giovedì 4 febbraio 2021
04.02.2021 World Cancer Day: focus oncologico sugli effetti del fumo di tabacco sulla vescica
venerdì 15 gennaio 2021
Nicotine pouches: il mercato dei prodotti del tabacco offre un prodotto nuovo a rischio modificato
sabato 5 dicembre 2020
05.12.2020 Giornata Nazionale della Salute Mentale: la cessazione del fumo di tabacco in ambito psichiatrico
Pertanto, la cultura del fumo che esiste in detti Servizi spesso tende a perpetuare i comportamenti dipendenti dal fumo, rappresentando dunque una vera e propria barriera per coloro che potrebbero smettere (2).
In effetti, dal momento che i sintomi da astinenza nicotinica sono spesso associati ad un’accentuazione di uno stato ansioso, vi è una diffusa convinzione che la cessazione peggiori le condizioni di salute mentale della persona (2). Le resistenze nei confronti dei percorsi di cessazione tabagica che spesso si osservano nei Servizi di Salute Mentale si basano anche sulla convinzione che la popolazione psichiatrica non ha alcun desiderio di smettere di fumare e non avrà successo se ci dovesse provare (2). Tuttavia, alcune ricerche hanno dimostrato che queste convinzioni sono infondate; parecchi pazienti con problemi di salute mentale desiderano smettere di fumare e sono in grado di farlo se adeguatamente sostenuti (2). Certamente i livelli di dipendenza nicotinica sono particolarmente elevati in questi individui, per i quali bisogna attivare dei percorsi di cessazione che richiedono attività di supporto più adeguate e stringenti (2).
Intanto, le strutture di trattamento della salute mentale rimangono ancora oggi l'unico settore dell'assistenza sanitaria che non è riuscito ad implementare divieti di fumo totali; un fallimento che perpetua le disuguaglianze di salute sperimentate da coloro che fumano e sono affetti da malattie mentali (1).
In caso di malattie mentali gravi (Serious Mental Illness, SMI) il fumo di tabacco determina un'aspettativa di vita di 15-20 anni inferiore rispetto alla popolazione generale e rappresenta un fattore di rischio modificabile significativo per la mortalità di tali individui (3). Se poi questi ultimi oltre a fumare hanno anche una comorbidità diabetica, corrono un rischio ancora maggiore di sviluppare complicanze cardiovascolari e morire prematuramente (3). Nonostante ciò gli interventi per smettere di fumare sono scarsamente offerti a questa popolazione (3).
Peraltro, è noto che il fumo può abbassare i livelli ematici di farmaci antipsicotici, pertanto smettere di fumare potrebbe consentire di ridurre le dosi necessarie di detti farmaci (4) con conseguente minore probabilità di effetti collaterali. In effetti, il fumo di sigaretta aumenta l'attività dell'enzima epatico, citocromo P450 1A2 (CYP 1A2), che interviene nel metabolismo dei farmaci, compresi gli antipsicotici come l'olanzapina e la clozapina (5), condizionandone una minore efficacia a parità di dosaggio. A sostegno di ciò, i ricercatori di uno studio di meta-analisi suggeriscono per i fumatori con schizofrenia di prescrivere antipsicotici a una dose doppia rispetto a quella di non-fumatori (5).
- Il diritto di fumare o considerare accettabili le pause per fumare
- Fumare come automedicazione
- Il fumo come attività di coping
- Aumento della violenza e dell'aggressività del paziente fumatore se smette
- La cessazione del fumo non rientra nelle responsabilità del personale dei Servizi di Salute Mentale
- Scarsa motivazione e scarso desiderio di cambiare da parte delle persone con disturbo psichiatrico.
L'evidenza suggerisce che i divieti di fumo totali sono più sostenibili dei divieti di fumo parziali, sono più efficaci nel ridurre l'esposizione del personale al fumo di tabacco ambientale e si accompagnano a minori probabilità di provocare aggressioni verbali o reclami da parte dei pazienti (1). I divieti parziali continuando a tollerare in qualche modo il fumo, alimentano ancora l'idea del fumo come pratica accettabile o ragionevole ricompensa. Inoltre, i divieti parziali fanno poco per incoraggiare i pazienti a considerare di smettere, e inducono scarsamente il personale a fornire trattamenti di cessazione (1).
Dunque, le nuove frontiere della lotta al fumo di tabacco passano per i reparti di salute mentale dove bisognerebbe avvalersi di approcci e metodologie antifumo più evolute e specifiche e quindi favorire il riconoscimento del diritto alla salute delle persone con disagio mentale.
1. Wye P, Bowman J, Wiggers J, Baker A, Knight J, Carr V, Terry M, Clancy R: Total smoking bans in psychiatric inpatient services: a survey of perceived benefits, barriers and support among staff. BMC Public Health. 2010 Jun25;10:372. doi: 10.1186/1471-2458-10-372.
2. Jones SE, Mulrine S, Clements H, Hamilton S: Supporting mental health service users to stop smoking: findings from a process evaluation of the implementation of smokefree policies into two mental health trusts. BMC Public Health. 2020 Oct 28;20(1):1619.
3. Alison R Hwong, Julie Schmittdiel, Dean Schillinger, John W Newcomer, Susan Essock, Zheng Zhu, Wendy Dyer, Kelly C Young-Wolff, Christina Mangurian: Smoking cessation treatment for individuals with comorbid diabetes and serious mental illness in an integrated health care delivery system. AddictBehav. 2020 Oct 14;106697.
4. Ratschen E, Britton J, Doody GA, Leonardi-Bee J, McNeill A: Tobacco dependence, treatment and smoke-free policies: a survey of mental health professionals' knowledge and attitudes. Gen Hosp Psychiatry. 2009 Nov-Dec;31(6):576-82.
5. Aliya M. Lucatch, Darby J. E. Lowe, Rachel C. Clark, Karolina Kozak, Tony P. George: Neurobiological Determinants of Tobacco Smoking in Schizophrenia. Front Psychiatry. 2018; 9: 672.
sabato 14 novembre 2020
14.11.2020: Giornata Mondiale del Diabete. Impatto del fumo in epoca di pandemia COVID-19
È noto che il fumo di tabacco influenza la glicemia e compromette il mantenimento della giusta concentrazione degli zuccheri nel sangue (omeostasi glucidica) condizionando un aumento del rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2 (1). Peraltro, è stato osservato che non solo il fumo attivo, ma anche quello passivo, può influenzare l’omeostasi glucidica; infatti, quando la durata di esposizione al fumo passivo è superiore ai 10 anni aumenta la prevalenza di condizione di alterata tolleranza al glucosio e aumenta il rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2 (2). Insomma, le evidenze epidemiologiche (3) suggeriscono che il fumo passivo è correlato allo sviluppo del diabete, con un'associazione di tipo indipendente (*).
martedì 13 ottobre 2020
Endometriosi e fumo di tabacco
L'endometriosi, oltre a causare danni organici, incide
sul funzionamento psicologico della donna perché interessa varie dimensioni
dell'equilibrio psichico femminile: l'identità di genere a livello individuale
e sociale, la relazione di coppia e la maternità. L'inevitabile situazione di
stress che viene a manifestarsi in coloro che sono affette da endometriosi può
condurre ad ansia e a disturbi dell'umore (depressione, bipolarità). Non di
rado l'endometriosi può contribuire alla manifestazione del disturbo del dolore genito-pelvico e della
penetrazione che può essere alleviato trattando la condizione medica.
Nelle suddette condizioni di disagio psicologico, il fumo
di tabacco spesso viene utilizzato come strumento per colmare il senso di vuoto
e per far fronte allo stress inevitabilmente presente nell'endometriosi.
Sebbene vi sia un effetto entiestrogenico del fumo di
sigaretta apparentemente favorevole in caso di endometriosi, va osservato che il fumo attraverso l'alterazione del metabolismo dell'estradiolo determina la formazione di
estrogeni catecolici inattivi (1), i quali possono risultare citotossici per
effetto di processi ossidativi dell'organismo. Inoltre, l'esposizione al cadmio (metallo con effetti estrogenici) presente nel fumo di sigaretta è stato associato ad un aumento del rischio di endometriosi (2). Peraltro, il fumo di sigaretta
aumenta significativamente il contenuto endometriale di Cd e Pb che
rappresentano dei metalloestrogeni che legandosi e attivando i recettori degli
estrogeni favoriscono le patologie dipendenti dagli estrogeni come tumori della
mammella e dell'endometrio, nonché l'endometriosi (3). Peraltro, il fumo di
tabacco oltre ad alterare l'equilibrio ormonale della donna, incrementa lo
stato infiammatorio e ciò costituisce un ulteriore fattore di rischio per lo
sviluppo di endometriosi (4).
Recentemente è stata riconosciuta un’origine fetale
fumo-correlata dell'endometriosi nel senso che l'esposizione al fumo materno
durante la vita fetale è associata a successivo sviluppo di endometriosi delle
figlie quando raggiungeranno l'età riproduttiva (5). Tale associazione si
ritiene sia in parte mediata dal lento tasso di crescita fetale che
notoriamente si osserva in caso di fumo in gravidanza (5), nonché dalle
alterazioni dello stato endocrino prenatale che possono condizionare in modo
permanente la secrezione ormonale postnatale e la suscettibilità ormonale
tessuto-specifica (6). Inoltre, si ritiene che l'esposizione del feto alle
diossine e ad altri componenti tossici delle sigarette alteri la sua funzione
immunitaria con conseguente maggiore vulnerabilità all'infiammazione e alla
produzione di endometrio ectopico (5, 7). Più specificamente è stata
riscontrata una forte associazione positiva tra il fumo materno all'inizio della
gravidanza e l'incidenza di endometriosi a esordio precoce nelle figlie (prima
del 25 anni) (5).
Oltre all’origine fetale fumo-correlata dell’endometriosi
ci sono studi che suggeriscono che esposizioni al fumo passivo durante
l'infanzia (8) o adolescenza sono associate al rischio di sviluppare
endometriosi in età riproduttiva (9).
Il trattamento dell'endometriosi varia soprattutto in funzione della severità dei sintomi ed in ogni caso si tende a prediligere l'approccio farmacologico con antidolorifici e nel sopprimere il ciclo con progestinici almeno finché non si desidera avere una gravidanza.
In ogni caso sono per attenuare l'impatto
dell'endometriosi sulla donna è importante rispettare degli stili di vita che
prevedono:
- fare un'ora di camminata veloce al giorno riduce fino al 30% le molecole infiammatorie e migliora l'umore
- Privilegiare cereali integrali (riso, farro, orzo, etc.), pesce, latticini, yogurt e frutta specie agrumi, banana, kiwi, mela, pesca, fragola.
- Limitare gli zuccheri semplici che determinando picchi di insulina promuovono l'infiammazione.
- Limitare alimenti che contengono omega-6 come l’olio di girasole ampiamente utilizzato nei prodotti da forno, nei prodotti confezionati, nelle merendine, nei biscotti.
- Limitare la carne rossa (al massimo una volta a settimana)
- Evitare alcolici.
- il fumo altera l’equilibrio ormonale, aumenta l'infiammazione e determina l’assunzione di metalloestrogeni; inoltre, il fumo incide negativamente sulla fertilità riducendo le probabilità di una gravidanza.