacco e del narghilè in questi pazienti può portare normalizzazione dei livelli di pressione sanguigna e dei segni della sindrome di Gaisböck (1). Talora possono essere presenti disturbi psichiatrici con conseguente stress cronico, apnea ostruttiva del sonno con ipossiemia notturna e produzione di eritropoietina (2).
Il trattamento di questa sindrome oltre all'importanza di gestire l'ipertensione è essenzialmente non specifico, come smettere di fumare, perdere peso, evitare il consumo di alcol (2, 3).
Dunque la S. di Gaisböck è una malattia rara la cui manifestazione è spesso correlata al fumo di tabacco. Pertanto, in occasione della giornata delle malattie rare si vuole promuovere la necessità di percorsi di cessazione per quelle che sono correlabili al fumo di tabacco (malattia di Buerger, Istiocitosi Polmonare a Cellule di Langerhans, Retinoblastoma, s. di Gaisböck, Fibrosi Polmonare Idiopatica, Polmonite Intestiziale Desquamativa, malattia di Moyamoya, etc.).

1. Nataliia Sydorova, Lyudmyla Sydorova, Svetlana Bychkova: CLINICAL CASE OF GAISBÖCK SYNDROME CAUSED BY HOOKAH AND TOBACCO SMOKING: "ZEBRA" OR "HORSE"? Wiad Lek. 2022;75(1 pt 2):324-326
2. Nabeela Manal, Mariam Rizvi, Kenneth Nugent: Gaisbock Syndrome: A Review of Contemporary Studies, Pathogenesis, Complications, and Possible Treatment. Cardiol Rev. 2022 Feb 7.
3. T Nagendran, W E Gaillard Jr: Ischemia of the hand secondary to Gaisböck's syndrome. Int Surg. Mar-Apr 1980;65(2):179-81.
Guglielmo Lauro

domenica 13 febbraio 2022

Parigi, un'occasione relazionale persa

La dipendenza da tabacco, rispetto alle altre forme di addiction, è ancora più complessa da trattare. Sia perché si svolge in una cornice di diniego della condizione di dipendenza, sia perché, diciamocela tutta, “se è legale, non farà male, no?”. Stronzate. Avere il “vizio” del fumo (chiaro, che vizio non è, giusto?) significa passare attraverso le stesse fasi di chi, che so, si buca! Modalità compulsiva e discontrollata di assunzione, pensiero ossessivo, comportamenti stereotipati, craving ovvero desiderio spasmodico ed intrusivo, perdita di controllo sulle azioni, ansia e irritabilità, il tutto finalizzato alla soddisfazione di un desiderio…malato. Eh, ma che esagerazione descritto così, vero? Vi racconto una mia breve esperienza per concretizzare le fasi appena descritte. Parigi, estate del 2016, domenica. Ero a casa di alcuni dei miei parenti parigini. Scorte di sigarette ovviamente, e per il costo molto più alto in Francia, e perché la marca che fumavo introvabile (F-U-M-A-V-O: tempo imperfetto, tempo passato, non qui ed ora, ma lì ed allora!). Esco di casa per andare a far visita ad un’altra zia. Sto per arrivare a destinazione, dopo aver fatto 30 km in piena campagna periferica della bellissima Île de la Citè, ma mi accorgo di aver dimenticato le sigarette nella casa dove alloggiavo. Il primo pensiero, accompagnato da un vuoto allo stomaco, è stato di tornare indietro. Inutile, non avevo le chiavi ed erano usciti tutti. Cosa fare? Di domenica, nel presto pomeriggio, e nella periferia francese del nord puoi anche morire, non trovi nessuno per strada, né alcun negozio aperto! Ansia, quasi panico, nervosismo, inizio ad imprecare contro me stessa: “come ho fatto a dimenticarle?”. Dimentichi la zia che non vedi da anni, dove sei, chi sta con te, esiste un unico pensiero: comprare le sigarette! In sintesi, mi barcameno con l’auto verso il centro di Parigi, aumentando di molto la strada da fare, per non accorgermi nemmeno di stare anche a secco con la benzina. E così mi ritrovo, senza sigarette, a piedi con l’auto, sperduta chissà dove, di umore nero, in attesa che venissero a recuperarmi. Non è toccare il fondo questo? Questo ricordo così nitido, non racchiude forse, tutti gli step per la definizione di dipendenza patologica? La dipendenza da nicotina nasce da un’esperienza di piacere sì, ma sconnessa dallo sfondo. Quel piacere diventa assoluto, blocca la nascita di un nuovo desiderio ed il suo relativo esaudire, crea un ingombro, una fissazione ad una sola esperienza di piacere. Sempre la stessa. Che non si soddisfa mai veramente. La zia, il piacere di salutare una parente che non vedi mai, la gioia di essere in uno dei posti più belli del pianeta. Tutto passa in secondo piano. Anzi, peggio, tutto sparisce dalla coscienza. E come definire questo, se non malattia?
La sigaretta è esperienza “ossessiva” centrata sul tabacco, una trappola nevrotica che crea dipendenza. Quando il desiderio di fumare si fa pressante, tutto intorno si appiattisce e perde di significato, una sorta di effetto bokeh attorno all’immagine nitida della sigaretta. Spiccioli di piacere che il fumatore riceve in prestito a tasso da usuraio; infatti, poi se ne accorge quando il debito di salute accumulato negli anni si traduce in danni e malanni spesso irreversibili.
(psicoterapeuta)
vedi anche: