Il fumo di tabacco rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo
del diabete mellito di tipo 2 (T2DM) e tale rischio è tanto maggiore
quanto più è elevato il consumo di tabacco (1).
Il fumo, inoltre, incrementa il danno microvascolare nel paziente
diabetico condizionando un aumento delle complicanze macro e
microvascolari (coronaropatie, infarto miocardico, insufficienza cardiaca,
arteriopatia periferica, ictus, retinopatia, nefropatia, neuropatia) e
metaboliche (sindrome metabolica, insulino resistenza, steatosi epatica
associata a disfunzione metabolica) (2).
Le suddette disfunzioni metaboliche sono molto frequenti nel T2DM tanto
che circa 3 diabetici su 4 presentano steatosi epatica associata a
disfunzione metabolica, attualmente denominata MASLD (Metabolic
Disfunction – Associated Steaotic Liver Disease). A tale proposito recenti
studi hanno evidenziato che la combinazione di T2DM con l'uso di tabacco condiziona una più rapida
progressione della MASLD e ciò è dovuto principalmente a causa
dell'aumento della resistenza insulinica, nonché del rilascio di citochine
proinfiammatorie come conseguenza del fumo di tabacco (3).
Peraltro, numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che l'esposizione al particolato fine (PM 2,5) è fortemente correlata a un aumento del rischio di diabete probabilmente anche attraverso un meccanismo di disbiosi del microbiota intestinale (4).
È ormai indubbiamente confermato che smettere di fumare riduce
significativamente il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e,
inoltre, riduce in modo significativo il rischio di mortalità legata alle
complicanze diabetiche.
In relazione a ciò, recenti studi riportano che mediamente per ogni 25
casi di diabete mellito di tipo 2, almeno 4 casi possono essere
direttamente attribuibili al fumo di sigaretta; ciò vuol dire che
eliminando il fumo si potrebbero evitare, a livello mondiale, almeno
25 milioni di casi di diabete (5) oltre a casi di cancro al
pancreas per il quale vi è un aumentato rischio nei fumatori con diabete o
prediabete (6).
È importante sottolineare soprattutto ai giovani pazienti diabetici
dell'importanza di non cominciare mai a fumare perché il paziente
diabetico spesso rientra nella categoria dei fumatori difficili, cioè di
coloro che incontrano notevoli difficoltà nel percorso di cessazione. I
diabetici spesso usano il fumo come mezzo per controllare l'appetito e per
gestire i cali di concentrazione peraltro maggiormente presenti nel
diabetico fumatore. Specificamente alcuni studi prospettano delle
interazioni tra insulina e dopamina che determinerebbero un'alterazione
dei meccanismi di ricompensa rendendo i fumatori diabetici, fumatori
difficili, cioè con bassi tassi di successo nei percorsi di cessazione del
fumo di tabacco.
Smettere di fumare nel paziente con diabete di tipo 2 è dunque di
primaria importanza, ma è un percorso che richiede particolare attenzione
sia per le oggettive difficoltà, sia per un possibile peggioramento del controllo glicemico che può durare
2-3 anni, probabilmente in relazione all'aumento di peso post-cessazione e al
conseguente sviluppo di insulino-resistenza. Infatti, dopo la cessazione
del fumo è necessario un attento monitoraggio dei pazienti diabetici e un
aggiustamento dei farmaci antidiabetici per mantenere un efficace controllo glicemico.
Comunque, va chiarito che un possibile peggioramento del controllo
glicemico post-cessazione sarebbe un male minore rispetto al continuare a
fumare.
Nel paziente diabetico o con una storia familiare di diabete,
smettere di fumare richiede l'adozione di misure preventive per
prevenire l'aumento di peso e favorire comportamenti salutari. Queste
misure includono l'eliminazione del consumo di alcol, misure di
controllo della glicemia entro i livelli standard, l'adozione di una
dieta a basso contenuto di sodio in caso di ipertensione, il
mantenimento di un buon riposo notturno e l'effettuazione di un
regolare esercizio fisico. Inoltre, è importante evitare anche bevande analcoliche spesso
qualificate come dietetiche enfatizzando in etichetta di essere “zero
zuccheri e zero calorie” (7). Si tratta di una classe di bevande, spesso
gassate, a base di acqua, e che di solito contengono dolcificanti
naturali (come il fruttosio) o artificiali (come l'aspartame e il
sucralosio) (7). Il consumo di tali bevande è associato ad un aumento
dell'indice di massa corporea, aumento del rischio di eventi vascolari e
aumento della pressione sanguigna e della percentuale di grasso negli
adolescenti, tanto che un consumo eccessivo può portare all'obesità
(7).
È stato dimostrato che il fruttosio, dolcificante naturale comunemente
presente nelle bevande analcoliche, induce resistenza all'insulina e
infiammazione nel fegato promuovendo lo sviluppo di steatosi epatica
associata a disfunzione metabolica (MASLD) (7).
Per quel che concerne l'assunzione eccessiva di dolcificanti artificiali
è stato riscontrato che essi accentuano il rischio di diabete di tipo 2
attraverso l'aumento della resistenza insulinica e attraverso
l'alterazione del microbiota intestinale (7).
Recentemente, nel luglio 2023, l’Agenzia internazionale per la ricerca
sul cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha
classificato il dolcificante artificiale aspartame come possibile
cancerogeno per l’uomo (Gruppo IARC 2B) (7).
La farmacoterapia indicata per la cessazione del fumo nel paziente
diabetico può essere rappresentata da sostitutivi della nicotina (NRT) e
da farmaci come bupropione, citisina o vareniclina in monoterapia o in
combinazione e sotto controllo medico.
L'uso di NRT nel trattamento antitabacco nei diabetici andrebbe evitato
nei diabetici con valori di emoglobina glicata maggiori del 7%, dato che
la nicotina può aumentare la resistenza all’insulina (2). Peraltro,
richiede maggiore cautela se al diabete si associano una o più delle
seguenti comorbilità: ipertensione, dislipidemia, obesità (aumento del
rischio di eventi cardiovascolari gravi come infarto/ictus se continua a
fumare nonostante NRT) (2).
Comunque, in assenza delle suddette comorbilità, i sostitutivi della
nicotina (NRT) rappresentano un'opzione sicura e ben tollerata anche in
combinazione al bupropione (8).
Il bupropione, un farmaco appartenente alla categoria degli
antidepressivi, aumentando i livelli di dopamina nella regione
mesolimbica potrebbe essere particolarmente indicato nel paziente
diabetico fumatore per il quale il meccanismo di ricompensa risulta
essere alterato a causa di interazioni poco note tra insulina e
dopamina. Numerosi studi in proposito hanno riscontrato una forte
associazione tra fumo e forme di depressione nei pazienti con diabete di
tipo 2 (9, 10); infatti,
una depressione clinicamente significativa è presente in una persona
su quattro con diabete mellito di tipo 2
(11). In effetti nel fumatore diabetico è frequente riscontrare una
forma di depressione caratterizzata da una ridotta motivazione e una
compromissione della volontà nell'impegnarsi in un compito al fine di
ottenere una ricompensa. L'incremento del tono dopaminergico causato dal
bupropione favorisce risposte comportamentali adattive all'evento
motivazionale. Peraltro, il bupropione è in grado di limitare
l’incremento di peso che spesso si manifesta quando si smette di fumare,
cosicché anche per tale motivo, viene spesso proposto come trattamento
antitabacco soprattutto nei diabetici obesi (2).
Infine, il bupropione è associato anche a miglioramenti significativi
della funzione sessuale che si riscontra con una certa frequenza nei
pazienti con disturbo depressivo maggiore e diabete di tipo 2 (12). A
tale proposito si ritiene che l'effetto del bupropione nell'aumentare i
livelli di dopamina sia fondamentale nei suddetti pazienti per
l'esperienza di eccitazione e per il raggiungimento dell'orgasmo (12).
La vareniclina in monoterapia appare sicura e ben tollerata dai pazienti
affetti da diabete, in combinazione ovviamente richiede maggiore cautela
(2). La citisina analogamente alla vareniclina appare anch'essa sicura
ed efficace
Sviluppi futuri prevedono l'associazione di NRT a analoghi del recettore
GLP-1 (glucagon-like peptide-1) come exenatide o dulaglutide che sembrano attenuare gli effetti gratificanti della nicotina (13),
facilitano la cessazione del fumo e possono ridurre l'aumento di peso
post-cessazione (14). Gli analoghi del recettore GLP-1 hanno, infatti, un ruolo nella regolazione della ricompensa non solo da cibo, ma
contrastano anche la ricompensa da nicotina, alcol e altre sostanze
d'abuso.
Oltre ai farmaci indicati per la cessazione del tabacco andrebbe presa in
considerazione anche la necessità di trattare i sintomi legati
all'interruzione della nicotina (umore disforico o depresso, irritabilità,
frustrazione o rabbia, ansia e irrequietezza, aumento della tosse, aumento
dell’appetito, incremento del peso, senso di debolezza e stitichezza)
possibilmente anche con un sostegno psicologico cucito su misura.
La correzione della carenza di vitamina D, frequente nei fumatori diabetici, è un passo fondamentale per migliorare la salute (15). L'integrazione di vitamina D, infatti, può apportare diversi benefici:
-Favorisce il calo dell'indice di massa corporea (BMI) (15): la vitamina D svolge un ruolo nella regolazione del metabolismo e dell'appetito.
-Migliora la sensibilità all'insulina (15): la vitamina D aiuta le cellule del corpo a utilizzare l'insulina in modo più efficiente, contribuendo a tenere sotto controllo la glicemia.
-Riduce il rischio di complicanze: la carenza di vitamina D è associata a un maggiore rischio di complicanze del diabete, come malattie cardiache, renali e neurologiche.
Affrontare la cessazione del fumo nei pazienti diabetici richiede un
particolare impegno e l’impiego di strategie antifumo personalizzate.
Peraltro, il forte legame con il fumo di sigaretta crea un enorme
ostacolo, anche per coloro che hanno un forte desiderio di smettere,
tanto che potrebbero essere necessari diversi tentativi e trattamenti
prima di ottenere un’astinenza duratura. Laddove non si riesca ad
avere successo, può essere presa in considerazione una strategia
basata sull'uso momentaneo e controllato di prodotti alternativi senza
combustione (es. sigarette elettroniche e dispositivi a tabacco
riscaldato) sempre con l'obiettivo di raggiungere una cessazione
completa. Quest'ultimo approccio può trovare indicazione anche per
coloro che sono a rischio di spostare sul cibo, perché dopo la
cessazione con lo svapo il guadagno di peso appare minore rispetto a
coloro che smettono di fumare con la sigaretta a combustione (16).
I pazienti diabetici che fumano rappresentano, dunque, sfide cliniche
particolari e spesso richiedono interventi clinici complessi (17).
Dunque, smettere di fumare rappresenta la misura più importante che un
diabetico può adottare in considerazione del fatto che il fumo
rappresenta un fattore di rischio primario e modificabile per lo
sviluppo di complicanze del diabete mellito di tipo 2 (18).
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Guglielmo Lauro
(medico)
vedi anche:
-14.11.2020: Giornata Mondiale del Diabete. Impatto del fumo in epoca di pandemia COVID-19
-14.11.2012 Fumo e diabete: un legame ormai riconosciuto
-14.11.2020: Giornata Mondiale del Diabete. Impatto del fumo in epoca di pandemia COVID-19
-14.11.2012 Fumo e diabete: un legame ormai riconosciuto
Calcolatore del rischio di diabete conseguente al fumo
Scopri come il fumo di sigarette può influenzare il rischio di diabete con
una semplice formula. Moltiplica il numero di sigarette fumate al giorno per
il numero di anni in cui hai fumato, poi dividi il risultato per 20. Se sei fumatore calcola il tuo rischio e prendi decisioni consapevoli per il tuo benessere.
Anche il fumo di narghilè aumenta il rischio di sviluppare il diabete?
RispondiEliminaNonostante la convinzione diffusa che il narghilè sia meno tossico della sigaretta, uno dei più grandi studi sugli effetti negativi del fumo di narghilè ha rilevato che può essere addirittura più dannoso, aumentando il rischio di obesità, sindrome metabolica, dislipidemia e diabete (1)
Elimina1. Sara Saffar Soflaei, Susan Darroudi, Maryam Tayefi, Abolfazl Nosrati Tirkani, Mohsen Moohebati, Mahmoud Ebrahimi, Habibollah Esmaily, Seyed Mohammad Reza Parizadeh, Ali Reza Heidari-Bakavoli, Gordon A Ferns, Majid Ghayour-Mobarhan: Hookah smoking is strongly associated with diabetes mellitus, metabolic syndrome and obesity: a population-based study. Diabetol Metab Syndr. 2018 Apr 19:10:33.
Per i prodotti a tabacco riscaldato come iQOS c'è anche una relazione con lo sviluppo di diabete?
RispondiEliminaPer i prodotti a tabacco riscaldato gli studi allo stato attuale riscontrano un possibile incremento di prediabete e diabete (1)
Elimina1. Huan Hu, Toshiaki Miyamoto, Hiroko Okazaki, Masafumi Eguchi, Taiki Shirasaka, Takeshi Kochi, Isamu Kabe, Aki Tomizawa, Tohru Nakagawa, Toru Honda, Shuichiro Yamamoto, Takako Miki, Ami Fukunaga, Shohei Yamamoto, Yosuke Inoue, Haruka Miyake, Maki Konishi, Seitaro Dohi, Tetsuya Mizoue: Heated tobacco product use and abnormal glucose metabolism: a working population-based study. Acta Diabetol. 2023 Mar;60(3):371-378.